Oggi Italia-Romania, decisiva per passare ai quarti di finale

Mutu, il paradosso del rumeno che l'Italia vorrebbe tenere ma non può

Beppe Di Corrado

Questo rischia di andarsene. A Gelsenkirken che non è Firenze e nessun'altra città italiana. Quattro milioni qui non glieli dà nessuno ad Adrian Mutu: troppi per la Fiorentina, troppi per la Roma, troppi per tutti. Dicono non voglia andare, però andrà. E' il controsenso del rumeno che l'Italia vorrebbe, ma che non può tenere. S'affaccia sul resto e sui resti della cronaca opposta e diversa, quella che racconta il contrario.

    Questo rischia di andarsene. A Gelsenkirken che non è Firenze e nessun'altra città italiana. Quattro milioni qui non glieli dà nessuno ad Adrian Mutu: troppi per la Fiorentina, troppi per la Roma, troppi per tutti. Dicono non voglia andare, però andrà. E' il controsenso del rumeno che l'Italia vorrebbe, ma che non può tenere. S'affaccia sul resto e sui resti della cronaca opposta e diversa, quella che racconta il contrario. L'Italia ha paura: oggi il campo, Zurigo, e questo qui che è cresciuto dopo essere stato ragazzino, è andato, tornato, ha sbagliato e recuperato. Milano, Verona, Parma, Londra, Torino, Firenze. Nomade? Nomade: a 29 anni ha girato. Gol. Diciassette in campionato, sei in coppa Uefa quest'anno. Perché era dolce Firenze che l'ha preso e l'ha trasformato in un idolo: il portafoglio in coccodrillo conta di più dei numeri, dei baci alla curva Fiesole. Della Valle cerca un altro, l'Italia oggi cerca di annullarlo. Spaventa Mutu, più di Van Nistelrooy che sembrava rotto prima di cominciare questo Europeo. Spaventa perché è veloce, molto di più di Barzagli, di Panucci, di Materazzi, di Chiellini: rapido, tecnico, abile, preciso. Destro-sinistro.
    L'Italia s'appende all'idea che fallisca, che faccia come con la Francia, dove non s'è visto, nascosto e lontano, isolato e inutile. Però qui è diverso. Mutu è tutto: è l'amico rivale, è la paura di essere eliminati da uno a cui hai dato il pane, i soldi, la fama, la gloria, il futuro. Hanno già tirato fuori i campi rom, la povera Giovanna Reggiani e il vigliacco Mailat. Adrian non ha seguito allora, figuriamoci adesso. Ascolta solo quell'infame di Gheorghe Hagi che non lo sopportava perché era forte forse più di lui, perché probabilmente gli prenderà il record di gol in Nazionale, perché in Italia Adrian ha sfondato e lui no. Disse che era un immaturo. Non originale, Gheorghe. L'ovvietà servita come il cianuro in pillole al momento giusto, quando Mutu era debole, anzi debolissimo, quando era piccolo, anzi piccolissimo: Mutu aveva tutto e stava bruciando tutto. Ora è il contrario. Il fantasma di Hagi rimane solo come sagoma da superare alla prossima punizione. Giro, incrocio dei pali e poi la corsa verso la curva con l'indice agitato alla Fiesole.

    Dall'Italia a Londra e ritorno

    C'è Victor Piturca che fa il commissario tecnico e che gli ha tolto l'ossessione di diventare il più forte a tutti i costi: “La maturità, l'esperienza e la stabilità familiare grazie al secondo matrimonio gli hanno permesso di passare dallo status di playboy a quello di leader della Romania”. C'è Prandelli, anche. L'unico motivo per non andarsene e l'ultimo che si arrenderà all'idea di perderlo: “Un padre, un fratello, un amico”. Perché è dai tempi dell'Arges Pitesti, che Mutu non ha un mister così. L'Inter se lo prese perché lì faceva i numeri del fuoriclasse più forte della storia del suo paese e perché quando arrivò alla Dinamo Bucarest non cambiò neppure un po': 22 gol in 33 partite a vent'anni. Milano quindi, poi Verona e Parma. Cioè Cesare. E anche Adriano, quello che ora sembra lui di Londra, ovvero la tappa successiva all'Emilia. Londra e dunque Chelsea. Londra e il caos nella vita. Mourinho che con lui è stato invisibile, la moglie che l'ha lasciato, l'incrocio con un'attrice porno, la cocaina. Adesso ritorna quella storia, sotto forma di comunicato e di una richiesta di risarcimento dell'Uefa. Mutu rischia di andarsene da Firenze per colpa di Londra: è l'unico rumeno che l'Europa vuole cacciare dall'Italia. Perché dove li prende quei benedetti dodici milioni? Firenze non gli può aumentare l'ingaggio. Moggi c'ha provato. Moggi nel senso di Alessandro, il suo procuratore. L'ex Gea. C'è aria di calciopoli, altro ricordo.
    Adrian è tornato in Italia per andare alla Juventus, poi ha mollato Torino perché la giustizia sportiva ha retrocesso la Juve. Allora Firenze, che non è stata retrocessa, ma penalizzata. Meno diciannove. Però Prandelli, quello di prima. Se se ne andrà, Cesare sarà l'ultimo a salutarlo. Pantaleo Corvino il primo, perché s'è già incazzato: “Adrian è il giocatore che alla Fiorentina guadagna più di tutti, Gilardino compreso, noi lo abbiamo acquistato quando nessuno credeva più in lui. E gli siamo stati vicini, anche economicamente, durante il contenzioso con il Chelsea. Ci aspettavamo più riconoscenza”. Più o meno è un vattene. Poi dipende. Oggi e domani. L'Europa dell'Italia non è nei piedi di Adrian anche se la faranno passare così. Poi lui ha litigato con Piturca: il ct gli vuole bene, ma non è Prandelli.