• Il Foglio di Oggi
  • Il Foglio Weekend
  • Il Foglio Sportivo
  • Il Foglio Review
  • Il Foglio AI
Il Foglio
  • Abbonati
  • Il Foglio AI
  • La guerra in Ucraina
  • Medio oriente
  • Podcast
  • Editoriali
  • Leggi il Foglio
  • Newsletter
  • Lettere al direttore
Il Foglio
  • Politica
  • Esteri
  • Chiesa
  • Bioetica e diritti
  • Giustizia
  • Economia
  • Cultura
  • Sport
  • Salute
  • Scuola
  • Cinema
  • Scienza
Abbonati
Leggi il foglio
  • Il Foglio di Oggi
  • Il Foglio Weekend
  • Il Foglio Sportivo
  • Il Foglio Review
  • Il Foglio AI
  • Gran Milano
  • Roma Capoccia
  • Il Foglio europeo
  • Un Foglio internazionale
  • Terrazzo
  • Una Fogliata di Libri
  • Il Figlio
  • Mobilità
  • Agrifoglio
  • Rubriche
  • Conosci i foglianti
  • Lettere al direttore
  • Le vignette di Makkox
  • Gli articoli del direttore
  • Gli articoli di Giuliano Ferrara
  • Il Foglio Arte
  • Il Foglio della Moda
  • Podcast
  • Editoriali
  • Iscriviti alle newsletter
  • Stage al Foglio
Conosci i foglianti
  • 1
  • ...
  • 224
  • 225
  • 226
  • ...
  • 264

La badessa di Montecitorio

La frase è lo specchio del tutto, e da quella tocca cominciare: “Chi svolge ruoli istituzionali non può avere la libertà di dire qualsiasi cosa gli venga in mente. Dev’essere all’altezza di questo ruolo. Se non riesce a trattenersi non è in grado di fare bene il proprio mestiere”. L’ha detto il presidente della Camera Laura Boldrini – deputato di Sel ed ex portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati – all’indirizzo del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, per via dell’offesa al ministro dell’Immigrazione Cécile Kyenge, definita “orango” nel corso di una kermesse leghista. Ma se si toglie per un attimo dall’orizzonte il caso Kyenge-Calderoli e l’offesa e le dovute scuse tardive, le parole di Boldrini potrebbero attagliarsi perfettamente al caso Boldrini.

21 LUG 2013

La ministra del primo banco

Nel momento peggiore – anno 2006, molta fatica in campagna elettorale e nessuna candidatura alle elezioni politiche, peraltro perse per un soffio dal suo partito – Beatrice Lorenzin, attuale ministro della Salute nel governo Letta, ripeteva a se stessa la frase “la vita non finisce con un’elezione”, ma anche, all’occorrenza, il ritornello motivazionale di un Cav. in versione self-made: “Se non cadi almeno una volta non potrai mai vincere”. Nei momenti migliori (per esempio oggi), Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, predilige le tecniche sommergibili di chi c’è, ma vorrebbe apparire lo stretto indispensabile (ieri, però, intervistata da Vittorio Zincone su Sette, ha espresso qualche dubbio all’idea di vedere Daniela Santanchè a capo della Forza Italia 2.0.

15 LUG 2013

Un Grillo spompato vede Napolitano, chiede la luna e si rianima un po’

E’ il giorno del trambusto parlamentare sul caso Mediaset, con fermo dei lavori, protesta a cinque stelle, giacche tolte in Senato e sit-in fuori da Montecitorio. Ma è anche il giorno dell’incontro “piacevole”, come dice Beppe Grillo, tra il comico-tribuno e il presidente Giorgio Napolitano (“la preoccupazione è condivisa”, dice Grillo raccontando di aver chiesto al presidente di “fare qualcosa”, se necessario “sciogliere le Camere e tornare alle urne”, andando in tv “a spiegare la vera situazione”). Non si sa che cosa abbia risposto esattamente Napolitano a Grillo e a Gianroberto Casaleggio, presente in qualità di cofondatore del M5s e immortalato nella foto ricordo (“gliel’ho voluto presentare”, dice Grillo; “ecco il famoso guru”, ha detto scherzando Napolitano, raccontano i presenti all’incontro).

10 LUG 2013

L’orgoglio grillino del “Restitution day” e l’imbarazzo della trincea

Restituiscono un milione e cinquecentomila euro, gli eletti a Cinque stelle che sventolano soddisfatti, in piazza Montecitorio, davanti a molti fotografi e a pochi attivisti, i piccoli fac-simile degli assegni per il fondo “ammortamento del debito pubblico” e un finto assegno gigante da srotolare marciando verso le transenne, senza temere, stavolta, la pubblicità negativa delle baruffe sulla diaria. Si sentono “buon esempio”, vorrebbero “festeggiare” e si chiedono “come mai nessuno ci emula?”, i Cinque stelle insolitamente rilassati che poche ora prima, su Facebook, apparivano preoccupati di rendere più “evidente” che “si può fare politica senza sfarzi” mentre “la casta banchetta sui cadaveri dei morti suicidi” (deputato Manlio Di Stefano dixit).

