Confermato l'arresto al primario della Santa Rita, ma sui decessi la "causalità è da dimostrare"

Pagina per pagina, la vera storia lombarda di una clinica mostrificata

Cristina Giudici

Abbiamo letto con attenzione le trecento pagine dell'ordinanza di custodia cautelare contro i dirigenti e i medici della clinica privata Santa Rita e vorremmo provare a fare una battuta, a dire che d'ora in poi ci cureremo solo con i fiori di bach, ma è difficile in questo caso affidarsi al sarcasmo. Perché il quadro che emerge è piuttosto agghiacciante: una truffa ai danni della regione Lombardia con rimborsi illeciti per il biennio 2005-2006 che raggiunge la somma di 2,5 milioni di euro.

    Dal Foglio del 13 giugno 2008

    Milano. Abbiamo letto con attenzione le trecento pagine dell'ordinanza di custodia cautelare contro i dirigenti e i medici della clinica privata Santa Rita e vorremmo provare a fare una battuta, a dire che d'ora in poi ci cureremo solo con i fiori di bach, ma è difficile in questo caso affidarsi al sarcasmo. Perché il quadro che emerge è piuttosto agghiacciante: una truffa ai danni della regione Lombardia con rimborsi illeciti per il biennio 2005-2006 che raggiunge la somma di 2,5 milioni di euro. Secondo la ricostruzione dell'accusa, il principale imputato, il dottor Brega Massone, primario del reparto di chirurgia toracica, avrebbe eseguito ottantotto interventi chirurgici non necessari, anzi, assolutamente ingiustificati dal quadro clinico dei pazienti. Così, si trovano casi di donne alle quali sono state asportate ghiandole mammarie anche se poi i noduli sono risultati benigni. Si trovano interventi invasivi, “aggressivi” – questo è il termine che usa l'accusa – su pazienti molto anziani e che in cinque occasioni si sono conclusi con il loro decesso (per questo, fra i reati contestati a Brega Massone c'è anche quello di omicidio volontario).

    L'avvocato del primario, Giuseppe Cannella, minimizza: ritiene che le intercettazioni vadano ridimensionate perché sono state fatte quasi esclusivamente quando il suo cliente aveva già ricevuto l'avviso di garanzia. Cannella ammette in parte di avere fatto qualche pasticcio con le carte per i rimborsi del Drg, la somma rimborsata alla clinica per le prestazioni sanitarie, e dice al Foglio che a conti fatti “nei cinque interventi per i quali si ipotizza l'omicidio volontario, Brega avrebbe guadagnato solo poche migliaia di euro”. Ma a leggere le carte, ciò che emerge per tutti gli indagati è un'accusa molto grave, quasi una mercificazione dei corpi, soprattutto quelli dei pazienti anziani.

    A leggere le intercettazioni, i medici indagati manifestano anche un involontario umorismo. Come quando parlano di un chiodo impiantato in un arto sbagliato estratto e reimpiantato senza sterilizzarlo. E il medico commenta: “Mica si poteva buttarlo via, siamo matti, costa 445 euro più iva (…)”. Giustificazione deontologica? Aggiunge il medico: “Ecco se il malato ha 90-95 anni ha una brevissima aspettativa di vita…”. “Eh, eh, eh”, se la ride il suo collega. Oppure davanti a un malato che era sul punto di morte e viene trasferito nel reparto ortopedico si commenta così: “Ha ottanta e passa anni e ha fatto la campagna di Russia, ma tutti devono vivere fino a centocinquanta anni?”. E ancora: Quando si tratta di un figlio di un paziente, infuriato perché ritiene che un intervento sia inutile, la conclusione è questa: “Allora lo portiamo in un altro ospedale”. Cose così, insomma. Nulla ovviamente che faccia ipotizzare omicidi premeditati, ma solo interessati, questo sì, ad accumulare in fretta i Drg. Dunque al semplice volume del fatturato, al punto da mettersi d'accordo su come modificare le cartelle cliniche di fronte a interventi sbagliati.

    Certo, c'è anche qualcuno apparentemente onesto che distribuisce giudizi severi e riferendosi ai direttori sanitari dice: “Se si fanno lavorare i banditi, i truffatori, poi gli onesti ci vanno di mezzo”.
    All'imputato principale, il primario Brega Massone, l'indagine giudiziaria dedica centocinquanta pagine. Brega, nel 2007, quando sa di essere indagato spiega la sua filosofia di cura e la mette così: “I Drg li troveranno pompati perché per un periodo le mammelle venivano messe come non si potevano mettere, ma la direzione sanitaria lo sapeva e adesso fanno tutti gli gnorri (…). Io pescavo dappertutto, da Lodi tiravo fuori fuori le mammelle, i polmoni dall'Oltrepò pavese. Pavia e Milano si prendono 800 euro per un polmone, cioè tu fai 15 polmoni o non puoi pagare l'equipe…”.

    Ma alla fine, al di là della discussione politica, fra quelli che pensano che il sistema di accreditamento delle strutture private vada rivisto, e chi invece difende il modello sanitario lombardo, e ancora chi ritiene che invece l'inchiesta giudiziaria verrà strumentalizzata per contrastare il progetto federalista di Formigoni che vorrebbe destinare molti miliardi di euro alla sanità, pesano molto le parole del professor Sartori – direttore della divisione, docente di chirurgia toracica, consulente della procura – che ha concluso così: “Il dottor Brega Massone, con la collaborazione di Presicci, sembra avere una sola condotta: ‘Operare qualsiasi paziente gli capita a tiro indipendentemente dall'età e dagli esami clinici e radiologici che spesso non consulta e dei quali non tiene conto'”.