Tar condicio

Annalena Benini

Ingobbirsi davanti allo schermo del computer, arrossarsi gli occhi per guardare lo scontro Andrea Ronchi-Luigi Zanda non è il massimo dell'eccitazione, nemmeno quando Enrico Mentana tira fuori qualche sua famosa battuta: “Più che par condicio questa è bar condicio” e ride per primo. La politica web è molto noiosa: manca il divano, manca il telecomando dopo aver cenato, manca lo spirito da talk show, manca il tifo. Si sa che i siti internet di informazione hanno il crollo di accessi nel fine settimana e dopo le sei del pomeriggio, quando gli uffici cominciano a chiudere.

Guarda Par condicio, una brutta pagina di Aldo Grasso su Corriere.it

    Ingobbirsi davanti allo schermo del computer, arrossarsi gli occhi per guardare lo scontro Andrea Ronchi-Luigi Zanda non è il massimo dell'eccitazione, nemmeno quando Enrico Mentana tira fuori qualche sua famosa battuta: “Più che par condicio questa è bar condicio” e ride per primo. La politica web è molto noiosa: manca il divano, manca il telecomando dopo aver cenato, manca lo spirito da talk show, manca il tifo. Si sa che i siti internet di informazione hanno il crollo di accessi nel fine settimana e dopo le sei del pomeriggio, quando gli uffici cominciano a chiudere: informarsi, commentare e indignarsi durante il cazzeggio lavorativo va bene, ma sedersi in due davanti a un computer, la sera, o tenerselo sulle ginocchia per vedere insieme l'intervista ad Antonio Di Pietro o ad Augusto Minzolini, mettendola a tutto schermo, non è umanamente immaginabile.

    Su Internet ci si diverte, ci si insulta, si spettegola, si finge di essere molto concentrati in qualche importante ricerca d'archivio e intanto si chatta con quello dell'altro ufficio, si cerca il proprio nome su Google, si guardano video ma che durino pochi minuti (di politica, al massimo le liti su YouTube, quelle con molti insulti: “Si vergogni”, “Stia zitto, servo”, oppure Simona Ventura che cade dai tacchi mentre presenta “L'isola dei famosi”, o anche “We are the world for Polverini”, cantata da Michael Jackson, Bruce Springsteen e gli altri). Incollarsi a quell'eternità di tribune politiche on line non è purtroppo possibile, con cinque persone, sempre le stesse, a fare il pubblico stralunato: a un certo punto hanno inquadrato un tizio che sbadigliava mentre Giovanni Floris spiegava la sua idea di libertà sotto attacco, poi mentre finalmente si battibecca un po' il video si blocca, bisogna riavviare tutto, ripartire da capo.

    Il Web è il luogo della confusione, della mancanza di regole, degli sputi: infilarci dentro una specie di servizio pubblico con conduttore super televisivo, il re dei conduttori televisivi, gentile, sorridente e in giacca e cravatta e serissimi giornalisti per le domande scomode, è troppo perfetto: manca il pathos, ma alle tre del pomeriggio per appassionarsi servono le cannonate. La sala dove si svolge “Mentana condicio” su corriere.it, poi, è piena di arazzi, stucchi, quadri, statue, sembra che da un momento all'altro debba spuntare Alberto Angela dicendo: “Salve, siamo qui fra le Piramidi” o qualcosa del genere. Internet ha salvato la democrazia, ma rischia di diventare, in questo periodo elettorale, la cosa seria e barbosa che non ha mai chiesto di essere. Quindi si spera che si possa tornare presto ad annoiarsi coi talk show in tivù, più adatta a venir tradita la sera tardi con i video su Internet.

    Guarda Par condicio, una brutta pagina di Aldo Grasso su Corriere.it

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.