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Oltre all’ambasciatore, gli islamisti vogliono uccidere la libertà d’espressione

e democrazie sono depositarie di un tesoro fragile e deperibile: la libertà d’espressione. Questa sembra incrinarsi, mentre un altro video dozzinale sull’islam fa il giro del mondo e miete vittime nel corpo diplomatico americano. Ieri su Repubblica Barbara Spinelli invitava a trovare un equilibrio fra libertà e responsabilità. Certamente esiste uno sciatto secolarismo, un gusto militante alla provocazione, che ferisce il sentimento del sacro nella comunità islamica, consegnando la rabbia contro la profanazione alla guida politica dei fondamentalisti.

14 SET 2012

L’Olanda vota sull’euro, non sull’islam

Domani si vota in Olanda. Ma stavolta il risentimento popolare, più che contro gli immigrati arabi, si è riversato contro i greci, gli stati meridionali “fannulloni”, i “garlic countries” del sud Europa indebitati e bisognosi di aiuti finanziari da parte degli austeri paesi del nord. Il partito di Geert Wilders, liberale anti islamista dai toni populisti, è dato in calo. La spiegazione sta un po’ nelle cose. Wilders, l’unico parlamentare olandese ad avere acquisito una fama internazionale, è riuscito a rovesciare e riscrivere l’agenda politica olandese, il paese più multiculturale d’Europa sino a pochi mesi fa. Leggi Al voto olandese un fisico nucleare sogna di salvare l’Europa

11 SET 2012

La fatwa letteraria contro Millet

Richard Millet ha promesso di rispondere agli attacchi ricevuti nelle ultime settimane con un piccolo pamphlet, sempre per le edizioni di Pierre-Guillaume de Roux, dal titolo pascaliano: “Pourquoi me tuez-vous?”. Perché mi uccidete? Lui è il “pamphlétaire” più discusso di Francia, a cui ieri il Monde dava perfino del “raciste”. In coda al suo nuovo libro, “Langue fantôme”, Millet aveva decifrato il massacro compiuto un anno fa nell’isola norvegese di Utoya come un sintomo del suicidio e dell’angoscia dell’occidente, attaccando la “disperazione europea” di fronte al “nichilismo multiculturale”, alla “perdita di identità”, alla “islamizzazione”, alla “denatalità” e alla “irénique fraternité”.

08 SET 2012

Nel Foglio in edicola estratti dal saggio di Bernard Lewis

“L’islam prenderà l’Europa non con la spada, ma con la demografia”

Fra i più grandi esperti del mondo islamico, professore emerito all’Università di Princeton, nonostante i novant’anni passati e l’udito malmesso, Bernard Lewis se ne esce con un nuovo libro di quattrocento pagine. Un libro di memorie, “Notes on a century”, pubblicato negli Stati Uniti da Viking Press. Bernard Lewis, ebreo innamorato della storia araba, ha letteralmente creato gli studi di islamistica in occidente, in un periodo in cui gli occhi di tutti erano puntati su Mosca e le università erano pieni di lettori di russo. Quando Lewis iniziò a insegnare a Londra, alla fine degli anni Trenta, meno di cento persone in tutta la Gran Bretagna conoscevano l’arabo.

06 SET 2012

Scandalo rive gauche

Editor di Gallimard fa di Breivik la vittima della perdita d’identità

Fino al 24 agosto, Richard Millet era per tutti uno dei più blasonati e ricercati editor letterari di Francia, il curatore, presso la casa editrice Gallimard, di vincitori del premio Goncourt come Alexis Jenni e Jonathan Littell. Millet inoltre non era nuovo alle provocazioni intellettuali, agli attacchi al “perbenismo”, alla “doxa immigrationniste” e all’antirazzismo come “terrore letterario”. Ma da una settimana questo cinquantanovenne storico “lettore” di Gallimard è diventato una strega ideologica, una iena dattilografa, un petainista, un antirepubblicano e un islamofobo.

29 AGO 2012

“Israele non si fida dell’America”. Parlano Ben Yishai e Karmon

Dall’Iran arriva una sorta di conferma del possibile intervento israeliano contro i siti nucleari, notizie martellanti in cui si parla di allerta, preparazione di rifugi, scorte di cibo e movimenti dell’esercito. Ieri il presidente, Mahmoud Ahmadinejad, ha ribadito che Israele va “rimosso” dalla faccia della terra. A Gerusalemme si vive il dramma della decisione più importante dal 1948: “bombing or bunkering”, bombardare i siti iraniani o prepararsi a un medio oriente nuclearizzato.

20 AGO 2012

La nomina di un falco accelera lo strike, e Israele calcola i costi

La nomina di Avraham Dichter al ministero della Difesa interna d’Israele, appendice del dicastero guidato da Ehud Barak, è l’ennesimo segnale di un’accelerazione nei preparativi per l’eventuale attacco alle installazioni nucleari dell’Iran. Dichter, ex capo dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, da mesi sostiene la necessità per Israele di “dotarsi di mezzi di attacco militare” contro l’Iran e la stampa israeliana ha interpretato la sua nomina in chiave interventista. Leggi L’ultimatum nucleare d’Israele di Giulio Meotti - Leggi "Così gli ebrei sono diventati un obiettivo del jihad nel mondo". Parla Whine di Manfred Gerstenfeld

15 AGO 2012

L’ultimatum nucleare d’Israele

Nel weekend Israele ha acceso il “mobile alerts system test”, l’sms che avvertirà la popolazione in caso di attacco missilistico. Nello stato ebraico si respira la stessa aria che gli Stati Uniti hanno vissuto a ridosso della guerra preventiva contro l’Iraq di Saddam Hussein. Il giornale Yedioth Ahronoth rivela che il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Ehud Barak sarebbero pronti ad attaccare le installazioni nucleari iraniane in autunno, prima delle elezioni presidenziali statunitensi. Leggi "Così gli ebrei sono diventati un obiettivo del jihad nel mondo". Parla Whine di Manfred Gerstenfeld

14 AGO 2012

La sfinge iraniana

L’Iran arranca sotto il peso delle sanzioni internazionali. Dall’inizio del 2011, il rial ha perso il sessanta per cento del suo valore rispetto al dollaro. Stanno aumentando i prezzi, anche se le merci fondamentali continuano a essere presenti. L’inflazione sta salendo alle stelle, con il prezzo del latte che è aumentato del cento per cento. Un chilo di manzo costa ventitre dollari. La produzione petrolifera è la più bassa di sempre: negli ultimi sei mesi si è passati da tre milioni e mezzo di barili al giorno agli attuali due milioni e settecentomila. Così, in un paese in cui il petrolio è chiamato “grande dono” (di Allah), si sente ripetere “siamo ricchi ma viviamo da miserabili”.

13 AGO 2012

La commissione Potemkin

E’ inevitabile che il progetto europeo raggiunga una crisi, così come era inevitabile che il progetto di Lenin del 1917 finisse in quel modo”. A colloquio con il Foglio, Roger Scruton predice la fine dell’Europa così come la conosciamo, portando a esempio l’implosione dell’Unione sovietica. “Prendi la rivoluzione russa, con tutti i disastri che ha scatenato, dalla liquidazione dei kulaki allo stato-gulag, ti chiedi cosa sia andato storto. La risposta è semplice. Abolendo ogni istituzione, Lenin ha distrutto i mezzi con cui correggere gli errori.

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