Dodici le province coinvolte

Migliaia di morti in Cina per un terremoto iniziato 50 milioni di anni fa

Redazione

Le gru sono ferme, non si sente più il rumore delle betoniere, sono scomparse le scintille che circondavano anche di notte il nuovo palazzo della CCTV, la televisione di stato, uno dei simboli della capitale olimpica e della nuova Cina. E' un segnale. Il terremoto che ha squassato ieri la regione del Sichuan, nel sudovest del paese, ha attraversato altre dodici province. 9.600 persone sono morte nel giro di venti secondi, è ancora impossibile fornire una stima esatta del numero di feriti e dei danni: si tratta della peggiore calamità naturale che si abbatte sulla Cina negli ultimi 32 anni, dal terremoto che rase al suolo la città di Tangshan, nel nord del paese, seppellendo 270 mila persone.

    Pechino. Le gru sono ferme, non si sente più il rumore delle betoniere, sono scomparse le scintille che circondavano anche di notte il nuovo palazzo della CCTV, la televisione di stato, uno dei simboli della capitale olimpica e della nuova Cina. E' un segnale. Il terremoto che ha squassato ieri la regione del Sichuan, nel sudovest del paese, ha attraversato altre dodici province. 9.600 persone sono morte nel giro di venti secondi, è ancora impossibile fornire una stima esatta del numero di feriti e dei danni: si tratta della peggiore calamità naturale che si abbatte sulla Cina negli ultimi 32 anni, dal terremoto che rase al suolo la città di Tangshan, nel nord del paese, seppellendo 270 mila persone. Le infrastrutture, in molti casi, non hanno retto. Almeno due delle maggiori linee ferroviarie sono interrotte; centinaia di persone sono intrappolate in due impianti chimici nel Sichuan, che nel crollo hanno sprigionato ottanta tonnellate di sostanze chimiche portando all'evacuazione della zona. Il terremoto ha abbattuto almeno sei centrali elettriche, in molte zone i soccorsi procedono al buio. L'aeroporto di Chengdu, la capitale della provincia, è stato chiuso e le comunicazioni via cellulare sono state rese quasi impossibili dalla caduta di migliaia di ripetitori.


    Ha retto Internet, tranne nelle zone più colpite, ed è stata determinante per comprendere le dimensioni della tragedia. Pochi minuti dopo il terremoto, registrato dai sismografi alle 14:28 locali, le otto e mezza del mattino ora italiana, il web era già intasato di commenti, fotografie e filmati che restituivano l'immagine di un paese terrorizzato. Manager e lavoratori evacuati dai grattacieli di Pechino. Migliaia di rane che hanno invaso le strade di Taizhou, una città nella provincia del Jiangsu, probabilmente a causa della mancanza di ossigeno nelle acque dei fiumi. Gli operai di Xi'an che si aggirano per la città confusi e terrorizzati. Le voci non confermate, ma provenienti da fonti affidabili, secondo le quali assieme alle migliaia di soldati sarebbero partiti per le zone del disastro anche centinaia di “specialisti dei media” per gestire la comunicazione dall'area della crisi, non hanno più molto senso: i cittadini stavano già facendo la loro parte per raccontare quanto stava succedendo. Difficile rimproverare alle fonti ufficiali cinesi la solita ritrosia nel condividere le informazioni interne: qualcuno ai vertici ha capito che ieri non era il giorno della discrezione. La propaganda, semmai, verrà dopo.



    “Le vittime saranno molte di più”


    Adesso bisogna fare i conti con un numero di morti che aumenta ora dopo ora: dagli iniziali quattro, la cifra è salita a diverse migliaia in serata ma, come spiega al Foglio il professor Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e uno dei massimi esperti di terremoti in Italia, è destinata ad aumentare: “La scossa è stata fortissima – dice – I nostri strumenti hanno registrato una magnitudo 8.0. Credo che le vittime saranno molte di più, anche perché la qualità degli edifici di quella zona è estremamente bassa: è una regione povera, che si è sviluppata recentemente. Il fatto che ci siano danni anche a trecento chilometri di distanza dall'epicentro è significativo della poca affidabilità delle costruzioni di fronte a eventi che in quella zona sono purtroppo frequenti”. La scossa infatti è collegata “al grande processo di scontro tra la placca indiana e l'Asia”, spiega Boschi. E' un fenomeno che dura da 50 milioni di anni “e che ha creato la catena dell'Himalaya, che è in crescita costante e dinamica: in questo processo si verificano delle fratture della crosta, che sono appunto i terremoti”. Non per questo, però, i terremoti sono prevedibili. “La Cina – prosegue il professore – ha il record di vittime in un terremoto, quello del 1976”. Anche in quel caso le cifre ufficiali non furono chiare, c'è addirittura chi parlò di oltre un milione di morti. “Quello di ieri non ha toccato la potenza dello tsunami di Sumatra del 2004, ma è stato quaranta volte più potente del terremoto che distrusse Messina nel 1908: la terra vibrerà come una campana ancora per qualche giorno – conclude Boschi – e ci saranno scosse di assestamento per diversi mesi che potrebbero provocare ancora molti danni”.


    La nuova Cina, quella del palazzo della CCTV e delle Olimpiadi, dei locali alla moda di Pechino e della Borsa di Shanghai, ha un rapporto ambivalente con le sue simbologie e i suoi miti. Sembra nasconderli in superficie per farli riemergere nel privato. Ma già molti tra i più vecchi ricordano che il 1976 fu anche l'anno della morte di Mao, che qualcuno ribattezzò “l'anno dei cambiamenti”. Adesso non c'è tempo per i simboli. Bisogna contare i morti.