Siamo in mutande dal '92, e questa volta le sventoliamo come bandiere

Andrea Marcenaro

Non direi che sgambettiamo in mutande da quando l'Amor nostro ci ha messo del suo. Per la verità, ci si aggira biotti dal 1992. Sempre la stessa gente, sempre virtuosa, travolse Bettino Craxi con quel suo pregevole lancio di monetine. E noi miseri, invece che scaricare vagonate di spiccioli davanti alla procura di Milano e a più di una casa editrice, non potemmo far altro che rimirarci sbigottiti dentro alle nostre mutande, per rimanere nell'identico stato la bellezza di 19 anni. Sempre le stesse, le mutande. Sono nel frattempo diventate rigide, impresentabili, lorde al punto giusto per rappresentare oggi nel modo più adeguato i servi e corrotti che siamo da allora. Ora ce le sfiliamo soltanto.

    Non direi che sgambettiamo in mutande da quando l'Amor nostro ci ha messo del suo. Per la verità, ci si aggira biotti dal 1992. Sempre la stessa gente, sempre virtuosa, travolse Bettino Craxi con quel suo pregevole lancio di monetine. E noi miseri, invece che scaricare vagonate di spiccioli davanti alla procura di Milano e a più di una casa editrice, non potemmo far altro che rimirarci sbigottiti dentro alle nostre mutande, per rimanere nell'identico stato la bellezza di 19 anni. Sempre le stesse, le mutande. Sono nel frattempo diventate rigide, impresentabili, lorde al punto giusto per rappresentare oggi nel modo più adeguato i servi e corrotti che siamo da allora. Ora ce le sfiliamo soltanto, quindi, per rivolgerle verso un compito più arduo: issarle sul pennone e farne una bandiera. Meglio, una specie di vessillo da ultimo combattimento. Perché due volte no, due volte è troppo. E più niente c'è ormai da discutere, o da confrontare, con coloro che vanno tuttora fieri delle monetine di quasi vent'anni fa, e anzi, che ne rilanciano di nuove con rinvigorita gagliardia del braccio. Sono mezzo paese. E occhio, che menano. Menarono ieri, per via di un'immoralità che chiamarono furto, menano più forte adesso, per via dell'immoralità di alcune zone del corpo che scoprono d'improvviso come le più ignobili, ma sul fondo la musica è quella. Sono la differenza antropologica e la superiorità etica, bellezza, che è roba difficile da sradicare in un paese di vecchi.

    Ci avevamo provato, del resto, a buttarla sul ridere quel poco, a far finta di quasi niente e a mostrarci composti, sempre rigorosamente in mutande rimanendo, pur di tentare una ricucitura del vocabolario strappato. Non solo il Foglio, ma il Foglio è stato questo, a ben guardare. Un tentativo, quasi una profferta. Hanno detto di no, che nessuno è più meritevole di restare nudo di chi ha appoggiato il primo delinquente socialista, e ha avuto poi la faccia tosta di riprovarci col delinquente tycoon. E' stato in conseguenza di ciò, se l'antica mutanda nostra, da succinto indumento che era, assurge giocoforza al rango di bandiera. I genovesi, anziani come sono, se lo ricorderanno certo. Era imprudente, in quel fine giugno del 1960 che altrove arrivò a luglio, scendere in piazza con un bastone. Arma impropria, rischio d'arresto. I portuali scoprirono così le funzioni dello stoccafisso. Fasciato nella carta, era cibo per la famiglia. Niente arma impropria, nessun rischio. Ma era duro come ferro. Non c'è paragone, ora, e per fortuna non esiste quel brutto clima di scontro. Questo non toglie che le nostre bandiere di mutande, dopo 19 anni, siano più rigide dello stoccafisso.
    Andrea Marcenaro

    • Andrea Marcenaro
    • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.