Lombardismi

Maurizio Crippa

E' divertente scoprire che la sua invenzione maradagalese assomiglia fin nei dettagli al decreto varato ieri dal governo. Infatti, ha riferito Ignazio La Russa, per le ronde “ci sarà un coinvolgimento rafforzato del Comitato provinciale sulla sicurezza”. E soprattutto “più che i semplici cittadini dovrebbero partecipare prevalentemente ex agenti di polizia, dei carabinieri e delle Forze armate”.

    In quegli anni, tra il 1925 e il 1933, le leggi del Maradagàl, che è paese di non molte risorse, davano facoltà ai proprietari di campagna d'aderire o di non aderire alle associazioni provinciali di vigilanza per la notte – (Nistitúos provinciales de vigilancia para la noche)”. E si sa che il Maradagàl è nazione dall'economia autoctona rasa al suolo, in preda al caos istituzionale e sociale, al barocco dell'arbitrio amministrativo, ai risentimenti di guerre lontane o ancora vicine e al terrore dei furti in villa. In quelle ville che prosperano soprattutto nel delirio architettonico della “Nea Keltiké” e dei suoi “arrondimientos” brianzoli: “Di ville! di villule! di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di case villerecce”, poiché “tutto, tutto! era passato pel capo degli architetti pastrufaziani, salvo forse i connotati del Buon Gusto”.

    Così che il Carlo Emilio Gadda della “Cognizione del dolore”, mettendo a bersaglio della sua scatenata satira politica e sociale l'Italia (sudamericana, diremmo oggi) di quegli anni, l'Italia-Maradagàl in preda al panico, aveva inchiodato i maradagalesi al loro vano tentativo di puntare sul principio dell'ordine e della sicurezza. Identificati per l'appunto nell'idea archetipica della ronda: i “Nistitúos provinciales de vigilancia para la noche”. La vigilanza attiva dei cittadini contro la comune dalla minaccia del caos. La risposta istituzionale all'incapacità, o alla scarsa dimestichezza, delle istituzioni di garantire la sicurezza. Un concetto così chiaro e forte da aver convinto persino Yossou N'Dour che, trovandosi a Sanremo per cantare le opportunità dell'integrazione, ha dichiarato ieri di essere ben d'accordo con le decisioni del governo. La cognizione della ronda, insomma.

    Si sa che nel gioco di specchi e camuffamenti geografici di Gadda, i “Nistitúos” stavano per il Pnf, il Partito nazionale fascista, preso per la sineddoche delle sue squadracce. Ma anche si sa che l'Ingegnere, più che da antifascista, guardava da entomologo. Così è ancora più divertente scoprire che la sua invenzione maradagalese assomiglia fin nei dettagli al decreto varato ieri dal governo. Infatti, ha riferito Ignazio La Russa, per le ronde “ci sarà un coinvolgimento rafforzato del Comitato provinciale sulla sicurezza”. E soprattutto “più che i semplici cittadini dovrebbero partecipare prevalentemente ex agenti di polizia, dei carabinieri e delle Forze armate”. (Modifiche imposte da An ai più volenterosi rondisti “celtici”, come direbbe Gadda). Il quale scriveva: “Ora appunto, trattandosi di arruolare i vigili dei Nistitúos de vigilancia para la noche, si deliberò che venisse data la prelazione ai reduci di guerra”. Quanto invece alla nerboruta efficacia dei vigilantes, la satira di Gadda si esercitava sulla validità fisica dei reduci, che aveva scatenato nel Maradagàl ricorsi tribunalizi sugli esoneri da sordità e altre mattane amministrative.

    Ma pur sempre annotava che i rondisti maradagalesi avevano da essere “fisicamente ancor validi: e tanto prestanti, da poter assolvere a un incarico del genere, il quale può richiedere interventi manu armata e presume comunque, nel vigile, un certo grado di robustezza e conseguente autorevolezza, affinché il vigile possa efficacemente persuadere al fuorilegge ch'egli deve senz'altro seguirlo al più vicino posto di guardia. Seguirlo, o per dir meglio precederlo, visto che certi tipi è meglio metterseli davanti, che dietro”.  Mentre invece, nella buonista Italia di oggi, “i volontari che parteciperanno alle ronde non saranno muniti di armi, ma avranno solo cellulari e ricetrasmittenti per fare segnalazioni alle forze dell'ordine”. Il che, più che il fascismo o i fucili di Bossi, la cosa più padana che fa venire in mente è una canzone di Davide Van De Sfroos: quella del duello rusticano in cui, invece della Colt, “tìren fö el Motorola”.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"