Flash Forward

Il destino in diretta

Piero Vietti

Non c’è niente che funzioni bene in tv come il destino, devono avere pensato alla Fox quando hanno approvato la messa in onda di “Flash forward”, la serie televisiva evento che debutterà lunedì 5 ottobre sul satellite italiano di Sky dopo avere già frantumato qualche record la scorsa settimana in America e in Inghilterra.

Non c’è niente che funzioni bene in tv come il destino, devono avere pensato alla Fox quando hanno approvato la messa in onda di “Flash forward”, la serie televisiva evento che debutterà lunedì 5 ottobre sul satellite italiano di Sky dopo avere già frantumato qualche record la scorsa settimana in America e in Inghilterra. Dopo “Lost”, (la storia di un gruppo di sopravvissuti a un disastro aereo dipersi su un isola in mezzo all’oceano) che ha rivoluzionato il concetto di serie televisiva, passato da riempitivo a spettacolo quasi cinematografico, “Flash forward” ha tutte le premesse per ripetere lo stesso successo. Un blackout di due minuti e 17 secondi colpisce il mondo intero. Solo che, invece di far saltare computer e sistemi elettrici, “spegne” gli abitanti del pianeta. Tutti giù come pere mentre stanno guidando, operando, viaggiando o facendo l’amore. Poi, come niente fosse, tutti svegli. Ma con qualcosa di terribile in più: avere visto, durante lo “spegnimento”, il proprio futuro di qui a sei mesi.

 

C’è differenza tra destino e fato? Se uno potesse vedere il proprio futuro, come si comporterebbe d’ora in avanti? Proverebbe a cambiarlo o lo abbraccerebbe senza protestare? Insomma, l’uomo è libero? La domanda è antica, ecco perché è altamente probabile che funzioni anche in tv. In uno scenario da post Apocalissi (durante il blackout ci sono stati incidenti stradali, disastri aerei, persone morte in sala operatoria) tre agenti dell’Fbi indagano cominciando da quello che succederà. “Tu cosa hai visto?” è “la” domanda, il punto di partenza per ricostruire il grande mosaico delle visioni di sette miliardi di persone nel mondo. Guerre, carestie, gravidanze, tradimenti, gioie, dolori sono i pezzi del puzzle che l’agente Mark Benford (Joseph Fiennes di “Shakespeare in love”) prova a mettere insieme. “Solo perché abbiamo visto tutto questo non è detto che accada”, dice Benford alla moglie che gli confessa di essersi vista nel futuro con un altro uomo che lei non conosce.

 

Il problema sta qui: è già tutto scritto o possiamo riscriverlo? Che effetto fa conoscere il futuro? Paura, se succede come all’agente Noh che durante il blackout non ha visto niente (“Vuol dire che tra sei mesi sarò morto?”), speranza, se capita come ad Aaron Stark, che si vede accanto alla figlia soldatessa che lui crede morta in Afghanistan da due anni. Gli attori sono bravi e la produzione  strizza l’occhio al cinema: possibile che a breve ci sarà lo stesso numero di fanatici che ha “Lost” (palesemente citato due volte nell’episodio pilota della serie), anche grazie al fatto che ogni puntata lascia almeno un quesito non risolto, rilanciando di fatto a quella successiva. Per esempio, è sicuro che proprio tutte le persone nel mondo siano svenute durante quei due minuti? Sembra di no.

 

Ecco il trailer italiano:

 

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.