Lo strano caso del signor Debenedetti

Marco Pedersini

Vendeva interviste sensazionali a giornali minori, si fregiava di esclusive clamorose (“L'ultima intervista di Ratzinger da cardinale”, “Philip Roth contro Obama”, “Lech Walesa dice che il comunismo non è morto”). Finché Philip Roth, venuto a conoscenza di una falsa intervista ai suoi danni, ha fatto un paio di ricerche online e Tommaso Debenedetti, freelance romano, è finito in bella vista sul New Yorker descritto come uno dei più incredibili impostori che il giornalismo moderno ricordi.

    In un'intervista a Libero del novembre scorso Philip Roth aveva sorpreso tutti: “Obama? Una grandissima delusione. Sono stato fra i primi a credere in lui, ad appoggiarlo, ma adesso devo confessare che mi è diventato perfino antipatico”. Ma forse era un caso di omonimia: qualche mese dopo, intervistato da una giornalista di Repubblica, lo scrittore americano ha negato tutto: “Ma io non ho mai detto una cosa del genere. E' grottesco, scandaloso. E' tutto il contrario di quello che penso. Non ho mai parlato con questo Libero, smentisca tutto”. Una veloce ricerca online e Roth scopre che il collega John Grisham aveva affidato dichiarazioni molto simili a Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. Stessa firma, quella del freelance romano Tommaso Debenedetti. Si insospettisce, chiama Grisham e riceve una secca smentita: mai rilasciato un'intervista simile.

    Judith Thurman, giornalista del New Yorker, raccoglie il testimone dell'indagine, scoprendo uno scandalo che ha fatto guadagnare a Debenedetti l'apertura del prestigioso settimanale americano con il titolo di “The italian job”. Le interviste immaginarie sono innumerevoli: premi Nobel (José Saramago, Nadine Gordimer, Jean-Marie Gustave Le Clézio, Herta Müller, Günter Grass), firme acclamate (Wilbur Smith, Amus Oz, Gore Vidal), studiosi apprezzati (Paul Ginsborg, Carlo Bo), diplomatici (Ritter Scott), l'ex presidente sovietico Mihail Gorbaciov, Sua Santità il Dalai Lama, nessuno resiste al fascino di Antonio Debenedetti. Neppure Joseph Ratzinger, che gli ha concesso “l'ultima intervista da cardinale”.

    Al triestino Il Piccolo, che ha ospitato i pareri dei numerosi premi Nobel, dicono di non aver mai sospettato niente (“Viene da una famiglia molto rispettabile!”).

    Il presunto falsario ha perso le registrazioni delle interviste, ma nega di aver lavorato di fantasia. Sostiene che non ha mai ricevuto più di venti euro a intervista, che Roth e Grisham non vogliono inimicarsi Obama e sono costretti a mentire “per ragioni politiche”. Suo padre Antonio, critico letterario del Corriere, era stato dato per morto la scorsa primavera, complice una falsa agenzia di stampa.