04 LUG 2013

Tutta suo padre

Il Cav., a occhio, non deve aver educato Marina come “Lady Oscar”, la protagonista del cartone animato anni Ottanta in cui la figlia femmina viene vestita da soldato “perché il buon padre voleva un maschietto”, ma si capisce che qui, prima che bussi alla porta la storia della “Forza Italia 2.0”, come dicono nel Pdl, la storia è un’altra: una figlia che si fa vera first lady, ma non alla maniera laterale di Marianna Scalfaro; una figlia che si fa anche madre di suo padre e, in una sorta di Biancaneve al contrario, addirittura nume tutelare della sua attuale “matrigna” giovane, Francesca Pascale (che si dice “amica” di Marina, forte della frequentazione ai lunedì di Arcore e delle foto insieme sui rotocalchi, e fa dichiarazioni tra il protettivo e lo scettico sulla futura successione: “Non sarebbe un errore se Marina scendesse in campo, ma non credo che Silvio sarebbe d’accordo, visto quello che è successo a lui”).

29 GIU 2013

Grillo contro Grillo

Chi decide cosa, nel Movimento cinque stelle, non è cosa da decidersi “dal basso”, solo che gli attivisti e gli eletti a cinque stelle sembrano non averlo ancora capito. Capita così che il Movimento cinque stelle Roma decida di decidere dal basso qualcosa che il Movimento cinque stelle nazionale (cioè Beppe Grillo) non vuole decidere dal basso. Risultato: Beppe Grillo scrive un post per sconfessare l’iniziativa (della sera prima) di Marcello De Vito, ex candidato sindaco di Roma per i Cinque stelle e ideatore, con alcuni suoi colleghi, di un sondaggio locale incentrato sul tema: volete voi fornire uno o più curricula allo staff di Ignazio Marino (che aveva offerto un eventuale assessorato)?

26 GIU 2013

Amici miei

Domanda: se uno si candida alla Camera o al Senato con il movimento di Beppe Grillo, sull’onda di un colossale “vaffa” alla casta e ai suoi fratelli, e sulla scia di un “arrendetevi” detto al Parlamento degli zombie putrefatti da giudicare con tribunale del popolo e rieducare con lavori socialmente utili, può mai scandalizzarsi, poi, se Grillo dice, del Parlamento, “tomba maleodorante”? E se uno si arruola nella truppa pensata e gestita alla maniera di Gianroberto Casaleggio, il guru del mistero che vuole arrivare su Gaia, il pianeta governato dall’occhio collettivo della rete su Google può mai stupirsi e persino dissociarsi se, nella truppa eternamente connessa, il singolo non può essere – sorpresa – testa pensante? E può mai avere, al posto della voglia di fare la rivoluzione finora evocata a oltranza, questa voglia, improvvisa o forse no, di politicamente corretto, questo desiderio di farsi politico perbene, questo sogno di mimesi con l’istituzione perbene?

23 GIU 2013

Il guru e la rete giudicante

Grillini divisi tra espulsioni e ostruzionismo rivoluzionario

Espulsione o rivoluzione: il dilemma fin da ieri mattina attanagliava gli utenti del blog di Beppe Grillo, prodighi di commenti al post che annunciava il voto, in orario di ufficio 9-17, sulla cacciata dal gruppo Cinque stelle della senatrice critica Adele Gambaro, infine espulsa con il 65,8 per cento dei 19.790 voti espressi (gli aventi diritto erano i soliti 48.292, quelli delle Quirinarie, affluenza bassina) e con tanti ringraziamenti “a coloro che hanno partecipato”. Gli altri, i non pochi contrari (34,2 per cento), si sovrapponevano agli attivisti non votanti ma scriventi sul blog del capo, angosciati di “perdere tempo e credibilità” e di sottrarre appunto “energie” alla “rivoluzione” annunciata in febbraio. Leggi l'editoriale Il dito, la luna e Adele G . di Giuliano Ferrara

20 GIU 2013

Agorà grillina

L’altra faccia della Rete, divinità antropomorfa che crea e distrugge entità grilline, si chiama “agorà”: è la sotto-piazza dei Cinque stelle inneggianti a “Grillo il Grande” davanti a Montecitorio, quella che ieri mattina vedeva riuniti non molti (cento? centocinquanta?) attivisti per lo più romani e una serie di parlamentari cosiddetti (dai grillini non ortodossi) “talebani”. Nell’agorà, dunque, gli organizzatori e i convenuti parlano come fossero al villaggio turistico (“ve le dicono queste cose in tv?”, chiedono gli uni; “nooo”, rispondono in coro gli altri).

19 GIU 2013

Grillo voleva fare del M5s la sua Corea del nord, e ora sogna l’Africa

“Io ho una sola voce”, dice Beppe Grillo chiedendo agli italiani “di incazzarsi”, chiuso nella furia e nella delusione da palcoscenico amaro che si ritrova sotto ai piedi. Di Riccardo III, che faceva fuori chiunque gli si frapponesse sulla via della presa del potere, c’è soltanto l’eco, nella sua foga autodistruttiva. Non c’è la forza nera shakespeariana, ed è questo il vero dramma: i suoi avversari non sono veri avversari, i suoi sudditi sono sudditi, e suddito non vuol dire necessariamente amico. Senza la polvere, Beppe Grillo non sarebbe Beppe Grillo, figlio alla lontana di una “caduta”, la cacciata dalla Rai. Anche stavolta la caduta è sul palco, sotto gli occhi di tutti, solo che qualcuno tra il pubblico si è messo a tirare i pomodori.

17 GIU 2013
  • 1
  • ...
  • 224
  • 225
  • 226
  • ...
  • 264
Il Foglio
  • Privacy Policy
  • Contatti
  • Pubblicità
  • FAQ - Domande e risposte
  • RSS
  • Termini di utilizzo
  • Change privacy settings
Torna All’inizio