Lo strano caso degli opinionisti che negano l'esistenza dell'opinione pubblica

Alfonso Berardinelli

I due maggiori opinion makers della sinistra, Eugenio Scalfari e Nanni Moretti, hanno inventato in questi giorni una teoria allarmante e incredibile: secondo loro, in Italia l'opinione pubblica non c'è più.

    I due maggiori opinion makers della sinistra, Eugenio Scalfari e Nanni Moretti, hanno inventato in questi giorni una teoria allarmante e incredibile: secondo loro, in Italia l'opinione pubblica non c'è più.
    Comincio ad avere dei dubbi. Forse le star intellettuali dello schieramento elettorale sconfitto stanno impazzendo. L'antiberlusconismo ossessivo gli fa male. Ogni settimana ne inventano una grossa. Prima Asor Rosa ha cercato di lanciare l'idea che il fascismo era meglio dell'attuale governo. Ora, secondo Scalfari e Moretti, sarebbe sparita l'opinione pubblica. Siamo, mi pare, al suicidio teorico, alla negazione di sé e dell'evidenza.

    Ma come? L'opinione di sinistra, o più precisamente antiberlusconiana, usa tutti i mezzi, spara tutte le sue cartucce e trionfa, ma coloro che la creano negano che esista. Qualche giorno fa, un editoriale di Scalfari sulla Repubblica annunciava proprio questo a piena voce: l'opinione pubblica non ha più voce! E la Repubblica, allora? Scalfari stesso? Non ci sono? Non parlano? Esistono o no? Non hanno lettori e seguaci devoti? Li hanno, eccome.

    Il solo giornale italiano che fa opinione a tutti i costi, con un continuo sforzo creativo di gruppo e di squadra, è la Repubblica, solo vero partito e organo di partito della sinistra: e questo stesso giornale nega la propria esistenza, nega la propria importanza.
    Evidentemente l'eccesso di inventività critica porta all'accecamento. Io non credo che il consenso a Berlusconi sia automatico e dogmatico come loro credono. Credo anzi che grazie all'influenza del partito di Scalfari l'antiberlusconismo sia diffuso nella maggioranza degli italiani. Senza dubbio l'antiberlusconismo ha impoverito e deformato le idee della sinistra, ma dispone pur sempre delle teste più brillanti, delle voci più autorevoli e delle lingue più sciolte: Curzio Maltese e Umberto Eco, Michele Serra e Giorgio Bocca, Giovanni Sartori e Michele Santoro, Roberto Benigni e Marco Travaglio, Antonio Di Pietro e Toni Negri, Paolo Flores d'Arcais e Sabina Guzzanti, Beppe Grillo e Claudio Magris, Adriano Prosperi e Paul Ginsborg, Gustavo Zagrebelsky e Rossana Rossanda, Andrea Camilleri e Furio Colombo eccetera eccetera eccetera.
    Tutte queste voci non fanno opinione critica? Che cosa fanno allora? Quale oscuro morbo deprime questi nostri protagonisti dell'opinionismo militante, fino a spingerli a teorizzare la propria inesistenza? Oppure nessuno osa contraddire Scalfari e Moretti, rompendo quel regime unanimistico tanto amato a sinistra? Perché immaginare che Berlusconi sia un manipolatore onnipotente? Berlusconi è un sintetico esemplare di italiano di oggi, non è un demiurgo. Se fa un po' impazzire gli intellettuali, questo non vuol dire che abbia fatto impazzire tutti.

    Il compianto per la scomparsa dell'opinione pubblica in verità nasce da un equivoco. Nella sinistra si sono spesso scambiate le idee con la prassi, la critica intellettuale con l'opinione diffusa e influente. Si confonde la conquista dell'opinione pubblica con la vittoria elettorale, si confonde il senso comune con chi momentaneamente lo rappresenta in Parlamento e al governo.
    La mia modesta ipotesi intuitiva è che la maggioranza degli italiani non ama affatto Berlusconi, non ne è affatto entusiasta, non gli crede. Però alla fine lo vota, piuttosto che votare Romano Prodi, Walter Veltroni, Francesco Rutelli, Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio.

    Il fatto che Nanni Moretti sia intelligente, simpatico e piaccia sullo schermo non vuol dire che sia ritenuto un'autorità in materia di immigrati, di tasse, di ordine pubblico, di nettezza urbana, di scuola. L'opinione critica esiste, solo che alla critica intellettuale può capitare di essere impotente e impopolare. Se fosse per le mie opinioni critiche, i romanzi di Umberto Eco e il libro di filosofia di Severino potrebbero sprofondare nella pattumiera. Ma per fortuna questo non avviene. Per fortuna, le mie opinioni critiche non hanno potere e non danno ordini alla realtà. Bisogna aspettare. E spesso bisogna rassegnarsi al fatto che la critica, come la poesia, “makes nothing happen”, non fa succedere niente. Se Spinoza aveva ragione, e tutto quello che accade ha una ragione, si tratta di capire perché una sinistra di comici, di giornalisti, di universitari, di magistrati, di club esclusivi e di conventicole, che sembra abitare dentro un Palazzo senza finestre, è facile che perda le elezioni. Non si può avere tutto, glamour e potere.