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Messaggere di morte

Nessun pentimento nelle donne che Israele libera per riavere Shalit

Israele ha amnistiato un totale di 924 ergastoli per avere indietro il soldato Gilad Shalit. Fra i nomi della lista dei 477 detenuti palestinesi che Gerusalemme s’appresta a scarcerare ci sono guerriglieri invecchiati come Nail Barghouti, in carcere da trent’anni, o Abed al Hadi Ganaim, che nel 1989 scaraventò un autobus israeliano da un dirupo, uccidendo sedici persone. Svettano le menti di alcuni degli attentati più sanguinosi: Walid Anajas uccise una dozzina di israeliani al Moment Café di Gerusalemme; Abdul al Aziz Salaha fece a pezzi due riservisti israeliani a Ramallah.

18 OTT 2011

Quale testa rotolerà al posto di Shalit?

Morti o vivi, Israele ha promesso: nessun soldato resta indietro

"Figlio mio, torna a casa presto, stiamo diventando vecchi”, ha detto il padre di Yehuda Katz, uno dei tanti avieri israeliani “missing”, scomparsi nelle mani dei terroristi che guerreggiano con Israele. L’angoscia di questo padre è oggi il risvolto della gioia composta con cui Noam Shalit ha accolto l’imminente liberazione del figlio Gilad. Il generale canadese E. M. Burns disse che non riusciva a comprendere come un intero paese, Israele, potesse “impazzire” per un proprio soldato prigioniero

13 OTT 2011

Arrivano le sorelle di Allah

Il re saudita Abdullah bin Abdul Aziz ha annunciato che le donne entreranno a far parte della Shura (il Consiglio consultivo) del regno a partire dalla prossima sessione e che potranno candidarsi alle prime elezioni municipali. Cosa c’è dietro a questo cambiamento di status della donna nel più misogino paese islamico del mondo? Lo chiamano “femminismo islamico” in contrapposizione a quello secolarista e antireligioso in voga in occidente. Ne parla anche l’ultimo numero della rivista americana Wilson Quarterly.

27 SET 2011

“L’Onu istiga contro Israele”

“Un progetto totalitario per criminalizzare Israele e fare degli ebrei i più grandi violatori del mondo”. Così Yossi Klein Halevi, figura di spicco della classe intellettuale israeliana, politicamente un “centrista”, politologo dello Shalom Hartman Institute di Gerusalemme, editorialista di Wall Street Journal, New York Times e New Republic, definisce la richiesta palestinese di indipendenza che verrà presentata questa settimana al Palazzo di Vetro.

20 SET 2011

La bandiera “inquinante”

Al Cairo il telefono della giunta squilla a vuoto (e favorisce gli islamisti)

Il maggiore giornale egiziano, al Ahram, paragona l’assalto all’ambasciata d’Israele alla caduta del Muro di Berlino. Hamdeen Sabahi, candidato alla presidenza egiziana, esulta dicendo che “la bandiera sionista aveva inquinato l’aria egiziana per trent’anni”. Il quotidiano israeliano Israel Hayom lo chiama “l’esodo”: mai prima d’ora l’intero corpo diplomatico israeliano, ottanta persone fra ambasciatore, assistenti e guardie di sicurezza, era stato costretto ad abbandonare il Cairo.

13 SET 2011

Fratelli indistruttibili

Nel 2007 Foreign Affairs, organo ufficiale dell’establishment americano di politica estera, fece scoppiare un caso pubblicando un saggio di Robert Leiken e Steven Brooke. I due studiosi chiedevano al Dipartimento di stato americano di avviare un dialogo con i Fratelli musulmani, definiti “moderati”, sulla base della loro “evoluzione non violenta”. Leiken e Brooke descrivevano il maggiore gruppo egiziano come una macchina pragmatica che l’occidente non doveva temere. Il Foglio ne trasse un’inchiesta in tre puntate per capire se ci fosse del vero.

09 SET 2011

Parla il generale Sneh

Per Israele la guerra soft contro il nucleare iraniano è troppo lenta

“Sull’Iran non parliamo di risposta, a Israele spetta la prima mossa”, dice a colloquio con il Foglio il generale e stratega israeliano Ephraim Sneh, ex ministro laburista, già comandante in Libano, protagonista del raid a Entebbe e incaricato dall’allora premier Yitzhak Rabin di seguire il dossier Teheran negli anni Novanta. “Israele non accetterà mai di vivere sotto minaccia atomica iraniana. Su questo c’è consenso. E’ sui mezzi che c’è discussione".

05 AGO 2011

Primo leader arabo a processo

“Egitto vs Mubarak”. L’ex rais in aula per la grandiosa resa dei conti

“Caso numero 3.642 – La Repubblica araba d’Egitto contro Hosni Mubarak”. E’ il nome tecnico del primo processo della storia a un presidente arabo. A differenza dell’ex capo di stato tunisino Ben Ali, fuggito in Arabia Saudita, Mubarak aveva promesso che sarebbe morto sul suolo egiziano. Ieri l’ex generale e rais è apparso in barella, pallido e sconfitto, nell’aula-bunker del Cairo, accusato di omicidio, corruzione per alcuni progetti immobiliari a Sharm el Sheikh e per la vendita di gas a Israele.

03 AGO 2011

Lo scrittore Bruce Bawer decifra il doppio volto della strage di Utoya

"Nonostante tutte le mie critiche alla Norvegia, amo il paese, è casa mia, ho pianto per due giorni, è un paese così piccolo che quando accadono stragi simili è come se succedesse a te”, dice lo scrittore e giornalista norvegese Bruce Bawer a colloquio con il Foglio. Leggi Non c’è soltanto innocenza perduta nell’eccezione norvegese - Leggi Un cretino apocalittico

26 LUG 2011

Perché l'Europa teme il riconoscimento unilaterale della Palestina

Mentre il Quartetto sul medio oriente è riunito a Washington sullo stallo nel processo di pace fra israeliani e palestinesi, centosei parlamentari europei hanno scritto una lettera aperta a Lady Ashton, a capo della diplomazia dell'Unione, contro la dichiarazione unilaterale di indipendenza palestinese in programma all'Onu. Leggi la lettera aperta a Lady Ashton (in esclusiva sul Foglio)

12 LUG 2011
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