Italia-Francia 2-0

Donadoni ha imparato: ricusato un arbitro, arriva quello giusto

Maurizio Crippa

Rialzati, Italia! I gatti neri e gli arbitri cornuti avevano messo in ginocchio la Nazionale peggio di una banda di magistrati comunisti pronti a tutto pur di guastare il nuovo clima del paese?

    Italia-Francia 2-0
    Rialzati, Italia! I gatti neri e gli arbitri cornuti avevano messo in ginocchio la Nazionale peggio di una banda di magistrati comunisti pronti a tutto pur di guastare il nuovo clima del paese? Niente paura, Roberto Donadoni ha mica lavorato invano tutta la vita per la ditta. Chiamare Van Basten? Ma va! Sarebbe come mettersi con le chiappe al vento in favore di pubblico come Nanni Moretti in “Caos calmo”, roba da farsi ridere dietro persino da Marisa Trombetta. Chiamare Trapattoni e farsi spedire dell'acqua benedetta? Sarebbe più patetico di una replica di Don Matteo, tanto varrebbe schierare Bernabei dietro alle punte. Invece, colpo di genio, ha chiamato direttamente l'avvocato Ghedini e si è subito fatto mandare il fac-simile precompilato di quel portentoso modello universale ricusa-giudici-che-ci-stanno-sulle-balle appena messo sul mercato, e ha constatato che funziona a meraviglia anche all'Uefa. Meglio delle percussioni di Grosso sulla fascia. Così l'arbitro Lubos Michel alla prima occasione fa vedere di che pasta è fatto, fischietto in bocca e mano al cartellino con l'aria di dire: “Mai firmato un appello delle giacchette rosse, io”. E pronti via al venticinquesimo era già tutta discesa. Per il settore gatti neri, se non è merito delle zie suore di qualcuno, diciamo che il conto si è pareggiato da solo, e anzi l'Italia adesso è in avanzo. A spese del povero Scarface Ribery: un controsenso narrativo, s'è mai visto che il più tosto della gang dei marsigliesi deve mollare l'osso alla seconda inquadratura? E a vantaggio di Daniele cocco de Roma De Rossi, che al minuto 17 del secondo tempo tira una punizione che francamente l'avrebbe parata persino Mister Big Coupet, ma Henry gliel'ha deviata da tutt'altra parte, con una precisione così letale che è sembrata quasi, più che un tocco di sfiga, un atto di consapevole disperazione. L'unico a portarsi dietro il gattaccio è Luca Toni, che non riuscirebbe a centrare la porta neanche se gliela portassero a casa.
    Rialzati, Rai! Il combinato disposto dell'Italia che vince e della Romania che perde riporta l'adrenalina della banda di Raisport a livelli da Mondiale tedesco. Civoli a ogni azione lancia gridolini come una groupie d'altri tempi, forse “un tantino iperaggettivante”, come direbbe Marina Valensise se scrivesse di calcio: “Magnifico, lucido, strepitoso” ogni volta che una maglia bianca, cioè azzurra, tocca la palla per più di tre volte di seguito. In attesa che Tremonti, oltre che le province inutili e le comunità montane depenni anche la metà dei centomila programmi, collegamenti e postazioni all'aperto allestite dal servizio pubblico, pure Jacopo Volpi a “Notti Europee” sembra quasi uscito dal letargo. Avessero fatto un pubblico concorso per assumere il giornalista meno capace di porgere la battuta a Teo Teocoli, che se ne sta lì come un Lawrence Olivier costretto a recitare coi Legnanesi, avrebbe vinto lui. In compenso, l'ex arbitro Tombolini è cotto a puntino per passare all'“Isola dei famosi”. Ma forse lo ricuserebbero anche lì.
    Rialzati, Domenech! Il vecchio Raymond non l'ha presa bene, e ci spiace. Ieri sera era così stonato da scambiare la conferenza stampa per una bomboniera, e annunciare alla Francia attonita che avendo fallito con i Bleus, preferiva sposarsi con la fidanzata Estelle. Sembrava il finale di uno di quei film di Daniel Auteuil, che lui c'ha sempre un cuore in inverno e la faccia di uno che avrebbe bisogno di un lifting, se non costasse troppo. Epperò c'è sempre una donna che di mestiere fa la restauratrice di arpe birmane e in un'altra vita avrebbe potuto dargli un figlio. Peccato che Domenech, più che assomigliare ad Auteuil, sia il gemello separato di Vittorino Andreoli. E questo senz'altro gli complicherà le cose. Auguri.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"