• Il Foglio di Oggi
  • Il Foglio Weekend
  • Il Foglio Sportivo
  • Il Foglio Review
  • Il Foglio AI
Il Foglio
  • Abbonati
  • Il Foglio AI
  • La guerra in Ucraina
  • Medio oriente
  • Podcast
  • Editoriali
  • Leggi il Foglio
  • Newsletter
  • Lettere al direttore
Il Foglio
  • Politica
  • Esteri
  • Chiesa
  • Bioetica e diritti
  • Giustizia
  • Economia
  • Cultura
  • Sport
  • Salute
  • Scuola
  • Cinema
  • Scienza
Abbonati
Leggi il foglio
  • Il Foglio di Oggi
  • Il Foglio Weekend
  • Il Foglio Sportivo
  • Il Foglio Review
  • Il Foglio AI
  • Gran Milano
  • Roma Capoccia
  • Il Foglio europeo
  • Un Foglio internazionale
  • Terrazzo
  • Una Fogliata di Libri
  • Il Figlio
  • Mobilità
  • Agrifoglio
  • Rubriche
  • Conosci i foglianti
  • Lettere al direttore
  • Le vignette di Makkox
  • Gli articoli del direttore
  • Gli articoli di Giuliano Ferrara
  • Il Foglio Arte
  • Il Foglio della Moda
  • Podcast
  • Editoriali
  • Iscriviti alle newsletter
  • Stage al Foglio
Conosci i foglianti
  • 1
  • ...
  • 239
  • 240
  • 241
  • ...
  • 274

Ecco perché Israele è contento del golpe egiziano del generale Sisi

Con il suo consueto cinismo, ieri l’ex ministro della Difesa e premier israeliano Ehud Barak, parlando con Fareed Zakaria sugli schermi della Cnn, ha invitato “il mondo libero” a sostenere l’esercito egiziano e il suo generale, Fattah al Sisi. “A chi altro dovremmo rivolgerci?”, ha detto Barak, che ha definito Sisi “liberale”. Mohammed Morsi, il deposto presidente egiziano, secondo Barak stava trasformando il paese in “un regime totalitario di sharia”. Non è la prima volta che un alto ufficiale israeliano tesse elogi pubblici del generale golpista del Cairo. Secondo indiscrezioni di stampa, l’ambasciatore di Israele al Cairo, Yaakov Amitai, aveva definito Sisi “un eroe”. Ferraresi Il presidente senza randello

17 AGO 2013

Il Grossman liberato

“Perché sequestrarlo se è un libro dove non c’è menzogna, né calunnia, mentre c’è verità, dolore, amore per gli altri?”, domandava un affranto Vasilij Grossman all’allora segretario del Partito comunista Nikita Kruscev. Il grande scrittore sovietico morirà senza neppure sapere che fine avesse fatto il manoscritto originale del suo “Vita e destino”, il romanzo, secondo George Steiner, destinato a “eclissare tutti i romanzi che in occidente vengono presi sul serio”. Cinquant’anni dopo, quel manoscritto riemerge miracolosamente dagli archivi dell’ex Kgb. Nel corso di una commovente presentazione al ministero della Cultura, i funzionari dei servizi di sicurezza, rappresentati dal direttore Sergei Smirnov, hanno consegnato alla figlia e alla nipote dello scrittore tredici faldoni bianchi.

12 AGO 2013

“Terra in cambio dell’Iran”. Ecco il grande baratto di Bibi

Nel 1993 lo slogan dei negoziati fra israeliani e palestinesi fu “land for peace”. Terra in cambio di pace. Nell’establishment israeliano nessuno oggi lo evoca più. Nel 2013 lo slogan è “Yitzhar for Fordo”. Significa che Israele deve rinunciare ai territori in cambio dell’appoggio contro il programma nucleare iraniano (Yitzhar è la colonia più a est nei territori, sorge di fronte a Nablus ed è la casa dei settler più motivati e oltranzisti). E’ alla luce di questo scambio politico che si deve leggere la decisione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di tornare ai negoziati con l’Autorità palestinese di Abu Mazen? Dabbous Per i settler israeliani “l’accordo di pace è uno spreco di carta”

08 AGO 2013

“Au revoir, Paris”. Così gli ebrei francesi riparano in Israele

A coordinare le partenze da Parigi c’era lui, Nathan Sharanski, che nel Gulag sovietico ha patito la persecuzione per far aprire la cortina di ferro agli ebrei che volevano andare a vivere in Israele. A Parigi Sharanski c’è andato in qualità di direttore dell’Agenzia Ebraica. “Non ricordo un numero così alto di persone interessate alla alyah dai tempi in cui ci si metteva in fila fuori dall’ambasciata israeliana a Mosca”, ha detto Sharanski dalla capitale francese, dove ha appena pattuito con le autorità l’esodo estivo di ottocento ebrei verso Israele.

