Vi siete accorti che a Oslo è spuntata una nuova dottrina Obama?

Christian Rocca

L'imbarazzo degli aedi italiani di Barack Obama – o perlomeno della loro proiezione immaginifica di Obama – è stato evidente fin dal momento in cui è terminata la “Nobel lecture” di Oslo. Il sito di Repubblica, solitamente pronto a scattare in piedi a ogni mezza frase del presidente, a metà pomeriggio aveva fatto scivolare la notizia al tredicesimo posto sulla sua home page. Non abbiamo avuto il piacere di conoscere le reazioni di Walter Veltroni, Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani e degli altri leader del centrosinistra.

    L'imbarazzo degli aedi italiani di Barack Obama – o perlomeno della loro proiezione immaginifica di Obama – è stato evidente fin dal momento in cui è terminata la “Nobel lecture” di Oslo. Il sito di Repubblica, solitamente pronto a scattare in piedi a ogni mezza frase del presidente, a metà pomeriggio aveva fatto scivolare la notizia al tredicesimo posto sulla sua home page. Non abbiamo avuto il piacere di conoscere le reazioni di Walter Veltroni, Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani e degli altri leader del centrosinistra.

    Lo sgomento per aver ascoltato dalla voce di Obama, anziché una cover di “Imagine” di John Lennon, la difesa della guerra giusta e l'elogio dell'esercito americano impegnato a garantire libertà, democrazia e sicurezza in giro per il mondo, è continuato sulle prime pagine e negli editoriali dei grandi quotidiani, con l'eccezione di Stampa e Sole 24 Ore. L'eccezione nell'eccezione, però, è di Barbara Spinelli sul giornale torinese. La Spinelli non ha fatto mancare ai lettori le consuete citazioni dotte, da Kant a Hobbes, con cui piuttosto che darla vinta all'odiato Bush – il quale sul tema della guerra e della pace e del ruolo dell'America nel mondo diceva le stesse cose dette da Obama – ha preferito scrivere che quella del presidente “non sembra essere la guerra della superpotenza che non tollera concorrenti e agisce senza curarsi del parere altrui, come nelle metafore marziane e dei neoconservatori statunitensi”.

    Non sembra, anche se lo è. E se sembra, come quando Obama ha detto che si riserva “il diritto di agire unilateralmente” per difendere il suo paese, è meglio non commentare anche perché la colpa, secondo Spinelli, è di Israele, la potenza atomica “all'origine di tanti terremoti mediorientali” che “incita un'intera regione al risentimento costante e al riarmo”. Il Corriere si è rifugiato in un no comment. Sempre immaginifico il grande Vittorio Zucconi, ma stavolta è dura: Obama, scrive, è pacifico, ma non pacifista; un soldato riluttante, come “il sergente York” interpretato da Gary Cooper. L'acrobatica linea è che la guerra di Obama è diversa da quella identica di Bush. “E' l'umiltà che lo anima”, ha aggiunto con lirismo la Spinelli.