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Il presidente, la tv, la pizza e la stagista. Nostalgie pop di shutdown vissuti

C’è un video che risale allo shutdown americano del 1995, in cui John Boehner, deputato conservatore dell’Ohio con occhi irresistibili, rispondeva al comunicato con cui il presidente Bill Clinton annunciava l’impossibilità di trovare un accordo con i repubblicani sul budget: “Lo stato è diventato troppo grande e troppo costoso – diceva Boehner – e non possiamo più stare a guardare, e vedere che i nostri figli sono condannati alla bancarotta. Questo non è il momento di giocare a golf, come ha fatto ieri il presidente, questo è il momento di tornare indietro”.

03 OTT 2013

La Merkel non è la Thatcher

Le donne al potere hanno il problema di essere donne e come tali di dover sottostare ai paragoni tra donne. Sarà che sono poche, sarà che sono tutte toste (“iron” vi dice qualcosa?), sarà che con i cliché si riempiono articoli con il minimo sforzo, ma ci sono alcune comparazioni che, per quanto affascinanti, non reggono. Per esempio: Angela Merkel non è come Margaret Thatcher. Si potrebbe dire che le piacerebbe, ma non sarebbe giusto nei confronti della cancelliera tedesca che ha mostrato forza e coerenza straordinarie, un profilo basso per una determinazione alta, ma ancora: non è come la Thatcher.

28 SET 2013

Un Obama “incredibilmente piccino”

Ieri era l’11 settembre, il dodicesimo anniversario dell’attacco alle Torri gemelle a New York, ed era anche il compleanno di Bashar el Assad, quarantotto anni, e chissà che feste a Damasco per lo strike scongiurato (per ora), e soprattutto per l’accartocciamento della leadership occidentale in diretta tv con il discorso di Barack Obama sulla guerra un po’ giusta e un po’ no in Siria. L’offensiva mediatica del presidente americano – in due giorni sei interviste televisive, lo speech, una quantità inusitata di retroscena che colano stordimento: anche i grandi esperti dell’obamismo sembrano pugili suonati – è quanto di meno offensivo si potessero augurare Assad e i suoi alleati.

12 SET 2013

I due burocrati

L’interventismo liberal è rimasto nelle mani tremolanti di Hollande e Kerry

Ora che Barack Obama ha deciso di chiedere l’appoggio del Congresso per un’azione in Siria, non gli resta che ottenerlo, quell’appoggio, perché se arriva un no, uno sgarbo plateale, il presidente americano è destinato a non riprendersi più. Ecco che la Casa Bianca ha iniziato un “massive, member-by-member lobbying surge”, come lo definisce Mike Allen di Politico, briefing su briefing, tutti devono sapere che le operazioni siriane s’hanno da fare, non certo e non più per salvare vite umane, quanto piuttosto per salvare la legacy obamiana. Leggi anche   Test missilistico nel Mediterraneo orientale - Raineri Obama chiede i superpoteri - O’Bagy Sul fronte della guerra siriana

03 SET 2013

Lo scontro al Cairo

L’Egitto contro il “fascismo religioso”

In Egitto è in gioco l’identità del paese contro “il fascismo religioso” dei Fratelli musulmani, dice al Foglio l’ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, l’occidente dovrebbe esplicitare una posizione chiara e sostenere questa trasformazione, “il progetto dell’occidente con i Fratelli musulmani è fallito”. Helmy ha i toni affabili di un diplomatico di lungo corso – quello in Italia è il suo ultimo incarico, ci dice la sua segretaria, aspettando l’ambasciatore in una delle sale della splendida sede di Villa Savoia a Roma – ma quando si parla del governo dei Fratelli musulmani non risparmia parole dure.

31 LUG 2013

Il peso di Obama

“Abbiamo da sempre un buon rapporto con i generali egiziani – ha detto il democratico Richard Durbin, numero due del Senato americano, domenica a ‘This Week’ – Ma dobbiamo chiarire all’Egitto, così come abbiamo fatto con la Libia e la Siria, che sparare sul proprio popolo è inaccettabile da parte di chiunque”. In realtà la soglia dell’accettabilità, per l’America, è ben più in là di dove la posiziona il senatore Durbin, ma quel che più è grave è che nessuno sta ascoltando le “chiarificazioni” di Washington.

30 LUG 2013

Scandalo a New York

Ha imparato, Anthony Weiner, che negare l’evidenza quando le prove sono online non è saggio, meglio ammettere tutto e subito piuttosto che inventarsi hacker sconosciuti che entrano nel tuo account di Twitter e spediscono tue foto in mutande, meglio scusarsi in gran fretta con uno show da pentimento reiterato – la presenza della moglie con gli occhi e la voce bassa in questi casi aiuta. Ha imparato, Anthony Weiner, a non essere mai troppo sicuro nel dichiarare la propria riabilitazione, se si sa che c’è ancora una marea di roba, in giro per la rete, in grado di travolgerti nuovamente: meglio mettere le mani avanti, dichiarare che “usciranno altre cose” quando tutti sono disposti a perdonarti perché la penitenza l’hai fatta.

25 LUG 2013

“Un atto di guerra”

Il Pentagono ha cinque opzioni in Siria, ma non pensa di cacciare Assad

La campagna americana in Siria sarà lunga, costosa e comporta gravi rischi di insuccesso, dice il Pentagono, che ha fornito per la prima volta al Congresso la lista dettagliata delle opzioni militari per fermare la guerra civile in Siria – con una lettera di tre pagine del presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Martin Dempsey, al capo della commissione Forze armate del Senato, il democratico Carl Levin. Il generale sottolinea (letteralmente) che il suo è un consiglio su “come la forza può essere utilizzata in modo da decidere se debba essere utilizzata”, e rivela tutto il suo scetticismo sull’intervento militare.

23 LUG 2013

Offensiva estiva

Sull’economia Obama fa uno strike preventivo contro i repubblicani

Ha mostrato il cuore per un attimo, Barack Obama, in quel bel discorso sulla razza pronunciato venerdì: l’ha scritto a mano, dopo un incontro infervorato con i suoi consiglieri la sera precedente – così racconta il New York Times – che l’hanno ascoltato attoniti, mentre lui parlava per quindici minuti senza fermarsi dell’omicidio di Trayvon Martin (“avrei potuto essere io 35 anni fa”), dell’assoluzione del suo assassino, di quello che si può fare per un’America migliore – il “personal touch” come non si vedeva da tempo. Poi Obama ha rimesso via il cuore, ed è tornato alle faccende della ragione e del calcolo. Da domani e per alcune settimane il presidente terrà alcuni discorsi sull’economia.

23 LUG 2013

Voilà la tristesse

E’ accaduto in un attimo, non ce ne siamo accorti, fino a un anno fa sospiravamo invidiosi sulla superiorità dei francesi, con la loro onda socialista rosa confetto capace di stravolgere equilibri e dare forze e idee a un continente piagnucolante, le loro mamme perfette, i figli educati, le scuole in cui gli alunni leggono ad alta voce i voti dei compagni per educarsi alla perfidia e temprarsi all’umiliazione pubblica, la vita stretta, le scarpe basse. Fino a un anno fa invidiavamo tutto, persino la goffaggine di una first lady che s’accappigliava via Twitter con la ex del marito, e oggi tutta quell’euforia ci sembra un’infatuazione passeggera, neghiamo di aver mai voluto essere una parigina.

11 LUG 2013
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