Spagna-Svezia 2-1

Il perfetto suicidio svedese

Maurizio Crippa

Ci mancava proprio, il cupo dilemma morale da film svedese degli anni Cinquanta. Come un teologo luterano dell'università di Uppsala, alla fine il ct Lars Lagerbaek è l+ sul prato che si chiede: ma il suicidio perfetto, sarà moralmente accettabile, oppure no?

    Spagna-Svezia 2-1
    Ci mancava proprio, il cupo dilemma morale da film svedese degli anni Cinquanta. Come un teologo luterano dell'università di Uppsala, alla fine il ct Lars Lagerbaek è l+ sul prato che si chiede: ma il suicidio perfetto, sarà moralmente accettabile, oppure no? Il suicidio perfetto gli integerrimi svedesi lo compiono al 92esimo, quando da bravi menagrami Alessandro Forti e Carolina Morace hanno già sentenziato una trentina di volte: “Eh, ai tifosi svedesi il pareggio sta proprio benone”. Detto fatto, dopo una partita in difesa, perfetta per ingabbiare nella noia scandinava le velleità delle Furie rosse, concedono in una volta sola un contropiede e due errori di fila, e David Villa, il puntero delle Asturie, mette dentro il gol della vittoria. Eppure, per tutta la partita gli uomini di Lagerbaek erano riusciti a metter su una corrida lenta, e i talentuosi torelli spagnoli avevano finito per dare cornate contro al nulla. Anche se dopo un quato d'ora l'unico biondo appariscente in scena a Innsbruck, Fernando Torres con la sua faccina da efebo che sarebbe piaciuta a Bergman, l'aveva già messa dentro. L'unico dilemma morale ad incupire la Svezia (ma anche gli interisti) per tutto il primo tempo, erano state in realtà le condizioni del gionocchio di Ibraimovic. Il Genio c'era, dopo mezz'ora aveva fatto su come un birillo Sergio Ramos, aveva pareggiato il conto, e dopo 45 minuti aveva salutato. Per il resto del tempo, gli svedesi si erano affidati alla voglia di non fidarsi, palle lunghe buttate avanti nel vuoto metafisico, piuttosto di rischiare un contropiede, e vediamo se la Spagna ci riprova. E gli spagnoli che si incazzano, a un certo punto ci provano anche col portiere Isaksson steso a terra, un po' antisportivo persino per gente abituata a matare il toro quando è stremato, ma niente di niente. Ma poi ci pensano gli svedesi, a risolvere il dilemma del suicidio perfetto.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"