La guerra di Obama

Christian Rocca

Barack Obama, ieri alla Casa Bianca, ha consegnato ai genitori del sergente Jared C. Monti la “Medal of honor” per celebrare il sacrificio, il coraggio e l'eroismo mostrato sui campi di battaglia dal giovane soldato, morto nel tentativo di salvare la vita a un commilitone ferito. E' l'immagine di come la guerra in Afghanistan – quella “giusta” e “cruciale”, secondo la definizione del nuovo presidente, per la sicurezza nazionale americana – abbia sostituito in pieno il conflitto iracheno che aveva infiammato gli anni post 11 settembre di Bush.

    New York. Barack Obama, ieri alla Casa Bianca, ha consegnato ai genitori del sergente Jared C. Monti la “Medal of honor” per celebrare il sacrificio, il coraggio e l'eroismo mostrato sui campi di battaglia dal giovane soldato, morto nel tentativo di salvare la vita a un commilitone ferito. E' l'immagine di come la guerra in Afghanistan – quella “giusta” e “cruciale”, secondo la definizione del nuovo presidente, per la sicurezza nazionale americana – abbia sostituito in pieno il conflitto iracheno che aveva infiammato gli anni post 11 settembre di Bush. L'Afghanistan è l'Iraq di Obama, il cuore della lotta al terrorismo assieme al confinante Pakistan. L'Iraq, invece, è pericolosamente dimenticato, dopo i successi dello scorso anno.

    Una delle prime mosse di Obama è stata di inviare a Kabul altri 21 mila soldati (un aumento del 50 per cento rispetto all'era Bush), non ancora tutti arrivati a destinazione, ma anche di affidare le operazioni militari a Stanley McChrystal. Il nuovo generale s'è trovato a gestire una strategia militare pianificata dal suo predecessore, centrata sul dispiego delle nuove truppe nella provincia di Helmand, al confine con il Pakistan, e su un massiccio uso di bombardamenti con gli aerei senza pilota sui villaggi talebani in territorio pachistano. Qualche settimana fa, McChrystal ha suggerito al presidente di cambiare strategia, ovvero di intensificare la protezione della popolazione civile e di aiutare le istituzioni afghane a conquistare una maggiore credibilità nel paese. Il rapporto McChrystal è alla base del dibattito sull'ulteriore aumento delle truppe americane. Il generale, a giorni, potrebbe chiedere fino a 40 mila truppe, una cifra suggerita ufficialmente due giorni fa al Senato dall'ammiraglio Michael Mullen, capo di stato maggiore dell'apparato bellico americano. I centri studi di Washington lavorano senza sosta e nel giro dei prossimi tre giorni in città si terranno almeno quattro grandi conferenze sul tema.

    Il fronte dei cosiddetti neoconservatori, quegli analisti che negli anni scorsi hanno appoggiato la dottrina Bush, ha già inviato una lettera aperta a Obama di piena condivisione delle sue parole secondo cui in Afghanistan “c'è in gioco la sicurezza del mondo”. Un altro gruppo conservatore, “Vets for freedom”, ha organizzato una petizione online per chiedere a Obama di ascoltare il suo generale. Un'iniziativa di sponda opposta è quella bipartisan della “Coalizione per una politica estera realista” che già ai tempi di Bush aveva chiesto al presidente di non adottare la strategia del surge e di ritirare le truppe dall'Iraq. Il gruppo di esperti – di cui fanno parte vari membri dell'iper liberista Cato Institute e dell'ultra liberal New America Foundation, oltre ai due autori del libro “Israel Lobby” John Mearsheimer e Stephen Walt – ha inviato a Obama una lettera per convincerlo a non incrementare l'impegno americano in Afghanistan. Sulla stessa linea c'è anche Zbigniew Brzezinski, il decano della realpolitik di sinistra che è stato tra i consiglieri di Obama, ma che ora è convinto che il presidente stia ripetendo in Afghanistan gli stessi errori che vent'anni fa costrinsero l'Unione Sovietica alla sconfitta.

    Obama non si è ancora pronunciato e con il suo generale non ha quel rapporto di simbiosi che Bush aveva con David Petraeus. Obama ama delegare meno di Bush ed è in carica da troppo poco tempo per poter dire se è dotato degli stessi nervi d'acciaio del suo predecessore e di quella “pazienza strategica” che secondo l'ex ambasciatore a Baghdad, Ryan Crocker, è necessaria per portare a termine con successo la missione. Obama non ha ancora deciso e i big dell'Amministrazione sono divisi, con il vicepresidente Joe Biden tra i contrari all'ulteriore escalation militare e il segretario di stato Hillary Clinton e il consigliere speciale per l'area Afghanistan-Pakistan Richard Holbrooke tra i più favorevoli ad assecondare le richieste del generale McChrystal. Il capo del Pentagono Bob Gates era tra gli scettici, ma la richiesta dell'ammiraglio Mullen al Congresso segnala che il dibattito lo sta vincendo il fronte interventista.

    I tempi della quasi unanimità a favore dell'impegno in Afghanistan sono comunque un ricordo. Al Congresso c'è già una mozione per il ritiro, presentata dal senatore democratico Russ Feingold. Il capo della commissione Forze armate del Senato, Carl Levin, è contrario all'invio di nuove truppe e la speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha detto che nel paese e nel Congresso non c'è una maggioranza favorevole a intensificare l'impegno. I numeri di luglio, agosto e settembre segnalano il numero più alto di caduti americani dal 2001, così come il numero dei civili. I pacifisti annunciano marce d'autunno per il ritiro, in occasione dell'ottavo anniversario dell'inizio della guerra. L'Associated Press ha esasperato il dibattito diffondendo la foto degli ultimi momenti di vita di un soldato ferito a morte, malgrado le pressanti richieste dell'Amministrazione a non farlo.