La rovinosa caduta di Eliot Spitzer

Stefano Pistolini

La rovinosa caduta di Eliot Spitzer, governatore dello Stato di New York travolto dalle inconfutabili rivelazioni sul suo debole per le prostitute, pare prelevata di peso da un melò maschilista di Upton Sinclair, per la polvere stantia che solleva e per i personaggi così stereotipati da riportare in auge un'America soldi-azione-sesso-facciata relegata nei vecchi numeri fotografici di “Life”, nelle cronache della politica locale del New Jersey e nel cinema manierista degli epigoni di Scorsese.

    La rovinosa caduta di Eliot Spitzer, governatore dello Stato di New York travolto dalle inconfutabili rivelazioni sul suo debole per le prostitute, pare prelevata di peso da un melò maschilista di Upton Sinclair, per la polvere stantia che solleva e per i personaggi così stereotipati da riportare in auge un'America soldi-azione-sesso-facciata relegata nei vecchi numeri fotografici di “Life”, nelle cronache della politica locale del New Jersey e nel cinema manierista degli epigoni di Scorsese. Basta cominciare dalla faccia di Spitzer, tanto amata dalla base ruspante del suo elettorato, con quei lineamenti scolpiti nel legno massello dell'Europa Centrale, figlio d'ebrei austriaci, vintage look filo-Dick Tracy in eterna camicia bianca, per suggerire: quelli veri come lui non c'è avversario che possa fermarli, sono l'anello di congiunzione con gli autori del miracolo americano, fidatevi di loro, terranno le strade pulite e le canaglie dietro le sbarre. Uomo con una missione che apparentemente coincideva con le sue ambizioni - avrebbe annesso i vizietti che adesso lo rovinano, per il più banale errore di valutazione: autoconvincersi d'aver diritto, come ogni guerriero che si rispetti, al suo virile riposo, con contorno d'odalisca.