Sabato sul Foglio la pagina di Lanfranco Pace sul semipresidenzialismo in Francia

Con Sarkozy “superpresidente” è scoppiato il modello francese

Jean-Pierre Darnis

La Quinta Repubblica francese si porta molto nel dibattito politico italiano. Viene richiamato Charles De Gaulle per esaltarne l'attivismo costituzionale. Sullo sfondo della crisi algerina, era stato eletto dal Parlamento nel 1957 con larghi poteri inclusa la revisione costituzionale. La Costituzione francese del 1958 instaura quindi un modello nel quale il presidente della Repubblica è direttamente investito dalla nazione tramite il suffragio universale e ha potere in materia di politica di difesa e di politica estera. La necessità di avere una capacità unica di decisione politico-militare era legata allo specifico contesto della guerra in Algeria.

    La Quinta Repubblica francese si porta molto nel dibattito politico italiano. Viene richiamato Charles De Gaulle per esaltarne l'attivismo costituzionale. Sullo sfondo della crisi algerina, era stato eletto dal Parlamento nel 1957 con larghi poteri inclusa la revisione costituzionale. La Costituzione francese del 1958 instaura quindi un modello nel quale il presidente della Repubblica è direttamente investito dalla nazione tramite il suffragio universale e ha potere in materia di politica di difesa e di politica estera. La necessità di avere una capacità unica di decisione politico-militare era legata allo specifico contesto della guerra in Algeria. La dimensione personale è sempre stata un fattore importante dell'istituzione presidenziale francese.

    Quando De Gaulle parte, non obbedisce ad alcun meccanismo istituzionale, ma lo fa seguendo la sua interpretazione del ruolo. L'importanza del fattore personale colpisce spesso se uno osserva l'evoluzione del presidenzialismo francese. Nella vigente costituzione francese, il presidente viene definito come “garante dell'integrità del territorio” e “capo delle Forze armate”; le altre mansioni sono quelle classiche di garante del funzionamento di un regime democratico come la nomina del capo del governo e la promulgazione di leggi e decreti. Stando al testo, il presidente della Repubblica francese non governa: sono il governo e il primo ministro ad avere la quasi totalità dei poteri esecutivi.
    La prassi è diversa. Prima c'è stata l'interpretazione gollista con la preminenza del presidente della Repubblica in materia di politica di difesa e di politica estera. Pompidou, Giscard d'Estaing, Mitterrand, Chirac e Sarkozy hanno sempre considerato la rappresentanza della Francia all'estero e la politica di difesa un loro dominio riservato. Anche durante i periodi di coabitazione, quando presidente ed esecutivo erano di colori politici diversi, questo ruolo non è mai stato contestato dai governi.

    Nelle altre materie, agiva il governo, il che poteva anche apparire come contraddittorio nell'ambito dell'elezione a suffragio diretto. La campagna elettorale per l'elezione alla presidenza era, come tutt'ora, estremamente politicizzata e vedeva due candidati, quasi sempre rappresentanti di destra e sinistra, confrontarsi con due programmi di governo che non potevanno poi attuare, poiché era un governo determinato dalle elezioni politiche a farlo. Fra il settennato del mandato presidenziale e il quinquennato del mandato legislativo c'era quindi una forma di incoerenza se si seguiva la logica politica espressa nelle elezioni a suffragio universale.

    La presidenza Sarkozy ha segnato un'ulteriore evoluzione. Nel 2000 è stato votato il passaggio al quiquennato per la presidenza, il che determina elezioni presidenziali in concomitanza con le politiche. Questo sistema è stato applicato per la prima volta nel 2007 con l'elezione di Sarkozy. C'e stata una forte coerenza tra il suffragio universale e la competizione politica in termini di programma, poi tradotta in un voto parallelo dove il vincitore delle presidenziali fa da traino per il suo campo alle politiche. Ma dietro quest'apparente logica si celano i problemi. Il ruolo del presidente non è cambiato nella Costituzione, ma di fatto Sarkozy esercita una specie di “superpresidenza” e ha l'iniziativa sull'insieme dei dossier politici, sociali ed economici. Il ruolo del primo ministro è sminuito, e appare oggi come una specie di sottosegretario alla presidenza del Consiglio italiano. Questa evoluzione pone anche problemi in termine di garanzie democratiche. Il primo ministro è responsabile di fronte al Parlamento, il presidente non lo è.

    Nella situazione attuale, dove i consiglieri del presidente sono spesso più potenti dei ministri, si pone quindi il problema di un governo presidenziale “ombra” che non è responsabile di fronte al Parlamento. In caso di necessità di un riorientamento, un rimpasto di governo diventa inutile, e il presidente rimane ancorato alla sua poltrona. La democrazia francese è una realtà che poggia anche su una legge elettorale maggioritaria a due turni che estromette dal Parlamento qualsiasi formazione che non sia una delle due grandi forze politiche. Potrebbe essere difficoltoso importarla come un modello in un'Italia che privilegia il ruolo del Parlamento e le garanzie democratiche.