Pretty Cav.

Annalena Benini

"Pretty Woman” era un'altra cosa. Per amore di Vivian, Richard Gere faceva a botte con uno ancora più basso di lui che voleva trattare la sua nuova fidanzata in affitto (ma per cui aveva ormai perso la testa, tanto da diventare buono e camminare a piedi nudi nel parco) come una prostituta, pagandola tra l'altro molto meno. Ora, è evidente che le dichiarazioni di Nadia Macrì, ragazza escort che scrive su Facebook, dopo le note vicende: “Siete con me????????? Datemi un bel sì!!!!!!!”, hanno aperto le porte a ogni grado di mitomania

    "Pretty Woman” era un'altra cosa. Per amore di Vivian, Richard Gere faceva a botte con uno ancora più basso di lui che voleva trattare la sua nuova fidanzata in affitto (ma per cui aveva ormai perso la testa, tanto da diventare buono e camminare a piedi nudi nel parco) come una prostituta, pagandola tra l'altro molto meno.

    Ora, è evidente che le dichiarazioni di Nadia Macrì, ragazza escort che scrive su Facebook, dopo le note vicende: “Siete con me????????? Datemi un bel sì!!!!!!!”, hanno aperto le porte a ogni grado di mitomania, e Renato Brunetta non c'entra niente, ma perché mai il ministro avrebbe dovuto darle soltanto trecento euro, in confronto ai cinquemila del Cav.? Questo giornale rifiuta ogni tipo di battute sull'altezza dei funzionari di governo, quindi nessuno direbbe mai che le tariffe siano al metro quadro (anche perché altrimenti il compenso offerto da Silvio Berlusconi sarebbe ascrivibile soltanto alla più ampia e sproporzionata generosità), ma allora perché far passare il ministro Brunetta come super taccagno? Forse per valorizzarne la contrarietà agli sprechi, le origini povere, la lotta per la meritocrazia.

    La ragazza dice di avere ricevuto in regalo, dopo quell'unico incontro, anche vestiti e gioielli. Nel capolavoro originale, cioè sempre “Pretty Woman”, l'affarista miliardario e senza scrupoli dava a Vivian la propria carta di credito per andare a comprare vestiti (bisogna rivedere la scena meravigliosa di Julia Roberts cacciata dalla boutique, che torna e si vendica), qui invece pare che ogni miliardario tenga nel retrobottega abitucci vari da dare in omaggio, ma come faranno con le taglie? Li riportano indietro se non vanno bene? Sarebbe stato bello leggere nei verbali degli interrogatori qualcosa di più cinematografico, come quando Edward baciandola le dice: “Tu e io siamo talmente simili, Vivian: fottiamo il prossimo per il denaro”, al posto dello scambio: cosa fai nella vita? eh, cosa vuole che faccia, presidente, marchette, che in “Pretty Woman” era molto più d'effetto: “Sono una puttana ma non bacio sulla bocca”. Servono sceneggiatori per migliorare questo canovaccio, bisogna curare i dialoghi e i dettagli.

    La marijuana ad esempio:
    non è credibile, non è da Berlusconi (il Sanbittèr era perfetto), è una cosa troppo giovanile: richiama musica reggae, non canzoni di Apicella, capelli rasta e non trapianti, cose da spiaggia e non da piscina riscaldata con idromassaggio. “Avanti un'altra”, poi, è fantascienza, anche se ogni escort professionale è addestrata per far ben figurare i propri clienti. Vivian diceva alle signore-bene amiche di Edward: “Non stiamo insieme. Lo uso per il sesso”, lasciandole stupefatte. Qui le ragazze non hanno la risposta pronta e si accontentano di poco: qualche euro, un gioiellino, la speranza di un favore, farsi belle con le amiche, raccontare di essere state alle feste del premier, andare al “Grande Fratello”.

    Vent'anni fa  Pretty Woman aveva ottenuto il massimo (va detto che in quel caso il miliardario era Richard Gere), nonostante il pessimismo nelle conversazioni con l'amica prostituta, aspirante parrucchiera: “Tu dimmi una che conosciamo alla quale è andata bene – Vuoi un esempio? Vuoi che ti faccia un nome? Insomma, uno qualunque – Sì uno, me ne basta uno – Dio, che ossessione sono i nomi… quella gran culo di Cenerentola!”.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.