Passeggiate europee

Ecco come cambierà la Commissione europea che per Berlusconi potrà ancora essere guidata da Barroso

David Carretta

“Nessuno pensa di dover rivisitare" il Trattato di Lisbona, “deve essere approvato così com'è”, ha detto Silvio Berlusconi in una conferenza stampa con il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso.

    “Nessuno pensa di dover rivisitare" il Trattato di Lisbona, “deve essere approvato così com'è”, ha detto Silvio Berlusconi in una conferenza stampa con il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. Se sulla forma il Cav. ha ragione, Nicolas Sarkozy intende comunque apportare un ritocco sostanziale alle future regole europee per convincere l'Irlanda a indire un nuovo referendum e superare il “no” del 12 giugno scorso. Il piano della presidenza di turno dell'Unione europea è di sacrificare la riduzione delle dimensioni della Commissione per garantire all'Irlanda un commissario permanente. Il trattato di Lisbona prevede dal 2014 che il numero dei commissari sia equivalente ai due terzi del numero di paesi membri, ma precisa che il Consiglio europeo, all'unanimità, può “modificare questo numero”.

    Originariamente pensata per ridurre ulteriormente le dimensioni di un esecutivo comunitario sempre più pletorico, la norma sarà usata per fare il contrario: i Ventisette potrebbero decidere che la Commissione continuerà a essere composta da un commissario per paese, Irlanda compresa. Per rendere ancora più blindata l'offerta, Sarkozy pensa di approvare una nuova dichiarazione del Consiglio europeo che ribadisca le garanzie già date a Dublino nel corso degli anni: l'Ue non si occuperà di aborto, la neutralità irlandese non è in discussione e l'unanimità continuerà a essere la regola per la fiscalità comunitaria. Il 21 luglio Sarkozy andrà a Parigi per incontrare il governo irlandese che, nel frattempo, ha commissionato un sondaggio per sapere se i suoi cittadini hanno votato davvero “no” al trattato. La ricerca, ha spiegato il ministro degli Esteri, Michael Martin, è “un passo iniziale importante nell'identificare un modo per andare avanti”: in altre parole, scoprire che gli irlandesi non hanno votato contro l'Europa è la precondizione per avviare il percorso che deve portare a un nuovo referendum.

    Dublino spera che i risultati siano analoghi a quelli di Eurobarometro, secondo cui l'Irlanda è uno degli stati più proeuropei. Il rapporto del governo dovrebbe essere pronto per settembre e sarà discusso al Consiglio europeo di ottobre. Ma per trovare una soluzione bisognerà aspettare dicembre, perché annunciare troppo presto un nuovo referendum potrebbe essere controproducente di fronte a un elettorato irlandese orgoglioso.

    Intanto, a Strasburgo la scorsa settimana, Sarkozy ha cominciato a parlare di “Europa a due velocità come ultima soluzione”, una minaccia velata per far comprendere agli irlandesi che il loro voto conta. Il presidente francese si è anche liberato del problema polacco. Dopo un colloquio a Parigi a margine del Vertice sull'Unione per il Mediterraneo, il presidente euroscettico, Lech Kakczynski, ha promesso di non creare “ostacoli” alla ratifica di Lisbona da parte della Polonia.