06 AGO 2013

Strage per un figlio “fuori quota”

Siamo nella cittadina di Dongxing, provincia sudorientale del Guangxi. E’ lì che si consuma la prima “strage del figlio unico”. Un padre di famiglia mercoledì ha ucciso due funzionari pubblici come atto di protesta contro la politica del figlio unico che aveva sancito come “fuori quota” il suo quarto figlio. La versione locale di Twitter, Weibo, in poche ore si riempie di commenti che esprimono solidarietà e stima per il padre, non per i funzionari che hanno perso la vita. “Fino a quando la politica del figlio unico opprimerà la gente, la gente deve ribellarsi”, scrive un utente. “Quante persone ancora saranno spinte a compiere un delitto a causa di questa terribile legge?”, si chiede un altro.

28 LUG 2013

Omofobia sinistra

Era il 1934 quando Klaus Mann, il figlio dello scrittore Thomas che ebbe una vita signorilmente intensa e signorilmente angosciata, scrisse un pamphlet contro la persecuzione dei “pederasti”. Persecuzione degli omosessuali da parte della sinistra. Sì, perché se oggi negli stereotipi c’è l’omofobia di destra e l’omofilia di sinistra, un tempo, e non fu molto tempo fa, c’era l’omofobia di sinistra e l’omofilia di destra. Klaus Mann denuncia “l’avversione nei confronti di tutto quanto è omoerotismo che nella maggior parte degli ambienti antifascisti e in quasi tutti gli ambienti socialisti raggiunge un livello intenso. Non siamo molto lontani dall’arrivare a identificare l’omosessualità con il fascismo. Su questo non è più possibile tacere”.

22 LUG 2013

Le nuove streghe

"Fanculo i senzatetto!”, sbotta la protagonista di un romanzo di Nick Hornby. Sufficiente a scatenare polemiche contro lo scrittore carino per antonomasia. Alla celebre signora della letteratura americana, Joyce Carol Oates, autrice di culto, voce fra le più significative della narrativa statunitense, abituata alle adulazioni del grande pubblico, è bastata l’allusione all’islam, senza neppure nominarlo, per incassare le peggiori accuse di razzismo.  Commentando i casi di stupri al Cairo, la Oates ha scritto su Twitter: “Dove l’abuso sessuale e lo stupro è epidemico – Egitto – viene naturale domandarsi: qual è la religione dominante?”.

15 LUG 2013

Così la Francia combatterà la “transfobia” a colpi di delazioni

“Projet de loi pour l’égalité entre les femmes et les hommes”. Si chiama così, progetto di legge per l’uguaglianza fra uomini e donne, l’ambizione di Najat Vallaud-Belkacem, ministro dei Diritti delle donne del governo socialista di François Hollande e portavoce del governo. Il disegno di legge che “mira a combattere le ineguaglianze di genere nella sfera privata, professionale e pubblica” ha tra le tante disposizioni previste ce n’è una che sta facendo discutere. Le autorità francesi obbligheranno i provider di Internet “a denunciare tutto ciò che su Internet ha un contenuto sessista o omofobo”. Si tratta dell’articolo 17 del progetto di legge, già ribattezzato “delazione per tutti”.

13 LUG 2013

Così nell’Europa dei diritti le leggi ingabbiano la fede in Dio

Si tratta di una forma di vessazione “bianca”, legale, all’apparenza incruenta. “Ma non dovremo aspettare ancora a lungo prima che la parola per descrivere questo fenomeno diventi persecuzione”. Così si chiude il lungo saggio sulla secolarizzazione in Europa pubblicato dalla rivista americana First Things, madrina del cattolicesimo conservatore statunitense. “European faith made private”, il saggio a firma di Paul Coleman, passa in rassegna questo arcipelago europeo dell’intolleranza, volano di una rivoluzione del cristianesimo in occidente. Ovvero la sua “totale e fatale privatizzazione”.

11 LUG 2013

Disinformatia

Il nome del generale romeno Ion Mihai Pacepa è legato a una delle più clamorose fughe all’ovest degli anni Settanta. Pacepa divenne il militare di più alto grado di un paese dell’ex blocco sovietico a essere fuggito negli Stati Uniti. Del regime di Nicolae Ceausescu sapeva tutto, dei suoi traffici d’armi in nome e per conto dei russi con Gheddafi fino alla fine degli anni Settanta per esempio, e di molte operazioni sovietiche “coperte” in tutto il mondo, visto che l’interfaccia di Bucarest col vertice del Kgb era proprio lui. Tra gli spioni del Patto di Varsavia passati all’occidente, Pacepa è stato il più alto in grado a fornire per anni alla Cia puntuali debriefing su come smantellare reti e operazioni dei suoi ex alleati.

08 LUG 2013
  • 1
  • ...
  • 239
  • 240
  • 241
  • ...
  • 274
Il Foglio
  • Privacy Policy
  • Contatti
  • Pubblicità
  • FAQ - Domande e risposte
  • RSS
  • Termini di utilizzo
  • Change privacy settings
Torna All’inizio