Che fare ora del partito di Fini

Giuliano Ferrara

Dopo questo capolavoro politico della grande e inutile rissa, il governo vive di una maggioranza dipendente dalle decisioni di un nuovo partito della destra, quello di Gianfranco Fini. Il Fini della “destra delle idee” andava politicamente usato, accettato in linea di principio e integrato in una logica di pluralismo e di mediazione. E' prevalsa l'inimicizia pura, sono prevalsi caratteri focosi e spirali nebulose di odio poco lucido. E vabbè, nei combattimenti la pelle è di chi lotta, e alla fine ciascuno ha il diritto di impiccarsi alla corda che preferisce.

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    Dopo questo capolavoro politico della grande e inutile rissa, il governo vive di una maggioranza dipendente dalle decisioni di un nuovo partito della destra, quello di Gianfranco Fini. Il Fini della “destra delle idee” andava politicamente usato, accettato in linea di principio e integrato in una logica di pluralismo e di mediazione. E' prevalsa l'inimicizia pura, sono prevalsi caratteri focosi e spirali nebulose di odio poco lucido. E vabbè, nei combattimenti la pelle è di chi lotta, e alla fine ciascuno ha il diritto di impiccarsi alla corda che preferisce. Ma ora bisogna stabilire che cosa fare del nascente partito di Fini, e la tentazione sarà certamente quella della botte piena e della moglie ubriaca: ovvero tentare di distruggerlo con le tattiche scandalistiche e l'assalto ad personam, e in pari tempo negoziare l'appoggio di questo nuovo “partito della maggioranza” per ottenere misure legislative capaci di bloccare l'assalto della magistratura militante al presidente del Consiglio, per non parlare del resto del programma (i cinque punti). Questo paradigma del “vogliamo tutto” è frutto di un metodo politico altamente sconsigliabile.

    Prendere atto è sempre meglio che sognare. Ieri si doveva prendere atto della costruzione da parte del presidente della Camera, isolato e rigettato dal suo vecchio apparato di An, di una ipotesi di leadership personale a lungo termine, normale nella democrazia dei partiti (e il Pdl è sì un “popolo”, ma che si muove in un sistema di partiti e di istituzioni costituzionali forgiate dai partiti). Non lo si è voluto, e la frittata è fatta. Ora si deve prendere atto della nascita di un nuovo soggetto di destra. Nella logica della lusinga e della bastonatura ci si può sempre muovere, ma il prezzo che si paga lo si è visto quando è finita l'autosufficienza della maggioranza (e in altri passaggi della brutta storia). Forse è possibile, sebbene tutti ormai giurino che è iniziata una lunga campagna elettorale, e che lo spazio per compiere la legislatura è molto esiguo, trattare un nuovo soggetto della destra in modo semplice, lineare, e lealmente competitivo. Il che sarebbe utile anche nella prospettiva delle elezioni politiche anticipate: a parte il rumore sordo dell'avanzata leghista, siamo sicuri che al Cav. convenga portare fin nelle urne uno scontro all'arma bianca? Hanno fatto bene i calcoli, almeno stavolta?

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.