Polemiche, naturalmente

Attore, disabile e arruolato

Redazione

Pascal Duquenne entra in scena fra tante luci e molti colori di un palcoscenico teatrale. Dritto in piedi, Lacoste blu sui pantaloni, sorriso irresistibile, allarga le braccia e inizia a parlare: “Je suis Pascal Duquenne. Je suis comédien. Je suis un peu différent”, dice spedito. Poi, a un certo punto, si piega sulle ginocchia per prendere coraggio e conclude: “Mais en fait, je suis comme vous”.

    Dura solo 42 minuti la clip per il lancio dell'ultima offerta della Simyo, il nuovo operatore di telefonia mobile low cost, che propone una tariffa unica per ogni chiamata verso qualsiasi operatore. Pascal Duquenne entra in scena fra tante luci e molti colori di un palcoscenico teatrale. Dritto in piedi, Lacoste blu sui pantaloni, sorriso irresistibile, allarga le braccia e inizia a parlare: “Je suis Pascal Duquenne. Je suis comédien. Je suis un peu différent”, dice spedito. Poi, a un certo punto, si piega sulle ginocchia per prendere coraggio e conclude: “Mais en fait, je suis comme vous”, travolgendo di tenerezza chi lo guarda. Un po' diverso, ma in fondo uguale.

    E' il nuovo manifesto del disabile integrato, l'ultima frontiera della pubblicità sensibile, “la pub”, che in Francia prima di essere un'industria del marketing è un'arte, uno stile di vivere; e un'azienda giovane, diversa e trasparente, come quella in questione, può anche farsi promotrice di buoni comportamenti.
    Pascal Duquenne, affetto da trisomia 21, fu consacrato attore dal Festival di Cannes con il premio della migliore intepretazione per il film “L'ottavo giorno” nel 1996. Allora recitava accanto a Daniel Auteuil nei panni di Georges, un trisomico il quale, rifiutato da molti, alla fine si suicida. Invece, nella clip del nuovo operatore discount, Simyo, Pascal Duquenne recita se stesso, nei panni del disabile alle prese con la vita quotidiana. “Adoro telefonare a 19 centesimi al minuto, a qualsiasi ora e verso qualsiasi operatore”, dice con la sua voce lenta, pastosa e blesa. Mentre pronuncia la battuta ostentando senza complessi la zeppolina, gli occhietti sbilenchi gli sorridono felici. “Je suis ok pour en parler. Si vous êtes comme moi, l'offre Simyo peut vous intéresser”, avverte sicuro prima di inanellare le tariffe. La performance dura in tutto 34 secondi. Poi una voce femminile fuori campo riempie gli altri otto ripetendo il concetto.

    La novità ha scatenato l'entusiasmo, ma anche qualche riserva. La pubblicità che mette in scena il down passa per un “sacré coup de com” fra gli esperti del ramo ed è stata premiata dalle reazioni del pubblico. “Pascal è uno che su questo prodotto non può mentire”, ha detto Georges-Mohammed Chérif, il responsabile di Buzzman, l'agenzia che ha diretto la campagna. I ragazzi trisomici non mentono e Pascal è un tipo caloroso, spontaneo verace, come illustra l'altra clip sul dietro le quinte della campagna che figura sul sito della Simyo. I pubblicitari francesi hanno fatto le cose per benino, testando prima il terreno delle varie associazioni a sostegno dei trisomici con un sondaggio ad hoc. “Se avessero risposto in modo cauto, avremmo rinunciato. Invece il video l'abbiamo girato con la loro benedizione”, ha spiegato Chérif, tant'è che parte dei proventi sono stati versati all'associazione “L'ottavo giorno” fondata dalla madre di Pascal Duquenne. Intanto i responsabili della Simyo si prodigavano per far conoscere la filosofia del loro nuovo marchio: “Vogliamo creare una differenza, i nostri valori sono l'onestà, la giustizia, la trasparenza; per questo vogliamo considerare i diversi come persone normali e trattarli con rispetto, empatia e benevolenza”.

    Tutto bene, dunque. Invece no. Nella laica Francia, dove ogni giorno nasce più di un bambino Down e il 96 per cento dei feti affetti da trisomia 21 viene abortito, mentre 50 mila trisomici sono in attesa di un protocollo medico che ancora non esiste, perché non si finanziano le ricerche, c'è pure chi protesta contro lo sfruttamento dell'handicap nella pubblicità. Eppure anche gli economisti sanno che un disabile cambia la vita. Non soltanto in tv, ma nelle aziende, negli uffici, sui posti di lavoro dove se ne raccomanda l'assunzione: perché il sorriso di un trisomico aumenta la produttività più di ogni altro incentivo. Infatti basta guardarlo per considerare meschine le frustrazioni di noialtri uguali e normali.