Il finale vero di The Good Wife Ecco il finale, quello vero, di “The Good Wife”, pronto per ispirare una nuova serie, o nuove vite: l’ex governatore di New York Eliot Spitzer e la sua buona moglie Silda Wall, la dolente statua di cera che stava in piedi accanto a Spitzer nel 2008, quando si dimise per lo scandalo delle prostitute, si sono lasciati alla vigilia di Natale. Poche ore prima dell’inizio dei giorni più difficili per un matrimonio (le feste, i giorni in famiglia, le tensioni, i telefoni abbandonati in bagno), molti anni dopo avere ispirato la Good Wife, la moglie che perdona, non crolla, resta accanto, ma in fondo al suo cuore non potrà mai superare la storia di squillo di lusso che ha distrutto il quadro perfetto dei coniugi Spitzer. 27 DIC 2013
Botox di Natale Sono i giorni delle facce lisce, degli zigomi sporgenti e degli sguardi spalancati sul Natale, famelici di complimenti, auguri, saluti e: come ti trovo bene quest’anno, sembri più giovane di tua figlia, molto più giovane di tua nuora. A Natale tutti insieme, ma con il sorriso più bianco, le palpebre più leggere, le sopracciglia ad ali di gabbiano e le rughe addormentate, quasi identiche al Natale di dieci anni fa, quando non eravamo nemmeno andate dal parrucchiere. 22 DIC 2013
Otto paia di calze invece di uno e la guerra psicologica dei nuovi commessi Entrare nei negozi senza preparazione, senza scudo e senza fiducia in se stessi è molto pericoloso. Entrare con aria svagata e vulnerabile, pensando solo: mi serve una crema, oppure un paio di calze, o una scatola di pennarelli, è una leggerezza grave, portatrice di effetti a lungo termine (mucchi di calzini verdi da smaltire, giraffe impagliate, fiale contro la caduta dei capelli) e danni irreversibili all’autostima. 19 DIC 2013
Chi è l’uomo vestito di ghiaccio in mezzo alla folla vestita di nero? Chi è quell’uomo vestito di ghiaccio in mezzo agli uomini vestiti di nero? Chi era l’uomo senza abito scuro al Quirinale, seduto in nona fila ad ascoltare e poi via al guardaroba a riprendere il cappotto e filarsela, invece che restare a stringere mani, dare e ricevere pacche sulle spalle, ferire e incassare, confrontare i toni di blu e di nero delle giacche e dei calzoni, delle cravatte e delle facce da cerimonia? Matteo Renzi spiccava, l’altro pomeriggio agli auguri di Natale del presidente della Repubblica per difformità rispetto al codice estetico. Leggi anche Il Cavlendario 18 DIC 2013
Rottamarsi un po'/1 E’ vivo e non ha perso, è questa la novità Solo un anno fa votare Matteo Renzi alle primarie del Partito democratico fu come votare un Ufo con le luci verdi lampeggianti, nell’ipotesi più gentile, o come tentare con l’inganno di distruggere la sinistra italiana per conto di Silvio Berlusconi, nell’interpretazione più diffusa. Non ci si poteva fidare di uno che usava il verbo “rottamare” (e infatti si scusò), soprattutto non ci si poteva affidare a un uomo che non porta sulle spalle il dolore del mondo, e nemmeno del Novecento, che non fa lunghe pause durante i discorsi e se ne va in giro allegro, ambizioso, audace, con l’idea semplice di prendersi la responsabilità di un intero paese. 10 DIC 2013
Le amiche geniali Quando Lila dice a Elena di continuare a studiare per sempre e che se è necessario la manterrà lei agli studi, adesso che è una sedicenne del rione che sta per sposarsi con sfarzo e volgarità, Elena le risponde con una nervosa risata, una risata da Lila, cinica, cattiva, infelice. In quel momento è come se loro due diventassero una cosa soltanto, indistinta, come nelle storie d’amore, quando si perde un po’ della propria identità per aderire a quella di chi amiamo. 09 DIC 2013
Comprare l’albero con un clic, alla vigilia, e non rovinarsi il Natale Compro con un clic: un albero di Natale finto con le luci già incorporate, così non devo girare i fili di lucine intorno, i fili si aggrovigliano, e comunque odio i fili. Compro con un clic anche quel cappotto rosso con le maniche a tre quarti, c’è il trenta per cento di sconto, un lenzuolo singolo in omaggio. Compro con un clic i regali di Natale, anche una pentola di ghisa che cuoce tutto da sola, il sugo non attacca, garantita a vita, pesa venti chili ma mi cambierà la vita. 29 NOV 2013
Le due Lolite Una mattina di fine estate del 1955 Vladimir Nabokov, che aveva lavorato per quattro anni a una storia sconvolgente in lingua inglese con dentro un uomo, una ragazzina e la madre di lei e non aveva trovato un editore americano disposto a pubblicare un libro tanto scandaloso, apre il New Yorker come di consueto e ci trova un racconto di Dorothy Parker, giornalista, americana, critica teatrale, letteraria e mondana, poetessa, scrittrice (mai di romanzi). Il racconto è intitolato “Lolita” ed è completamente diverso dagli altri racconti di Dorothy Parker. 27 NOV 2013
Ma che noia Non basta dire: che noia. Non basta fare quella faccia, con gli angoli della bocca un po’ all’ingiù, le palpebre che si abbassano e gli occhi che guardano altrove. Bisogna specificare da che tipo di noia si è afflitti in questo preciso momento, spiegare con quanta frequenza accade e quanto tempo, insomma, investiamo nell’annoiarci. Secondo uno studio tedesco appena pubblicato, raccontato dal New York Magazine, esistono cinque categorie di noia (ed è molto probabile che nello stesso soggetto possano coesistere tutte e cinque). 22 NOV 2013
Mai fidarsi dei ricordi, perché la memoria non è verità, ma romanzo Non bisogna fidarsi dei ricordi, perché sono quasi sempre sbagliati. Quello che abbiamo mangiato ieri a pranzo, quello che abbiamo detto cinque anni fa al nostro peggior amico, le parole usate da un ex fidanzato per lasciarci nel 1998. Non ci ricordiamo niente, oppure tutto, ma in forma romanzata. I ricordi sono storie ricreate in un nuovo momento dalla nostra testa, e noi siamo davvero convinti che sia andata così (di solito nel modo migliore per noi, più edificante), ma la memoria è fallace e fantasiosa. 20 NOV 2013