Il quarto consiglio a W dal Foglio di oggi. Tra un'ora il prossimo

Girotondo sul carro del perdente/4

Sergio Soave

Il problema preliminare che Walter Veltroni dovrà affrontare è quello di conservare il potere decisionale nel suo partito, in assenza del quale la scelta sulle mosse da compiere sarà l'esito di una complessa, defatigante e forse paralizzante trattativa interna.

    Il problema preliminare che Walter Veltroni dovrà affrontare è quello di conservare il potere decisionale nel suo partito, in assenza del quale la scelta sulle mosse da compiere sarà l'esito di una complessa, defatigante e forse paralizzante trattativa interna. Le dimissioni di Romano Prodi dalla presidenza del Pd, se da una parte mostrano come l'inevitabile conflitto interno alla “diarchia” si sia risolto con l'annichilimento del padre fondatore, dall'altra possono diventare l'occasione per coloro che vogliono condizionare pesantemente Veltroni per ottenere un punto di riferimento forte per la loro aggregazione. Più in generale sarà decisiva la forma che assumerà il Pd, tuttora indefinita, e sulla quale pesa l'ipoteca dei “signori delle tessere” che forse potrebbe essere contratta da una forte scelta di decentramento regionalista, che tra l'altro permetterebbe di evitare il rischio di una chiusura nel recinto di potere appenninico e darebbe qualche possibilità competitiva nel nord. Se sarà in condizioni di decidere, Veltroni dovrà affrontare il tema delle alleanze e quello delle riforme istituzionali. Il primo e l'ultimo di questi argomenti sono in realtà connessi tra loro. La distribuzione dei seggi alla Camera e al Senato, a ben vedere, corrisponde più o meno a quello che sarebbe stato l'esito se per Montecitorio si fosse adottato un meccanismo elettorale di tipo tedesco e per Palazzo Madama quello spagnolo. Se la prospettiva cui punta Veltroni è quella di un'alleanza strategica con l'Udc, ovviamente dovrà propendere per il sistema tedesco; nel caso in cui, invece, preferisse seguire la strada dell'autonoma vocazione maggioritaria, gli conviene il sistema spagnolo (o addirittura quello ipermaggioritario bipartitico che potrebbe uscire dal referendum). Naturalmente in questo campo dovrà cercare un'intesa con la maggioranza, la quale, tuttavia, ha altrettanto vantaggio a trovare una soluzione condivisa. La scelta tra queste due linee di fondo è destinata a incidere anche sulla connotazione generale del Pd. L'alleanza strategica con Pier Ferdinando Casini (con l'ovvia premessa che le alleanze si fanno in due) implica il riconoscimento all'Udc di uno spazio reale di rappresentanza nell'area moderata e nel mondo cattolico, il che simmetricamente spingerebbe il Pd a caratterizzarsi come una sorta di socialdemocrazia moderna, sull'esempio del New Labour di Tony Blair. Questo, però, potrebbe determinare tensioni sia con l'area ex popolare interna sia con la pattuglia radicale. L'altra via, quella più ambiziosa dell'autosufficienza, passa necessariamente per una scelta istituzionale ed elettorale orientata al bipartitismo, che richiede un raccordo molto stretto con il Popolo delle libertà e un conflitto con l'Udc e con l'opinione di estrema sinistra, non più rappresentata in Parlamento ma decisiva in molti casi per il mantenimento del potere locale da parte del Pd.

    Nessuno lo può ingabbiare, per adesso
    Ambedue le scelte, dunque, presentano un certo margine di rischio e non dipendono esclusivamente dall'orientamento del Pd. Questo significa che debbono essere perseguite con una buona dose di abilità tattica, che può essere impiegata solo da un leader che goda di una sufficiente libertà di movimento. Questo riporta, un po' circolarmente, al punto di partenza del ragionamento. Veltroni ha la forza che gli deriva dall'investitura popolare delle primarie, che tuttavia avevano il vizio d'origine di una competizione ad esito predeterminato. La sconfitta elettorale, seppure contenuta e in un certo senso attenuata dalla forza parlamentare confermata, non dà ai signori delle tessere l'occasione per ingabbiare definitivamente il leader in qualche organismo collegiale dominato da loro. Questo dà a Veltroni il tempo e lo spazio per compiere qualche scelta impegnativa giocando d'anticipo, come ha fatto con l'annuncio della corsa solitaria del Pd che ha determinato il tracollo del governo Prodi, peraltro già in evidente stato preagonico. Ma tempo e  spazio utili sono davvero limitati.