Il liberalismo angelico di B-XVI

Giuliano Ferrara

Il Papa della ragione non ha sbagliato un colpo nel viaggio più spettacolare e significativo. A Westminster, dopo aver ricordato Tommaso Moro e la coscienza indisponibile al comando del sovrano, ha parlato in modo sapido, conciso ed elegante dei limiti del potere e del fondamento etico del discorso civile. Una lezione di liberalismo eccezionalmente brillante e anche ardita, specie quando Benedetto ha ripetuto che le norme morali sono accessibili alla ragione umana, “anche prescindendo dalla divina rivelazione”.

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    Il Papa della ragione non ha sbagliato un colpo nel viaggio più spettacolare e significativo. A Westminster, dopo aver ricordato Tommaso Moro e la coscienza indisponibile al comando del sovrano, ha parlato in modo sapido, conciso ed elegante dei limiti del potere e del fondamento etico del discorso civile. Una lezione di liberalismo eccezionalmente brillante e anche ardita, specie quando Benedetto ha ripetuto, con chiarezza mai prima raggiunta e in una cornice politica tanto solenne, che le norme morali sono accessibili alla ragione umana, “anche prescindendo dalla divina rivelazione”. Ci sono anzi religioni o momenti nella vita delle religioni in cui si ignora “il ruolo purificatore e strutturante” della ragione nella fede: e qui nascono settarismi e fondamentalismi pericolosi per la comunità civile e per la convivenza. Questo ha felicemente e scandalosamente detto il Pontefice romano, parlando a un paese-guida della secolarizzazione che ha però il gusto innato della tradizione.

    Rassicurante, il Papa ha confermato che la chiesa “non dà norme” né “offre soluzioni”, rivendica solo un ruolo correttivo, si ritiene in grado di “aiutare” nell'illuminazione dell'uso della ragione in campo morale. Questo è possibile, e decisivo per la vita pubblica, per la libertà di religione, di coscienza e di associazione, soltanto se si sia capaci di superare intolleranze laiciste, strategie di emarginazione del cristianesimo  che hanno effetti illiberali e tendenzialmente totalitari. Nel finale ha citato gli angeli della volta di Westminster Hall, testimoni delle radici cristiane della vecchia democrazia inglese, modello di un secolarismo compatibile con la vitalità della fede e con il rispetto di principi non negoziabili, come dimostrò l'abolizione della schiavitù. Un “colpo alto”. 

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.