La politica del risentimento è il male torbido della democrazia

Giuliano Ferrara

Da immoralista politico, non perdo la testa per le storie di tangenti personali, considero le sentenze giudiziarie esposte alle tecniche dell'asta dai tempi di Marziale epigrammista, ritengo sacro dovere del cittadino difendere la patria e finanziare la politica, e di una storia immobiliare minore a Montecarlo vedo solo il lato goffo, la spregevolezza psicologica, ma non mi ci giocherei le sorti della Repubblica.

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    Per quanto si faccia dello snobismo e ci si volti dall'altra parte, esercizio talvolta necessario, la politica del risentimento sta trionfando. Impiccata torvamente al carattere invece che alle idee, alle persone invece che ai partiti, alle variabilità dell'umore orgoglioso, fin troppo umano, piuttosto che alle canoniche virtù della prudenza istituzionale, la politica del risentimento dilaga e sfonda ogni possibile resistenza. Questo stato torbido non è un segno di salute per le istituzioni di una democrazia liberale.

    Da immoralista politico, non perdo la testa per le storie di tangenti personali, considero le sentenze giudiziarie esposte alle tecniche dell'asta dai tempi di Marziale epigrammista, ritengo sacro dovere del cittadino difendere la patria e finanziare la politica, e di una storia immobiliare minore a Montecarlo vedo solo il lato goffo, la spregevolezza psicologica, ma non mi ci giocherei le sorti della Repubblica. Non mi piace la corruzione, non mi piacciono i colpi bassi, rido di cuore di una Ferrari ben lavata, ma applico il mio disprezzo ai moralizzatori ipocriti e ai rinfocolatori di basse passioni con più decisione e con più allegria.

    Ci vorrebbe un richiamo autorevole al senso di realtà, un appello persuasivo, caldo, efficace allo scopo di ripristinare le condizioni della lotta politica. Spiace dirlo, ma l'establishment borghese che flirta con la sinistra, con i suoi portavoce come Mauro e Davanzo e Serra e gli altri tenori di Repubblica, non ha più autorità in merito. L'hanno persa nella lunga rincorsa pornografica dei mesi scorsi. Hanno trattato con visceralità, estrema volgarità e timbro delegittimante chi aveva vinto le elezioni e promesso pragmatismo e pacificazione; hanno lavorato perché si saldasse nuovamente la congiura degli onesti, e così hanno creato le condizioni per un'atmosfera weimariana, in cui la democrazia diventa per grandi masse il sordido mercato o parco buoi in cui tutto è oggetto di scambio e nessuna promessa è tenuta per ferma, mentre la nazione freme di umiliazione e disonore. La democrazia non è messa in pericolo dal signor Valter Lavitola o dall'onorevole Italo Bocchino, protagonisti di un cartoon. I pericoli vengono dalla pulsione a rovesciare il risultato elettorale, da una inguaribile tendenza del partito dei galantuomini a marciare su Roma con mezzi giudiziari e mediatici.

    Nessuno di noi che lavoriamo con impegno dalla parte del male, vista la fragilità imparaticcia del bene, si augurava questo esito infelice e argilloso. Ma lo si era ben visto già nell'ultima campagna elettorale, e prima nella stentata vita del governicchio Prodi, e nella farragine senza senso in cui affonda l'opposizione, mentre la maggioranza dà nutrimento allo spirito di divisione che la possiede: ormai una parte del paese, ed è quella di maggioranza, vuole sentire rappresentato a tono solo e soltanto il proprio tifo, e in particolare il nero nulla che si annida in ogni stato d'animo fazioso, la noia esistenziale e il profondo schifo che suscitano gli altri in chi si senta attaccato nella propria identità e dignità, qualunque cosa queste due parole significhino per il cittadino Joe, per il campione del rancore sociale e politico che ormai occupa la scena senza rivali.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.