Il social network è il sito internet più cliccato d'America

Ecco perché Facebook ha superato Google

Giulia Pompili

La scorsa settimana sarà ricordata nei libri di storia di internet come quella della grande Rivoluzione: negli Stati Uniti Facebook ha superato Google per numero di click diretti sulla home page. Un sorpasso atteso, ma che non si era mai verificato per sette giorni di seguito. Come dice al Foglio Carlo Stagnaro, direttore dell'Istituto Bruno Leoni: “Il sorpasso dimostra che con Google si sta cercando qualcosa, mentre con Facebook si cerca qualcuno, una rete di contatti”, e dunque, una rivoluzione in termini di utilizzo di Internet.

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    La scorsa settimana sarà ricordata nei libri di storia di internet come quella della grande Rivoluzione: negli Stati Uniti Facebook ha superato Google per numero di click diretti sulla home page. Un sorpasso atteso, ma che non si era mai verificato per sette giorni di seguito. Come dice al Foglio Carlo Stagnaro, direttore dell'Istituto Bruno Leoni: “Il sorpasso dimostra che con Google si sta cercando qualcosa, mentre con Facebook si cerca qualcuno, una rete di contatti”, e dunque, una rivoluzione in termini di utilizzo di Internet. Secondo la società di ricerca Hitwize, dal 7 al 14 marzo, all'apertura del proprio browser internet il 7,07 per cento dei navigatori americani ha scelto di collegarsi direttamente con Facebook, e solo il 7,03 per cento ha aperto la pagina del motore di ricerca di Mountain View. Google deteneva il record di accessi dal settembre del 2007.

    Di più: le parole chiave con numero di ricerche maggiore sui motori americani sono “facebook”, “facebook login” o “facebook.com”, come se Google fosse la pagina iniziale di ogni navigatore, ma non certo la prima cosa di cui ha bisogno.

La guerra dell'audience su internet nasce, ovviamente, da un sillogismo economico di facile intuizione: più click, più pubblicità. Ma nei grafici pubblicati dal Financial Times c'è un ulteriore aspetto che salta all'occhio: il Web non è più strumento di ricerca, ma un luogo sociale. Wikipedia, la celebre enciclopedia multimediale, divenuta simbolo dell'era del sapere globalizzato (e anche della crisi economica, costretta a chiedere beneficenza ai navigatori), è solo al diciassettesimo posto nella classifica americana. Social network come Facebook, ma anche Youtube, Twitter e Myspace, invece, negli ultimi anni hanno registrato un picco di iscrizioni: il sito creato dallo studente Mark Zuckerberg è passato dai 200 milioni di utenti dell'aprile 2009, ai 400 milioni di febbraio 2010, esattamente raddoppiando i suoi numeri in meno di un anno. 



    E nonostante Google tenti di aumentare la posta in gioco facendo accordi con Wikipedia, creando applicazioni social (come il nuovissimo Buzz), e aumentando il proprio volume di introiti annuali (circa 23,7 miliardi di dollari), l'utente medio resta sul sito solamente due ore e mezzo al mese, a fronte delle sei ore e mezzo di Facebook. “E' straordinaria”, conclude Stagnaro, “l'evoluzione a cui abbiamo assistito, ed è per questo che su Internet la regolamentazione va attuata con cautela. Il Web è la nuova libertà di associazione, un'idea inedita che supera le barriere dello spazio”.

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    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.