Zapatero forma il governo

Tra i popolari spagnoli c'è chi ha voglia di "battaglia delle idee"

Guido De Franceschi

All'interno del Partito popolare spagnolo continuano le turbolenze post sconfitta elettorale. Così, mentre José Luis Rodríguez Zapatero sta confezionando in queste ore il suo nuovo governo, le cose più interessanti avvengono in seno all'opposizione di centrodestra. Ieri è stato il turno di Esperanza Aguirre, presidentessa della regione di Madrid, una delle possibili avversarie di Mariano Rajoy al congresso del Pp di giugno che deciderà la leadership del partito. Rajoy, pur avendo perso due elezioni di fila come candidato premier, punta a continuare alla testa di un Pp in affanno. Aguirre non ha ancora annunciato se contenderà a Rajoy la presidenza del Pp. Ma ieri, intervenendo con un discorso efficacissimo a un incontro patrocinato dal quotidiano Abc, ha fatto molto di più.

    All'interno del Partito popolare spagnolo continuano le turbolenze post sconfitta elettorale. Così, mentre José Luis Rodríguez Zapatero sta confezionando in queste ore il suo nuovo governo, le cose più interessanti avvengono in seno all'opposizione di centrodestra. Ieri è stato il turno di Esperanza Aguirre, presidentessa della regione di Madrid, una delle possibili avversarie di Mariano Rajoy al congresso del Pp di giugno che deciderà la leadership del partito. Rajoy, pur avendo perso due elezioni di fila come candidato premier, punta a continuare alla testa di un Pp in affanno. Aguirre non ha ancora annunciato se contenderà a Rajoy la presidenza del Pp. Ma ieri, intervenendo con un discorso efficacissimo a un incontro patrocinato dal quotidiano Abc, ha fatto molto di più. Rajoy sedeva in platea e Aguirre gli ha impartito una lezione memorabile, insegnandoli una nozione che lui sembra ignorare: il concetto di “battaglia di idee”. Il Pp infatti è sembrato in questi ultimi quattro anni di opposizione, e ancora più in campagna elettorale, un avversario indegno del movimentismo ideologico di Zapatero. Incapace di opporgli un'alternativa, Rajoy si è limitato a dire sempre “no”. Il risultato – dice Aguirre – è stato che il Pp è stato visto come un partito retrogrado, antipatico e antiquato: un “nasty party”. Questo perché si è sottratto alla battaglia, quando invece avrebbe potuto contrapporre a Zapatero un efficace ideario liberale. Aguirre ha fatto un esempio: la legge sul matrimonio omosessuale. Il Psoe ha teso la trappola è il Pp c'è cascato. “Questo dibattito – ha spiegato Aguirre – è stato utilizzato per tracciare una linea che dividesse i cittadini tra quelli che sono a favore della modernità e degli omosessuali, persone che sono state perseguitate per secoli, e quelli che pongono un freno all'avanzamento di nuove forme di famiglia e addirittura guardano con sospetto alla libera sessualità delle persone”. La posizione giusta per difendere davvero i diritti degli omosessuali era quella di opporsi al nome “matrimonio” per le unioni gay, ha detto la presidentessa. Ma la decisione di Rajoy di dire soltanto “no” e l'incapacità del Pp di ingaggiare una battaglia ideologica a tutto campo, basata sui principi liberali, in contrapposizione alla crociata ultralaicista zapateriana imbevuta di statalismo, ha fatto apparire il partito come omofobo e postfranchista e soprattutto a corto di idee forti. “Ma io non mi rassegno”, ha detto Aguirre nel suo discorso. E lo ha detto quattordici volte.