Verdetto giusto e inoppugnabile. Ma non si può perdere così

Lanfranco Pace

I telecronisti affranti ripetono come un mantra che ci vuole un miracolo e che il miracolo è sempre possibile, il giorno prima c'erano riusciti gli americani proprio all'ultimo secondo. Malu, collaboratore di colore di Sky esperto di calcio africano e in seconda battuta tifoso italiano, dice di essere andato dal più bravo sciamano di Johannesburg: pronostico 2 a 1 e qualificazione dell'Italia, “sofferta”. Ma Dio non c'è nello spicchio di cielo sopra lo stadio e lo sciamano, presi i soldi, è rimasto a casa. E' solo finis Italiae e del suo regno pallonaro.

Leggi Gelati, urla belluine, e la certezza che Valensise avrebbe fatto gol il Bar sport del Foglio

    I telecronisti affranti ripetono come un mantra che ci vuole un miracolo e che il miracolo è sempre possibile, il giorno prima c'erano riusciti gli americani proprio all'ultimo secondo. Malu, collaboratore di colore di Sky esperto di calcio africano e in seconda battuta tifoso italiano, dice di essere andato dal più bravo sciamano di Johannesburg: pronostico 2 a 1 e qualificazione dell'Italia, “sofferta”. Ma Dio non c'è nello spicchio di cielo sopra lo stadio e lo sciamano, presi i soldi, è rimasto a casa. E' solo finis Italiae e del suo regno pallonaro. Si scende dal tetto del mondo e si torna a casa, un volo stasera tra le 22 e le 23, scalo a Roma per far scendere quelli del centro-sud e poi arrivo a Milano.

    Prendiamola con signorilità, non facciamo drammi né piazzate: il verdetto, triste, è giusto e inoppugnabile. Prendiamola con stile, nel calcio la sconfitta ci sta sempre. Ma la testata che Ugo Tognazzi dette contro una forma di parmigiano da trenta chili ci sta tutta. Perché perdere così, “con il terrore nella mente, nel cuore e nelle gambe”, senza vincerne una che è una, due pareggi e una sconfitta, ultimi del gruppo più facile del Mondiale, andando sistematicamente in svantaggio, regalando più di tre tempi su sei agli avversari, tirandosi su per i capelli, aggrappati alla pietosa bugia che l'Italia parte male, stenta ma poi carbura e allora sì che la si vedrà macinare gioco e avversari, perdere così no. Non si può.

    L'Italia del 2006 vinse due partite e ne pareggiò una, agli ottavi incontrò l'Australia e diciamocelo vinse senza merito particolare, per il rotto della cuffia. Giocò una sola epica partita, la semifinale contro la Germania, al centoventesimo minuto Pirlo aveva ancora cervello e gambe per dettare un passaggio incredibile in area e Fabio Grosso cervello e gambe per spostarsi a destra, lui un mancino, e lasciare un tiro che neanche Messi. Il titolo lo vincemmo ai rigori contro una Francia che ci tenne sotto per tutto il secondo tempo e non arrivò alla meta solo perché Zidane dette di testa. L'Italia del 1982 cominciò male: non vinse ma nemmeno perse. Aveva una difesa di ferro e talento ovunque, si intuiva che prima e poi sarebbe riaffiorato da sotto terra. I Rossi, i Conti, gli Antognoni, i Tardelli avevano cuore cervello e gambe, non erano intercambiabili, anonimi e tremendi, nessuno avrebbe pensato di spostarli da un parte all'altra come cartelli stradali: si sa che cambiando l'ordine degli addendi la somma non cambia. Questo passa il convento, dobbiamo farcene una ragione. Vincere il titolo due volte di seguito è cosa fuori dalla portata non solo dell'Italia ma di ogni nazionale di rango, le europee, tutte le europee non sembrano oggi in grado di battere le sudamericane, l'Argentina soprattutto ma anche il Brasile.

    Lippi si è preso tutte le colpe, ha chiesto scusa ma non si capisce né a chi né perché. La sua sola colpa ha a che fare con il divano dello psicoanalista: per eccesso di megalomania, per l'ego trionfante non ha visto il buio della mente che ha reso l'Italia stolida e confusa. Spingendola in avanti troppo tardi, quando intorno alle mura di Fort Alamo già suonava il “Deguello”.

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    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.