Austeri per spavento

Come l'Italia tutti in Europa s'affrettano con i tagli, chi parte ora chi nel 2011

David Carretta

La manovra da 24 miliardi in due anni voluta dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, rientra nella corsa contro i deficit intrapresa da tutta l'Unione europea. L'accelerazione sui tempi voluta dall'Italia è stata apprezzata da Bruxelles, che ieri ha commentato: il governo italiano ha fatto quel che doveva fare, queste decisioni “andavano prese e andavano prese adesso”, ha dichiarato il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, altrimenti la deriva verso le situazioni di Spagna e Portogallo sarebbe stata inevitabile.

    La manovra da 24 miliardi in due anni voluta dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, rientra nella corsa contro i deficit intrapresa da tutta l'Unione europea. L'accelerazione sui tempi voluta dall'Italia è stata apprezzata da Bruxelles, che ieri ha commentato: il governo italiano ha fatto quel che doveva fare, queste decisioni “andavano prese e andavano prese adesso”, ha dichiarato il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, altrimenti la deriva verso le situazioni di Spagna e Portogallo sarebbe stata inevitabile. Tutti s'affrettano verso i piani di austerità, soprattutto per timore di un declassamento delle agenzie di rating: il tracollo delle borse ieri – Milano ha perso il 3,4 per cento, il Dow Jones è sceso sotto quota 10 mila – conferma che la crisi del debito sovrano non è affatto finita. Secondo le ultime previsioni economiche della Commissione, nel 2010 il deficit dell'Ue ammonterà al 7,2 per cento del pil, mentre il debito pubblico toccherà la cifra record dell'84 per cento del pil. Ieri la Spagna è stata costretta a pagare un tasso di interesse quasi doppio rispetto ad aprile per convincere gli investitori a comprare buoni del tesoro a sei mesi. Ma non sono soltanto i Pigs – Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – a dover compiere uno sforzo accelerato per rassicurare sulla sostenibilità delle finanze pubbliche.

    Regno Unito e Francia rischiano di essere declassate dalle agenzie di rating e perdere la tripla A, che garantisce di rifinanziare il debito a costi contenuti. A Londra, il nuovo governo di David Cameron ha annunciato 6,2 miliardi di sterline di tagli con effetto già nella seconda parte dell'anno. A Parigi, il presidente Nicolas Sarkozy deve trovare 100 miliardi in tre anni. La Germania, considerato il paese dalle finanze più solide, si prepara a un dimagrimento da 10 miliardi di euro l'anno per il prossimo quinquennio, a partire dal 2011. Su tutti pesa l'interrogativo di come evitare che la cura d'austerità mini la fragile ripresa. Senza riforme strutturali, l'Ue vivrà “una fase di stagnazione, con una crescita media al massimo al 1,5 per cento”, ha detto Rehn.

    Nel giro d'Europa dell'austerità, l'Italia sembra dover pedalare meno di altri, anche se ha deciso di farlo più rapidamente. I tempi del rientro del deficit erano stati concordati con la Commissione in marzo: sotto il 3 per cento del pil nel 2012, prima di Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. L'accelerata nell'adozione della manovra potrebbe essere dovuta alle tensioni sul mercato dei bond. Ma i 24 miliardi sono poca cosa rispetto ai 100 miliardi che la Francia dovrà scovare per rispettare l'impegno di tornare al 3 per cento nel 2013. Con un disavanzo all'8 per cento del pil previsto nel 2010, Sarkozy ha annunciato una riforma per iscrivere nella Costituzione il principio dell'equilibrio dei conti pubblici: “Senza un aggiustamento di bilancio, la nostra crescita e il nostro modello sociale sono minacciati”. L'Eliseo è al lavoro sulla Loi de finance (riduzione del 5 per cento delle spese dei ministeri, taglio dei trasferimenti alle collettività locali, tassazione delle tredicesime e fine dell'Iva ridotta per il settore della costruzione) e sulla riforma delle pensioni (aumento dell'età pensionabile e parificazione tra pubblico e privato).

    Nel Regno Unito, i tagli per il 2010 sono soltanto un antipasto dell'austerità che sarà imposta con la prossima finanziaria il 22 giugno e la revisione pluriennale delle spese pubbliche attesa per l'autunno. Londra ha il deficit più elevato tra i grandi paesi europei: 156 miliardi di sterline, l'11 per cento del pil. Per eliminarlo entro i prossimi cinque anni, secondo alcuni economisti, serve un intervento dieci volte superiore ai 6,2 miliardi di sterline annunciati lunedì. In Germania c'è da rispettare non soltanto il Patto di stabilità, ma anche la Schuldenbremse: la legge costituzionale che, dal 2016, limita allo 0,35 per cento del pil il deficit federale. Il governo di Angela Merkel si riunirà a porte chiuse il 6 e 7 giugno nel castello di Meseberg per decidere come recuperare 10 miliardi l'anno. Per il 2011 le voci a Berlino indicano un taglio alle detrazioni fiscali, una riduzione di 3 miliardi delle spese dei ministeri e l'introduzione di un pedaggio autostradale.

    Anche i paesi che hanno già adottato piani lacrime e sangue rischiano di dover rimettere mano mano ai conti pubblici. Secondo il Fondo monetario internazionale, la Spagna – che ha già approvato 15 miliardi di tagli per il 2010 e altri 50 miliardi entro il 2013 – deve rafforzare il consolidamento fiscale, oltre a riformare d'urgenza mercato del lavoro e sistema bancario. La Commissione, dopo aver imposto alla Grecia una riduzione del deficit dell'11 per cento del pil in due anni, ha chiesto ad Atene di anticipare la riforma delle pensioni dal 2018 al 2015.