Sandro Bondi scrive al Pd

Cari compagni ex comunisti, vi spiego perché non dovreste sfiduciarmi

Sandro Bondi

Come è noto ho militato nel passato, giovanissimo, nelle file del Partito comunista italiano, fino ad essere eletto primo sindaco comunista del mio comune. Come cattolico di sinistra, secondo la definizione che ne diede il compianto e amico don Gianni Baget Bozzo, ho aderito con entusiasmo, passione e totale condivisione a quella politica, di grande afflato culturale e morale, rappresentata da Enrico Berlinguer. Il mio abbandono della sinistra è avvenuto dopo aver preso atto, insieme a tanti altri amici della cosiddetta corrente migliorista, dell'impossibilità di una evoluzione socialdemocratica del Pci.

    Come è noto ho militato nel passato, giovanissimo, nelle file del Partito comunista italiano, fino ad essere eletto primo sindaco comunista del mio comune. Come cattolico di sinistra, secondo la definizione che ne diede il compianto e amico don Gianni Baget Bozzo, ho aderito con entusiasmo, passione e totale condivisione a quella politica, di grande afflato culturale e morale, rappresentata da Enrico Berlinguer. Il mio abbandono della sinistra è avvenuto dopo aver preso atto, insieme a tanti altri amici della cosiddetta corrente migliorista, dell'impossibilità di una evoluzione socialdemocratica del Pci.

    I fatti successivi mi hanno dato ampiamente ragione. Anzi io stesso non avevo potuto immaginare il passaggio da una sinistra di impianto comunista ad una sinistra ormai in preda all'estremismo più demagogico, al giustizialismo più becero e al laicismo più sfrenato, piuttosto che ad un approdo autenticamente riformista. Non provo certamente piacere di fronte alla crisi drammatica in cui si trova da anni la sinistra italiana, al contrario ne provo vero dispiacere, perché l'assenza in Italia di una sinistra riformista è la ragione più potente delle difficoltà in cui si trovano la società e l'intero sistema politico italiano. Le mie polemiche contro la sinistra nascono da questa mia esperienza e da questi convincimenti. In alcuni momenti, penso in particolare a quello in cui D'Alema assunse la presidenza della commissione Bicamerale per le riforme e, successivamente, quando Veltroni incontrò Berlusconi e pose le basi di un bipolarismo normale, ho sperato e ho anche contribuito personalmente a sostenere un corso politico che avrebbe potuto condurre ad una democrazia finalmente pacificata.

    Purtroppo così non è stato. In questo quadro, qualsiasi discorso sui contenuti, sia pure da prospettive diverse, risulta impossibile e passa sempre in second'ordine. Così è stato sulla questione della cultura. Mi è stato impossibile, in parte forse anche per miei errori personali, ma soprattutto credo per un clima di ostilità preconcetta che ha subito circondato il mio lavoro. Le difficoltà economiche, all'origine dei tagli che hanno colpito anche la cultura, hanno fatto il resto. Tutto questo però giustifica una mozione di sfiducia individuale nei miei confronti? Qual è la ragione per cui la presentate? I crolli avvenuti a Pompei? Non posso crederci.

    Sapete bene che altri crolli sono avvenuti nel passato, e probabilmente avverranno anche nel futuro, senza che a nessuno passi per la testa di chiedere le dimissioni del ministro pro tempore alla Cultura. Mi imputate forse la colpa di non aver chiesto con la necessaria forza e determinazione maggiori fondi alla cultura? Anche questo non corrisponde alla realtà. L'ho fatto e nei prossimi giorni sarò probabilmente in grado di annunciare alcuni risultati ottenuti per quanto riguarda il rifinanziamento degli incentivi fiscali a favore del cinema e del fondo unico per lo spettacolo. Tuttavia, desidero rivendicare anche un mio diverso approccio alle questioni culturali, che non ritengo si esauriscano nella richiesta di maggiori fondi, ma soprattutto nella realizzazione di profonde e necessarie riforme del settore, come ad esempio quella riguardante la riforma degli enti lirici. Non posso credere che per la sinistra questo sia un motivo sufficiente per chiedere le mie dimissioni, attraverso una mozione di sfiducia individuale.

    Siccome riconosco ancora nei principali leader della sinistra, in particolare a Bersani, Veltroni e Fassino, un residuo di rispetto nei confronti degli avversari politici, vi chiedo di fermarvi, di riflettere prima di presentare contro di me un atto parlamentare così spropositato, pretestuoso e dirompente sul piano umano, che rappresenterebbe un'onta non per me che lo subisco ma per voi che lo promuovete. Grazie dell'attenzione.
    Sandro Bondi, ministro della Cultura