Solo cinque partiti

Salvatore Merlo

Lo sbarramento sarà al 4 per cento, le preferenze ci saranno e FI alla fine si è acconciata ad accettarle sebbene ancora prema affinché si riducano a una singola scelta: “Nella circoscrizione Italia centrale, per esempio, sono tre – spiegano nel Pdl – Forse si può trovare il modo di ridurle”.

    Lo sbarramento sarà al 4 per cento, le preferenze ci saranno e FI alla fine si è acconciata ad accettarle sebbene ancora prema affinché si riducano a una singola scelta: “Nella circoscrizione Italia centrale, per esempio, sono tre – spiegano nel Pdl – Forse si può trovare il modo di ridurle”. E' la riforma della legge elettorale europea di cui Pd e FI stanno discutendo e che Lega, Udc e dalemiani del Pd attendono di capire bene: “Non vorremmo – dice Lorenzo Cesa – che le liste bloccate rientrassero dalla finestra”. I tempi sono stretti, deve essere approvata dal Parlamento entro fine marzo ma non arriverà in Aula senza un preventivo accordo politico. La trattativa riguarda principalmente Pd veltroniano e FI, se ne occupano i capigruppo della Camera Antonello Soro e Fabrizio Cicchitto e a un livello più alto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito con il vicesegretario del Pd Dario Franceschini.

    L'idea è quella di disegnare un sistema che confermi i cinque maggiori partiti (Pdl, Pd, Lega, Idv, Udc). Una legge che dunque non risulti sgradita ai principali alleati del Cav. e Veltroni ma elimi le “ali” e “i piccoli”, a destra come a sinistra. Le resistenze ovvie vengono proprio dai partiti che alle ultime elezioni sono stati esclusi dal Parlamento e dagli alleati minori (i Radicali, il Pri, la Dca, il Psi e così via). Resistenze scontate. Quello che FI e i democratici vogliono evitare è che si mettano in mezzo Bossi, Casini e D'Alema. Per questo la legge avrà uno sbarramento (ma non eccessivo) e avrà le preferenze (sebbene forse ridotte). Lo schema è stato discusso e approvato dal coordinamento politico allargato del Pd (“sbarramento al 4 per cento e preferenze? La riforma la facciamo anche domani”, dice al Foglio il senatore Stefano Ceccanti).

    La novità è che sta bene anche a FI: “Ma dobbiamo convincere Bossi”, dicono. Il leader leghista aveva detto picche pochi giorni fa, eppure forse il 4 per cento lo accetterebbe se FI insistesse offrendo una contropartita ché – spiegano nel Pdl – “la Lega per noi non fa nulla gratis”. L'Udc non salta di gioia all'idea, è vero che non avrebbe più tra i piedi la concorrenza “velleitaria – parole loro – di Mastella e company” ma chiede in sostanza un accordo al Cav: FI non presenti “liste disturbo, le solite micro Dc per rubare zeri virgola a Casini”. Se andasse bene anche a D'Alema, paladino della sinistra radicale e del neoulivismo, allora è fatta. “A scriverla ci vogliono cinque minuti, è lunga un rigo”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.