Corti speciali

Con l'occasione dei Mondiali il Sudafrica ha risolto il problema sicurezza, più galera per tutti

Francesco Viola

Alle prese con lo sciopero degli steward agli stadi e con un sistema di trasporti che fa acqua da tutte le parti, il Sudafrica dei Mondiali scopre la giustizia veloce. E draconiana. Per capirlo basta entrare da una porticina laterale del tribunale più grande di Soweto, salire un paio di scale e ci si trova di fronte a quattro piccole sale allestite per l'occasione.

    Alle prese con lo sciopero degli steward agli stadi e con un sistema di trasporti che fa acqua da tutte le parti, il Sudafrica dei Mondiali scopre la giustizia veloce. E draconiana. Per capirlo basta entrare da una porticina laterale del tribunale più grande di Soweto, salire un paio di scale e ci si trova di fronte a quattro piccole sale allestite per l'occasione. Venerdì scorso, a poche ore dalla cerimonia di apertura, venivano processati due uomini accusati di essere entrati armati dentro un appartamento dove erano alloggiati alcuni giornalisti stranieri, due spagnoli e un portoghese. Il furto è avvenuto due giorni prima a Magaliesburg, pochi chilometri a ovest di Johannesburg; gli imputati, originari dello Zimbabwe, sono stati arrestati dopo qualche ora a un posto di blocco della polizia ancora con la refurtiva in mano: un paio di computer, macchine fotografiche, vestiti, soldi, il tutto per un valore di circa 40 mila euro. In aula praticamente non c'è dibattito.

    Il giudice è un nero in pensione, oltre i settant'anni. Intorno a lui ci sono gli esperti che il governo ha mandato a controllare che tutto funzioni a dovere. Gli avvocati sono scelti da un gruppo messo a disposizione dalle associazioni locali. Gli imputati hanno le scarpe bucate e vestiti sporchi. Ascoltano a testa bassa. Passano sette minuti e il magistrato si alza e pronuncia la condanna: quindici anni di prigione per i ladri. La seduta si scioglie. I due “delinquenti” vengono portati via. Non è l'unico caso. Le cronache dei quotidiani registrano una trentina di condanne per reati collegati ai campionati a una settimana dall'inizio delle partite. Le chiamano “speedy convictions” oppure si parla di “swift justice”: è la strada che il Sudafrica ha scelto per dare l'esempio e cercare di limitare i danni sul tema delicatissimo della sicurezza. In tutto il paese sono state create 56 corti giudiziarie “speciali” come quelle che hanno mandato in galera per quindici anni i ragazzotti di Magaliesburg. Ci lavorano a tempo pieno 256 tra giudici, difensori e un team speciale di investigatori, distribuiti in 36 distretti e una ventina di corti regionali.

    Del gruppo fanno parte anche 93 interpreti.
    Hanno un compito un po' vago, che già sta facendo discutere: giudicare tutti i reati legati ai Mondiali, quelli dove sono coinvolti stranieri oppure commessi in luoghi legati all'evento. E farlo nel più breve tempo possibile, per non sfigurare davanti al mondo. A Cape Town una donna sorpresa a trafugare la valigia di un tifoso giapponese è stata ammanettata, condotta in cella e giudicata nel giro di qualche ora: quattro anni di carcere; martedì scorso quattro persone che avevano rapinato un gruppo di quattro cronisti cinesi in un hotel di Nelspruit, dove domenica giocherà l'Italia, sono state messe dietro le sbarre solo 24 ore dopo i fatti. E si contano anche un francese arrestato perché guidava ubriaco, un olandese che vendeva biglietti contraffatti e così via. Questi piccoli tribunali rappresentano un'eccezione di fronte al disastro della giustizia sudafricana. I dati diffusi di recente da un centro studi di Pretoria sono eloquenti. Nel paese non ci sono solo 50 omicidi al giorno (anche se una percentuale molto bassa riguarda gli stranieri), ma anche 18 mila furti in casa ogni anno e 15 mila auto rubate. Un'indagine condotta su trenta persone condannate per rapina ha dimostrato come le stesse erano state coinvolte, prima di essere condannate, in un centinaio di altri episodi criminali. Ed erano a piede libero. Non è certo dall'Italia che può arrivare una lezione, ma pur essendo un paese ad alto tasso di criminalità il Sudafrica è anche conosciuto per non essere particolarmente severo. Ora non si va troppo per il sottile. “Le corti hanno il compito di applicare il massimo della sentenza prevista dai nostri codici”, dice molto esplicitamente Tlali Tlali, il portavoce del ministero della Giustizia. E dopo la fine dei campionati? I casi ancora pendenti verranno trasferiti alla giustizia ordinaria. Anche se qualcuno chiede che l'esperimento non finisca con la partenza degli stranieri dal Sudafrica e possa essere prolungato oltre.

    Johan Berger, esperto di crimine e giustizia
    all'Istituto di Studi sulla Sicurezza di Pretoria, è convinto che le “corti speciali” debbano restare anche dopo la Coppa del mondo. “Uno dei maggiori problemi che abbiamo – dice mentre osserva il processo veloce a un giovane nigeriano trovato con qualche grammo di droga durante una festa organizzata dai tifosi olandesi – è quello di una giustizia che incuta un po' di timore soprattutto per i crimini aumentati a dismisura negli ultimi anni e particolarmente odiosi: furti di macchine, incursioni negli appartamenti, aggressioni per strade. Molti restano impuniti”. Nel frattempo le corti speciali targate “Coppa del mondo” macinano sentenze e spediscono in galera per anni ladruncoli, aggressori e piccoli criminali. In Sudafrica, anche i più garantisti sono convinti che possa funzionare. Uscendo dal tribunale di Soweto, mentre i due dello Zimbabwe vengono trascinati su una camionetta della polizia, scortato dagli agenti entra in aula il ricettatore, quello che doveva comprare i computer e il resto del bottino. Venti minuti dopo il verdetto: quattro anni e mezzo. E martedì tocca alle due sexy olandesi arrestate per “pubblicità illegale”.