Far flanella nel bordello/ 2

Analisi della prurigine, quell'indignazione scandalizzata che si prova verso l'umano d'en bas

Lanfranco Pace

Non combattono Berlusconi  per restituire dignità all'Italia. Ché l'Italia una sua dignità sommessa e dimessa, senza squilli di tromba, l'ha sempre avuta, come chi non ha molta forza da mettere in campo ma abilità diabolica nel muoversi negli interstizi, lavorare ai fianchi i competitori, uscire sempre con qualche vantaggio nel quid pro quo, nel baratto, nello scambio di Bruxelles. Quelli che ci amano non credono in nostre poco probabili palingenesi.

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    Non combattono Berlusconi  per restituire dignità all'Italia. Ché l'Italia una sua dignità sommessa e dimessa, senza squilli di tromba, l'ha sempre avuta, come chi non ha molta forza da mettere in campo ma abilità diabolica nel muoversi negli interstizi, lavorare ai fianchi i competitori, uscire sempre con qualche vantaggio nel quid pro quo, nel baratto, nello scambio di Bruxelles. Quelli che ci amano non credono in nostre poco probabili palingenesi. Ci amano per quello che siamo, incerti, a volte confusionari, ma sempre pericolosamente femmina.

    Invidiano città che non hanno l'eguale, lo scorrere del tempo che mai annoia e riserva anzi sorprese che nel bene e nel male fanno discutere, il laboratorio dei limiti della democrazia, i distretti, il sommerso, l'onorevole Cicciolina, la Piovra, il divo “Giulio” riconosciuto unanimemente come massima voce della diplomazia vaticana, Tangentopoli e da ultimo Berlusconi. Non combattono dunque per questo, nel loro foro interiore sanno che più di tanto non è lecito fare, Berlusconi or not Berlusconi questa è la nostra normalità. E non combattono nemmeno per becero moralismo parruccone. Si trattasse di questo, sarebbe facile farli tacere: nella società degli uomini, e delle donne, nulla è meglio ripartito dell'immoralità. Il peccato, come dire, o è par condicio o non è.

    A dire il vero non credo nemmeno che pensino di avere a che fare con il re Ubu. Oso sperare che almeno i meno sprovveduti tra loro non credano davvero di poter cancellare con mezzi tanto sgangherati e rozzi un fenomeno così lungo e complicato come il berlusconismo. Non li vedo dunque come eredi dell'azionismo che fu o del giustizialismo che è stato: raramente i riferimenti al passato fanno il presente.

    Combattono perché non possono farci nulla, è la loro natura, come lo scorpione che uccide la rana e per questo sono pericolosi. Sono portatori di prurigine, reagiscono con stupore a cose che non riescono ad immaginare e coltivano livore per il loro stesso stupore. E' un male antico di molta sinistra, il senso di sbigottimento di fronte agli istinti che esplodono, incontrollati, di smarrimento di fronte all'inautentico, il disgusto per un sesso seriale, consumato oltre la persona, nella confusione dei corpi. Di compagni e compagne, ne ho conosciuti e frequentati. Per anni. Giuro che portano nell'anima come una stessa impronta.

    Autorevoli nella vita quotidiana, si fanno timorati, misurati, circospetti quando non lavorano. Il lavoro è per loro il terreno principale dove possono convivere talento e seduzione, trovare il giusto equilibrio fra i generi e coltivare i rapporti. E' Giorgio Bocca che rimpiange l'odore del piombo e la bellezza ansimante e disponibile delle giovani tipografe, sono operai e operaie, impiegate e impiegati, che consumano avidamente durante le pause e a volte nemmeno le aspettano. E' sempre dentro il lavoro però, mai al di fuori. Perché per farlo al di fuori, liberamente e pericolosamente, magari alla luce della notte, non basta essere single o sentirsi tali: bisogna saper riconoscere e amare la cultura del superfluo, del tempo liberato dal lavoro, del gioco come espressione di sé.

    Bisogna volerla, accettarne l'egemonia oggi che il lavoro è in frantumi, dare quindi piacere e gioia, non chiacchiere tristi. La vita, il tempo, non si addentano se si vive con il timore panico di lasciarsi andare, di perdere il controllo di sé. E chi si è formato alla cultura della crisi, imminente e comunque ineluttabile, guarda sempre con il senso di morte qualsiasi pulsione voluttuosa, esageratamente gioiosa, sguaiatamente gioiosa.

    Roberto Saviano ha raccontato ieri su Repubblica di un boss della camorra che passa ore in un casinò, con l'inevitabile codazzo di fanciulle esagerate: beve champagne e dilapida soldi al tavolo dello chemin de fer, perde in una sola mano un milione di euro e la Ferrari, premio in palio che stava lì lì per vincere. Saviano è un fustigatore di criminalità organizzate, non è una novità per lui denunciare gli ingenti patrimoni accumulati illegalmente. Questa volta però a colpirlo non è la ricchezza del boss ma il modo in cui la spende: femmine champagne e casino, cose esecrabili perché per lui sconcertanti, incomprensibili.

    Saviano non sa che tornei di chemin si tengono regolarmente in tutti i casinò italiani, con vari livelli di prima puntata, di “uscita” come si dice in gergo, con vari premi in palio, sempre pacchiani, Rolex di oro e oro bianco, parure di brillanti, fino per l'appunto alla Ferrari. Non sa che al tavolo si siedono colti e incliti, ricchi e meno ricchi e non si capisce dunque perché non dovrebbe starci il capo del clan dei secondiglianesi. Non sa che a quelli veramente ricchi può anche capitare di battere banco a un milione. Non sa, perché questa parte di umanità non la vede. Ignora perché questa immagine va al di là della forma della sua mente: il criminale non può usare in questo modo del tempo, perché lo stesso Saviano non lo farebbe mai.

    A questa negazione di realtà porta lo spaesamento della sinistra. Lo stesso vale per le droghe. E per il sesso. Certo non è  più quella che obbligava Togliatti e Iotti alla clandestinità. Nè quella di Enrico Berlinguer che negli anni del tutto e subito proponeva l'austerità sentimentale e sessuale. Oggi la sinistra perdona l'adulterio, teorizza addirittura il sesso senza amore. Ma è sempre un “pas de deux”, magari di tre ma mai insieme, sempre due alla volta, pure Jules et Jim profuma di morte.  Figuriamoci una partita di jambes en l'air, il groviglio fusivo di uomini e donne, su un lettone qualsiasi. Non necessariamente di Putin.

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    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.