Verso il congresso del Pd

Franceschini batte Bersani 1-0

Michele Boroni

Se la campagna delle elezioni europee non ci ha regalato particolari novità in materia di comunicazione dei candidati (ma come? non c'era la crisi? ancora mi state alle vecchie e costose affissioni?), adesso arrivano le sorprese. Meno male che il PD c'è, verrebbe da dire.
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    Se la campagna delle elezioni europee non ci ha regalato particolari novità in materia di comunicazione dei candidati (ma come? non c'era la crisi? ancora mi state alle vecchie e costose affissioni?), adesso arrivano le sorprese. Meno male che il PD c'è, verrebbe da dire. Sotto il cappello di "Aspettando le primarie", i principali candidati del Partito Democratico hanno deciso di scendere nuovamente in campo affidando alla rete i loro messaggi per le autocandidature alla segreteria del partito.

    Franceschini e Bersani. Due candidati, due diverse strategie.
    Il primo si è tolto la giacca, si è posto davanti alla libreria (non quella con le bottiglie di vino in verticale e le guide turistiche dietro la quale era stato immortalato un paio di settimane fa su CHI, ma l'altra, quella con i libri), ha tirato fuori la sua miglior inflessione ferrarese, ha acceso la videocamera, mezzo busto, e via. Niente sigle. "Per non tornare indietro" 6minutie57secondi di dichiarazione video caricata sul proprio sito personale e su quello di youdem e, ovviamente, condivisibile e linkabile da tutti.

    Il secondo, invece, ha scelto la parola scritta. Sul suo sito ha pubblicato "Idee per il Pd e per l'Italia" 3152 battute con cui invita tutti a Roma il 1 luglio, data ufficiale della sua candidatura alla segreteria. Sui giornali lo chiamano blog, però non si può commentare, ha un look polverosissimo (la penna stilografica in fondo alla pagina la dice lunga) non ha le tags (ovvero le parole chiave per facilitarne l'indicizzazione nei motori di ricerca), quindi tecnicamente non è un blog. Per i contenuti del messaggio rivolgersi ai commentatori politici, qui si parla di mezzi.
    Tra i due, Bersani ha scelto la strada più difficile: il blog (o come lo vogliamo chiamare) deve essere continuamente aggiornato, vissuto, commentato, moderato, altrimenti può tornare come indietro come un boomerang. Lo sa bene Prodi che nelle prime fasi della campagna elettorale del 2006, decise di aprirne uno dimenticandosi poi di aggiornarlo per intere settimane e chiudendolo rovinosamente dopo meno di un mese.

    Al contrario, il video è un mezzo molto più "usabile" da tutti, facilmente condivisibile e che non richiede un continuo aggiornamento. Quindi più efficace. Certo è che trattasi ancora di mezzi della "passata legislatura": Twitter, Friendfeed e le altre piattaforme di nuova generazione permettono invece di creare una maggiore partecipazione del pubblico, la creazione della tanto ambita community di elettori, la possibilità di unire tattica locale e nazionale insieme. Quindi, per il momento, Franceschini vince 1-0 su Bersani, grazie ad un'azione d'attacco più fluida, ma anche una difesa dell'avversario ancora distratta.