Come la teoria di Negroponte spiega anche il futuro dei giornali

Maurizio Stefanini

Fu nel 1995 che Nicholas Negroponte, il docente al Mit poi divenuto famoso come uno dei massimi guru della New Economy, elaborò quel principio che dal suo nome è stato poi definito del Negroponte switch: il “Commutatore di Negroponte”. Era la prima delle due “leggi” formulate nel volume Essere digitali.

    Fu nel 1995 che Nicholas Negroponte, il docente al Mit poi divenuto famoso come uno dei massimi guru della New Economy, elaborò quel principio che dal suo nome è stato poi definito del Negroponte switch: il “Commutatore di Negroponte”. Era la prima delle due “leggi” formulate nel volume Essere digitali, e prevedeva: “Ciò che si distribuisce oggi per via aerea si farà in futuro per filo, e viceversa”. Andava assieme a una Seconda Legge: “La società andrà sempre più abbandonando il sostrato materiale su cui si basa l'economia, e gli atomi saranno sostituiti dai bit”. Conseguenza della Prima Legge: il telefonino al posto del telefono; la tv via cavo al posto di quella via etere. Conseguenza della Seconda Legge: i bit immateriali su cui trasmettere un giornale in rete, piuttosto che gli atomi pesanti su cui è stampata la carta del giornale tradizionale. Poiché la larghezza di banda a terra è tendenzialmente infinita mentre non lo sarebbe quella dell'etere, spiegava, dovremmo “riservare interamente l'etere per comunicare con cose che non possono essere 'tenute al guinzaglio', come aerei, navi, automobili, valigie”.

    Ma lo sviluppo pratico del “Commutatore” è andato anche in un altro senso. Ricordate quei primi Commodore che venivano attaccati al monitor della tv, e il senso di progresso di quando i pc acquistarono uno schermo per conto proprio? Adesso, invece, abbiamo cellulari che sono allo stesso tempo pc, tv, macchina fotografica, cinepresa, radio, riproduttori di musica, registratori, e chi più ne ha più ne metta. La Nokia, segheria nata nel 1865 per sfruttare l'energia dell'omonimo fiume, è una società che si è spostata via via nel corso dei decenni dal legname e dalla carta agli stivali e impermeabili, ai cavi telefonici, ai televisori, e infine ai cellulari, secondo un modello particolarmente semplice che conquistò in breve la leadership mondiale: salvando anche la Finlandia dal collasso economico, quando era venuto meno il suo tradizionale mercato dell'est per la fine del blocco comunista. Ma nel 2004 era a sua volta entrata in crisi, proprio perché non aver creduto alla nuova scommessa del cellulare multifunzioni di terza generazione.

    Ha capito subito l'errore, e in cinque anni è tornata a crescere con l'adeguarsi a un passo sempre più rapido: fino a quell'intesa appena annunciata con Intel, a sua volta leader nei semiconduttori, che prevede la realizzazione di una nuova architettura per dispositivi mobili in grado di sfruttare le potenzialità della connettività a banda larga in mobilità.
    Vale per la telefonia, ma non solo. Anche in campo automobilistico, il superamento della crisi va nel passaggio dal motore tradizionale a quello ibrido: soluzione per favorire la quale Obama ha favorito l'avvicinamento tra lo know-how di Fiat e Chrysler. Mentre nel giornalismo, la risposta ai problemi del modello tradizionale di sola carta stampata non è tanto nel passare al solo Internet, ma nella sempre maggior articolazione dei contenuti e dei media. Un giornale non più uno ma bino, trino e, se possibile, quattrino; e che faccia quattrini.