“Non possiamo più ricorrere ai mercati”

L'ostinazione di Berlino sulla Grecia innervosisce l'Europa e i mercati

David Carretta

Il ministro delle Finanze greco, George Papaconstantinou, ha detto che senza gli aiuti dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, la Grecia ormai non può più accedere ai mercati finanziari per ottenere i fondi necessari entro il 19 maggio per ripagare il debito in scadenza. Il monito è arrivato anche dal premier George Papandreou, che ha detto: "La Grecia ha bisogno di tempo e di serenità per completare le profonde riforme che sono necessarie".

    Il ministro delle Finanze greco, George Papaconstantinou, ha detto che senza gli aiuti dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, la Grecia ormai non può più accedere ai mercati finanziari per ottenere i fondi necessari entro il 19 maggio per ripagare il debito in scadenza. Il monito è arrivato anche dal premier George Papandreou, che ha detto: "La Grecia ha bisogno di tempo e di serenità per completare le profonde riforme che sono necessarie. Ogni cosa deve cambiare per rendere l'economia più sostenibile. Speriamo d'ora in avanti di concentrarci e di rompere con il passato, e l'apporto della Ue e del Fmi ci darà la calma indispensabile per realizzare questi cambiamenti".

    La Germania continua a ostacolare l'attivazione del meccanismo di assistenza finanziaria da 45 miliardi di euro necessario ad Atene per evitare il default. Non è bastato un appello del presidente francese, Nicolas Sarkozy, e del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, a “un'azione rapida e risoluta”. Di fronte all'avvicinarsi delle elezioni regionali il 9 maggio nel nord Reno Westfalia e a un'opinione pubblica ostile al bailout, ieri la cancelliera Angela Merkel ha ribadito che la Germania correrà in aiuto soltanto “se la Grecia è pronta ad accettare dure misure, non soltanto per un anno ma per diversi anni”. Lo scontro sempre più politico tra i partner della zona euro potrebbe favorire la corsa di Mario Draghi verso la presidenza della Banca centrale europea: l'intransigenza tedesca “sta irritando” diversi partner europei, che potrebbero “presentare il conto” al momento dell'elezione del successore dell'attuale presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, dice al Foglio un alto diplomatico.

    L'attuale favorito, il presidente della Bundesbank
    tedesca Axel Weber, ha accusato il Fondo monetario internazionale di aver oltrepassato il suo mandato nel salvataggio di Atene. Per il presidente di Bankitalia Mario Draghi è invece “positivo che i negoziati Fmi-Grecia stiano accelerando”. Secondo alcuni osservatori, una volta terminata l'urgenza greca, Parigi e Madrid (oltre a Lisbona e Atene) potrebbero preferire Draghi al falco Weber. Ieri a Lussemburgo è andata in scena la sfida tra ministri degli Esteri. “Dare soldi troppo presto allontanerebbe la Grecia dal fare i compiti a casa con la necessaria diligenza e disciplina”, ha avvertito sempre più deciso il tedesco Guido Westerwelle. Il ministro italiano, Franco Frattini, ha risposto di essere “molto preoccupato” per “la rigidità” tedesca, salvo correggere il tiro in serata, dopo aver constatato “la disponibilità di tutti i membri dell'eurozona, compresa la Germania, a fare la loro parte”. Non è un salvataggio di un singolo paese, ma “un salvataggio di tutti”, ha detto Frattini. “Se non ci si riuscirà, credo che un vertice dei leader (dell'Ue) sarà necessario”.

    La speranza che la politica possa calmare i mercati – questa volta con la richiesta formale di Atene di attivare il meccanismo di assistenza finanziaria – è stata delusa anche ieri. L'Europa ha promesso troppe volte un aiuto, mentre per i mercati permangono divisioni e confusione. Così, i rendimenti sui titoli di stato greci a dieci anni hanno raggiunto un nuovo record, superando la soglia del 9 per cento. Lo spread con i bund tedeschi – il divario tra rendimenti che misura il rischio di un default rispetto alla Germania – è salito a 636 punti base, il massimo da dodici anni. I tassi di interesse sui bond a due anni hanno superato il 12 per cento, segno di una forte sfiducia sulla solvibilità di breve periodo della Grecia. I credit default swaps – gli strumenti finanziari per assicurarsi contro un default – sono passati dal 6,14 per cento di venerdì al 7,13 per cento di ieri: gli investitori ritengono meno probabile un fallimento del Pakistan e dell'Ucraina; soltanto Argentina e Venezuela hanno credit default swaps più alti della Grecia. “La richiesta di aiuti è l'inizio dell'incertezza, non la soluzione”, spiega Ian Stannard, analista di Bnp Paribas. Alcuni economisti ritengono inevitabile una ristrutturazione del debito della Grecia, altri scommettono su un default di tipo argentino, perché il pacchetto di aiuti zona euro-Fmi basta a coprire il fabbisogno per rifinanziare il debito nel 2010.

    L'incertezza alimenta l'effetto domino.
    I tassi di interesse pagati dal Portogallo sui titoli decennali hanno oltrepassato il 5 per cento, quelli della Spagna hanno superato il 4 per cento. “La crisi greca ha iniziato a diffondersi al resto della periferia e il Portogallo sembra essere il prossimo nella linea di mira”, dice Darren Williams, economista di Alliance Bernstein. Il pericolo “contagio” ha spinto l'Austria a rompere la tradizionale alleanza con la Germania. Secondo il ministro degli Esteri austriaco, Michael Spindelegger, “non dobbiamo perdere tempo”.