Austria-Germania 0-1

Meglio le nazionali delle pornostar

Maurizio Crippa

Le cose migliori si erano già viste nel pomeriggio, quando su una spiaggetta in riva al Danubio si erano date battaglia calcettistica le nazionali delle pornostar di Austria e Germania. Invece la sera, nonostante i ventidue marcantoni in campo e la camicia attillata di Loew, lo spettacolo è stato assai meno avvincente.

    Austria-Germania 0-1
    Le cose migliori si erano già viste nel pomeriggio, quando su una spiaggetta in riva al Danubio si erano date battaglia calcettistica le nazionali delle pornostar di Austria e Germania. Invece la sera, nonostante i ventidue marcantoni in campo e la camicia attillata di Loew, lo spettacolo è stato assai meno avvincente. Per 45 minuti il portiere austriaco, Macho di nome ma non proprio di fatto, non ha dovuto neanche sudare troppo per tenere a bada le intemperanze degli attaccanti tedeschi, quantomai indecisi su quale strada imboccare: se dare sfogo alle pulsioni nazionali per la geometrica volontà di potenza, e fare polpette dei cugini austriaci; oppure continuare a intorcinarsi nell'incubo di questi Europei e abbandonarsi stremati, nella città del dottor Freud, a una definitiva e letale crisi di identità. Dall'altra parte della barricata, i cugini (calcisticamente) poveri dell'Austria erano alle prese con i più tipici incubi nazionali: se cioè rassegnarsi alla consueta irrilevanza, ancorché di nazione ospitante, e salutare la compagnia con la tristezza di quel golletto e di quel punticino raccattati con la Polonia (sì, va bene, è un'immagine persino straziante, sembra un film di Haneke), oppure sfoderare l'orgoglio del passato che fu. E sperare di ripetere l'impresa, rievocata un paio di milioni di volte dai media austriaci, della vittoria per 3 a 2 sui tedeschi ai Mondiali argentini del 1978, che mandò a casa i cugini (calcisticamente) ricchi. Essendo di tal fatta le condizioni psico-ambientali per la sfida intra-tedesca, è quasi normale che la scena clou sia stata quella del momento di follia dei commissari tecnici. Al quarantesimo del primo tempo, approfittando di un animato alterco in lingua germanica al di fuori dell'area tecnica – che aveva messo di mezzo pure il quarto uomo – l'arbitro Mejuto Gonzalez ha dediso di animare la serata, e con coup de théâtre ha espulso in simultanea il tedesco Joachim Loew e l'austriaco Josef Hickersberger. In Italia, i due sarebbero stati trascinati via mentre davano in escandescenze, e sarebbero stati inghiottiti da un tunnel o da un sottoscala degno di un Cpt per immigrati. Invece, al Prater, i due si sono stretti la mano, hanno salito pochi gradini e si sono accomodati in tribuna d'onore, Loew addirittura a fianco di una lusingatissima Angela Merkel. Il tempo per godersi, a inizio ripresa, la fucilata di Ballack che il povero Macho non ha potuto parare, e che ha ridato un po' d'orgoglio machista alla nazionale di Germania. Allontanando gli psicanalisti e prima che finisse tutto a puttane.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"