Spagna-Germania può mandare all'aria un secolo di lotte separatiste

Francesco Caremani

Diciassette regioni, cinquanta province, tredici lingue e una sola Nazionale. Questa è la Spagna che questa sera cercherà di matare i panzer tedeschi, furiosi come un branco di tori, quando attaccano, ma tatticamente più intelligenti. Una squadra che da quando, due anni fa, ha vinto gli Europei è diventata l'orgoglio di un'intera nazione, facendo da viatico alla stagione monstre del Barcellona, che alle Furie Rosse dà ben 7 giocatori, 8 se consideriamo il neo acquisto David Villa. Ma proprio il capocannoniere della Roja è l'esempio delle contraddizioni spagnole.

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    Diciassette regioni, cinquanta province, tredici lingue e una sola Nazionale. Questa è la Spagna che questa sera cercherà di matare i panzer tedeschi, furiosi come un branco di tori, quando attaccano, ma tatticamente più intelligenti. Una squadra che da quando, due anni fa, ha vinto gli Europei è diventata l'orgoglio di un'intera nazione, facendo da viatico alla stagione monstre del Barcellona, che alle Furie Rosse dà ben 7 giocatori, 8 se consideriamo il neo acquisto David Villa. Ma proprio il capocannoniere della Roja è l'esempio delle contraddizioni di un paese profondamente segnato dall'autonomismo basco e polemicamente spaccato su quello catalano, tanto che spesso la squadra di Guardiola viene accusata di fare più politica che calcio.

    Villa è atteso al Camp Nou per fare ombra a Ibrahimovic, dialogare con Messi e riportare i blaugrana sul tetto d'Europa, ma le sue esultanze da matador hanno già fatto storcere il naso ai tifosi catalani, che hanno da poco deciso di abolire le corride. Un atteggiamento che nasconde anche un po' di snobismo da parte di chi si sente la parte migliore del Paese, dall'economia alla cultura, per non parlare del Barcellona che nel 2009 ha vinto tutto. Tanto che il sindaco socialista Hereu ha negato i maxischermi in piazza per evitare che si riempisse di tifosi della Spagna.
    Chissà se per la storica semifinale di oggi farà un'eccezione, intanto i rappresentanti del Partito popolare catalano e quelli della Ciutadans lo stanno pressando per un allestimento in Plaza de Sant Jaume o al Palau Sant Jordi, convinti che Hereu tema l'esplosione della fede spagnola nella capitale della Catalogna, come era già accaduto per gli Europei, vinti proprio contro la Germania grazie a un gol di Torres, 24 reti in 78 partite con la Spagna.

    Ma l'eroe del 2008 ancora non ha segnato e Del Bosque medita di sostituirlo dall'inizio con Fernando Llorente, attaccante dell'Athletic Bilbao. Una sfida nella sfida, tra uno spagnolo di Fuenlabrada, municipio della comunità autonoma di Madrid, e un basco di Pamplona, Navarra (terra di Miguel Indurain), anche se per l'esattezza Llorente è nato a Rincon de Soto, nella comunità autonoma di La Rioja. Davvero difficile districarsi tra siffatti localismi. Sarà colpa anche della Liga, un campionato amato da tanti giocatori stranieri per lo spirito che si respira, ma che alla fine è la solita lotta a due: Real Madrid contro Barcellona. Cosa che nel tempo non solo sta distruggendo l'appeal economico del torneo, schiantando tutte le altre sommerse dai debiti, ma anche quello più prettamente sportivo, costringendo le tifoserie ‘diversamente vincenti' a radicalizzarsi.

    Eppur si tifa. In questi giorni, infatti, Patxi Lopez, presidente dei Paesi Baschi ha dichiarato che nella regione si esulta per le gesta della Spagna, con in rosa ben due giocatori dell'Athletic Bilbao, sperando di ospitare presto un'amichevole della Nazionale in terra basca. Ma anche in Catalogna si tifa per la Roja, senza farsi sentire, nascosti nel salotto di casa, con le tende tirate per non farsi vedere dai vicini, senza poterne parlare al lavoro o al bar sport, magari difendendosi dietro la presenza del blocco Barça in Nazionale, tutto in campo nel finale contro il Paraguay, forse invidiando chi a Madrid può esultare senza ritegno, con la faccia dipinta di giallo e di rosso.

    Questo nel paese europeo che più di tutti gli altri ha esaltato il fenomeno pedatorio delle rappresentative regionali, altro che Padania, con Johan Cruijff Ct della Catalogna. Senza dimenticare gli anni del franchismo e le spie che tenevano d'occhio i blaugrana. Può la prima semifinale mondiale della storia spagnola mandare all'aria quasi un secolo di lotte e di rivendicazioni? Se vincerà sì, altrimenti, fatevelo dire da un italiano, secondo il tifo locale sarà colpa del castigliano o del catalano che ha sbagliato quel gol o quel passaggio decisivo. Una cosa però è certa, anche se non ci sarà mai pace per una Spagna che gioca come il Barcellona e che esulta come il Real Madrid, se dovesse portare a casa la sua prima coppa il carro del vincitore non basterà per contenerli tutti.

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