Ecco come il regime birmano userà l'arresto di Aung San Suu Kyi

Enzo Reale

C'era molto movimento negli ultimi giorni attorno alla casa-prigione di Aung San Suu Kyi, al numero 54 di University Avenue, nell'ex capitale birmana. Tutto è cominciato quando un cittadino americano, John William Yettaw, originario del Missouri, si è fatto arrestare mentre nuotava nel lago antistante la dimora della dissidente, la mattina del 6 maggio. Leggi "Sono tornata a Cuba perché non voglio darla vinta a chi mi ha cacciata", l'intervista alla blogger cubana Yoani Sánchez

    La più nota esponente dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, è stata prelevata questa mattina dalla propria residenza di Rangoon, dove sta scontando gli arresti domiciliari, per essere condotta alla prigione di Insein. Le autorità militari del paese hanno reso noto che sarà sottoposta a processo per aver violato le norme che regolano la sua detenzione, in riferimento alla vicenda di un cittadino americano infiltratosi nei primi giorni di maggio nella sua villa sul lago Inya. Oltre allo stesso intruso, con lei saranno giudicati il suo medico, arrestato pochi giorni fa, e le due badanti che la assistono. Gli sviluppi sono in tempo reale sull'agenzia di notizie Mizzima. Il 27 maggio sarebbero ufficialmente scaduti i termini di carcerazione della Dama, già prorogati arbitrariamente lo scorso anno. Il regime ha trovato (o creato) il pretesto per mantenere il suo ostaggio più illustre sotto sequestro anche per gli anni a venire.

    C'era molto movimento negli ultimi giorni attorno alla casa-prigione di Aung San Suu Kyi, al numero 54 di University Avenue, nell'ex capitale birmana. Tutto è cominciato quando un cittadino americano, John William Yettaw, originario del Missouri, si è fatto arrestare mentre nuotava nel lago antistante la dimora della dissidente, la mattina del 6 maggio. A quanto pare – a gestire la notizia è stato finora solo l'organo di stampa ufficiale della giunta militare – l'uomo si era introdotto nella sorvegliatissima residenza tre giorni prima, sempre a nuoto, rimanendovi fino al momento del suo arresto. Altri particolari non sono stati resi noti e l'ambasciata americana ha ricevuto solo ieri l'autorizzazione ad un incontro con Yettaw. Nel buio informativo totale ovviamente le speculazioni sono fioccate da ogni parte. I settori pro-regime stanno facendo circolare le voci più disparate, anche a sfondo scandalistico, approfittando dell'incidente per creare sospetti attorno alla reputazione di Aung San Suu Kyi. Alcune fonti si sono spinte fino a insinuare una precedente visita dello stesso Yettaw tra il novembre e il dicembre scorso, senza peraltro specificare per quanto tempo si sarebbe protratta la sua permanenza in quella occasione.

    Al di là del gossip era facile prevedere che il regime avrebbe utilizzato a suo vantaggio l'incidente, come prova della "pericolosità" del premio Nobel e dei suoi presunti rapporti con elementi di potenze straniere. Anche se la dittatura non ha certo bisogno di scuse per prolungare indefinitamente la detenzione, questa vicenda aiuta certamente a rivestire di un involucro formale l'ingiustizia perpetrata ai danni della Dama: per la legge birmana, qualsiasi presenza notturna in un domicilio privato esterna al nucleo famigliare deve essere comunicata in anticipo alle autorità, pena il carcere. Inoltre le condizioni che regolano gli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi le impediscono contatti con stranieri e in generale con persone non autorizzate dal governo. Una di queste era il suo medico, ma anch'egli è stato detenuto in relazione al caso Yettaw, aggravando la già delicata situazione di salute della donna. La morte "naturale" della dissidente più temuta sarebbe manna per un regime che si avvia trionfante a celebrare le sue elezioni truccate, senza oppositori tra i piedi.

    Sulle intenzioni dell'americano e sulle ragioni del suo gesto non ci sono conferme. Ma probabilmente, come spiega la rivista Irrawaddy in un editoriale, si tratta solo dell'avventura di un mitomane in cerca di notorietà. Un azzardo prontamente utilizzato dal regime per stringere ulteriormente le maglie della sorveglianza, un'impresa senza capo né coda che lascia in difficile posizione sia Aung San Suu Kyi che i suoi sostenitori. Lei intanto dormirà le prossime notti in una cella della prigione di Insein. L'apertura del processo è prevista per lunedì prossimo. I suoi carcerieri le hanno detto di portarsi tutti gli effetti personali, perché il soggiorno potrebbe prolungarsi.

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