Basket Obama

Stefano Pistolini

Potete pensarla come vi pare, ma qui c'è di mezzo la dimensione atletica. La corsa di Obama alla presidenza sta diventando, ogni giorno di più, anche un defilé di strapotere muscolare e il trionfale tour in Europa e medio oriente rafforza l'impressione.

    Potete pensarla come vi pare, ma qui c'è di mezzo la dimensione atletica. La corsa di Obama alla presidenza sta diventando, ogni giorno di più, anche un defilé di strapotere muscolare e il trionfale tour in Europa e medio oriente rafforza l'impressione. Da quando è stato chiaro che il duello finale avrebbe contrapposto Obama il giovane, il bello, il tirato a lucido, quello con un rispettabile pedigree da atleta universitario, quello che ancora oggi si tiene su, insomma il presidente-ragazzo nel pieno delle sue forze da 47enne, al macilento John McCain, al suo melanoma, al braccio che non funziona, alle ferite di guerra, a quella copertina di Vanity Fair che lo effigia come un nonno col girello (per il gusto di fare uno sberleffo al New Yorker dell'Obama in turbante), gli “imagemakers” di Obama hanno cominciato a calcarci la mano – il giovane che avanza che fa un boccone del vecchio che arranca e l'iconografia di Obama sportsman ha dilagato. Prima la notizia che appena poteva Obama correva a farsi gran passeggiate in bicicletta. Poi le indiscrezioni per la sua crescente passione per le sedute in palestra – 24 ore di esercizi nei 7 giorni precedenti al viaggio all'estero, coi cronisti disseminati attorno alla sua casa che lo intercettavano in maglietta e calzoncini, sulla strada di un'altra seduta di workout. Quindi il sospetto dei malfidati: forse Obama ha trasformato la palestra in un ufficio politico segreto, ed è là che tiene le riunioni per scegliere il suo vice. Teoria questa, suffragata dal un particolare rivelatore: all'uscita dalla palestra, come nelle foto che lo ritraggono in blazerino e coreani mentre porta a cena la sua signora, insomma dopo un paio d'ore di duro lavoro, Obama appare perfettamente asciutto. Non una stilla di sudore. Levigato come una statua. Ma ecco spuntare la smentita del suo staff: Obama non suda. Chi lo segue lo sa benissimo. Chiedetelo ai fotografi che lo ritrassero quando si esibì in una partita coi giocatori dell'Università del North Carolina. Fresco come una rosa, già all'uscita dal campo. E del resto di pallacanestro presidenziale se ne vedrà un sacco, con Obama alla Casa Bianca. Si dà già per certo la costruzione di un campo privato, sul quale si delizierà d'invitare i migliori dei due continenti, Kobe per gli Stati Uniti, Yao per la Cina, Tony Parker a rappresentare Sarkozy, Novitzky per la Merkel – pensate che partitelle, come neppure Nixon ai tempi del ping pong. Obama la carta del presidente-campioncino l'ha giocata subito, appena atterrato in Kuwait: ha salutato soldati e soldatesse soprattutto di colore, poi ha pronunciato un discorso nella palestra della base, e infine ha fatto qualcosa di molto speciale: s'è fatto dare un pallone da basket, s'è avviato sul campo, ben dietro la linea da tre punti e sfidando una magra epocale ha tirato. Beh, il candidato democratico alla Casa Bianca, il presidente atleta che non suda, quel tiro che poteva costargli la faccia, l'ha messo dentro al primo colpo. A McCain uno scherzetto così costerà qualche decina di migliaia di voti. E poi che non si dica che l'elezione 2008 non è la migliore saga americana da un bel pezzo in qua.