Il mondano Bret Easton Ellis scomunica il “fascismo gay”, cupo e infantile “Se non sei un omosessuale felice, completamente a posto con sé stesso, che promuove i sani valori del mainstream rispecchiando l’Elite gay culturalmente corretta, allora vieni considerato come un omosessuale che odia se stesso. Questo è il cuore della menzogna gay”. Parole vergate non da un vecchio trombone della destra conservatrice americana, ma sul celebre magazine gay americano Out e a firma di Bret Easton Ellis, omosessuale dichiarato, noto viveur, formidabile partygoer e famosissimo romanziere autore di “American Psycho”. 17 MAG 2013
Allarmi e dossier sull’Europa caduta nel buco nero della denatalità “Può un paese scomparire?”, chiede la rivista Foreign Policy. Sì, di cause naturali, come certi atolli delle Maldive sommersi dalle acque. O di cause militari, come accadde al regno di Aragona. Ma secondo l’economista inglese Edward Hugh, un paese può morire anche di demografia. Per questo ci ha scritto un libro, “Popolazione, la risorsa non rinnovabile”. Il tema è anche al centro del terzo Forum sulla demografia, dal titolo “Investire sul futuro demografico in Europa”, che si è aperto a Bruxelles lo scorso 6 maggio. Definito dal New York Times “il profeta della caduta dell’euro” per le sue previsioni antesignane sulla debolezza strategica della moneta unica, Hugh è stato arruolato dal Fondo monetario internazionale per analizzare la situazione economica spagnola. 14 MAG 2013
Sinceri democratici e infanticidi Un anno fa l’accreditata rivista Journal of Medical Ethics ha pubblicato l’articolo di due ricercatori italiani di bioetica presso le accademie australiane, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, dal titolo “L’aborto post natale: perché il bambino deve vivere?”. Avvenire parlò di un “crepuscolo disumano della civiltà occidentale”, ma anche un filosofo della scienza come Giulio Giorello disse che “è evidente quali cupi scenari evochi una simile visione del mondo”. La tesi del documento, il più discusso di bioetica nell’ultimo anno, è semplice: alle stesse condizioni per cui si uccide il feto nel grembo della madre dovrebbe essere permessa la soppressione dei bambini appena nati. 11 MAG 2013
Buona morte, bimbo Dieci anni fa il professor Eduard Verhagen aveva invaso le prime pagine delle principali testate internazionali con l’ammissione che la sua équipe neonatale all’Università di Groningen, in Olanda, aveva praticato l’eutanasia su ventidue neonati affetti da spina bifida tra il 1997 e il 2004. Un anno dopo, attraverso il saggio “Euthanasia in severely ill newborns” pubblicato dal New England Journal of Medicine, il pediatra annunciò il Protocollo di Groningen, il documento medico più esplosivo e controverso degli ultimi dieci anni. Sono le prime linee guida mondiali per la “morte bambina”. Adesso il medico olandese spiega che, da un punto di vista medico, è meglio scegliere di eliminare il bambino disabile dopo la nascita, piuttosto che durante la gravidanza. 08 MAG 2013
Sofri ha ragione, intubarli è sbagliato. Lasciamoli morire di fame Dal dilemma legale, politico e morale di Guantánamo non se ne esce facilmente e neppure Barack Obama è riuscito a mettere fine a questa “legal no-man’s land”, la terra di nessuno dal punto di vista giuridico. Senza giri di parole, l’ex ministro della Difesa Donald Rumsfeld ebbe a definire i detenuti di Gitmo “i più pericolosi, feroci e meglio addestrati assassini sulla faccia della terra”. Fra di loro c’è anche l’uomo che ha materialmente staccato la testa di Daniel Pearl, quel genio del travestimento e dell’eccidio che è Khalid Sheikh Mohammed. E molti terroristi che misurano il coraggio sulla base della capacità di sparare in faccia a un bambino di Beslan. Sofri Guantánamo, la tortura e noi - Leggi anche : la risposta di Christian Rocca 07 MAG 2013
La sharia di Sua Maestà Di corti della sharia in Inghilterra ne esistono ottantacinque. Poi c’è una vasta rete di “consigli” informali islamici, che operano esternamente alle moschee, occupandosi di divorzi e di custodia dei figli. Nessuno ne conosce il numero reale. Le corti operavano a porte chiuse, inaccessibili a osservatori esterni indipendenti. Fino a oggi: una giornalista della Bbc è riuscita a entrarvi per filmare questo sistema legale parallelo alla Common Law. Ne è uscito “The secrets of sharia courts”, un magistrale documento sull’Inghilterra alla prova con le sfide dell’integrazione e del multiculturalismo. 03 MAG 2013
Il pluriabortista La scorsa settimana la più famosa clinica per gli aborti d’America, la Women’s Health Care Services a Wichita, Kansas, ha riaperto i battenti dopo l’uccisione nel 2009 del suo fondatore, il dottor George Tiller, per mano di un attivista pro life. La riapertura della clinica è stata salutata dalla stampa liberal come un “gesto di coraggio” contro le intimidazioni dei “terroristi della vita” che per anni hanno insanguinato i selciati delle cliniche. Nelle stesse ore a est, in Pennsylvania, nella città dell’Amore Fraterno, a Philadelphia, in un’aula di tribunale iniziava il processo-choc a un’altra clinica degli aborti, la Women’s Medical Society del dottor Kermit Gosnell, da trent’anni sulla piazza con la sua ditta di “pianificazione familiare”. 27 APR 2013
La primavera araba nasce con la guerra in Iraq, ma non basta L’invasione di Babilonia ha rivoluzionato per sempre la storia del mondo arabo islamico. Parla uno dei massimi storici militari viventi, Victor Davis Hanson 16 APR 2013
“Poi arrivò Maggie e cambiò tutto” “Quando entrai nella biblioteca della mia università, negli anni Settanta, il conservatorismo era la fissazione soltanto di qualche matto recluso. Trovai libri di Marx, Lenin, Mao, ma nessuno di Leo Strauss, Eric Voegelin, Friedrich von Hayek o Milton Friedman. C’era ogni tipo di rivista socialista, ma non una che fosse conservatrice. Poi arrivò Margaret Thatcher e cambiò tutto”. Roger Scruton è stato il fondatore della Salisbury Review, la più prestigiosa rivista del conservatorismo inglese e nel 1980 ha scritto “The Meaning of Conservatism”, poi definita “la Bibbia della rivoluzione thatcheriana”. Scruton proviene anche dal Peterhouse Right, il celebre movimento intellettuale legato all’ex primo ministro inglese scomparso lunedì. 10 APR 2013
“Senza la guerra in Iraq non ci sarebbe stata ‘primavera araba’” Due anni fa lo aveva scandito il compianto Christopher Hitchens: “Senza la caduta di Saddam Hussein non ci sarebbe stata ‘primavera araba’”. Adesso è il professor Kanan Makiya, il dissidente stratega della guerra in Iraq di cui è stato da poco celebrato il decennale, a scriverlo sul New York Times: “La rimozione di Saddam Hussein è connessa alla caduta di una serie di dittatori arabi nel 2011. Pochi dei giovani, uomini e donne coraggiosi che stanno dietro alla ‘primavera araba’, sono pubblicamente disposti ad ammettere questo collegamento”. Sulla Cnn gli ha risposto Ed Husain: “La guerra in Iraq non ha prodotto la ‘primavera araba’”. 09 APR 2013