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Come (e dove) prendere un aperitivo nonostante Grillo e Di Pietro

Marianna Rizzini

Oggi a Roma è impossibile prendere un sereno drink in centro a causa della manifestazione Grillo-Di Pietro – ai quali andrà addebitato dunque anche il costo della mancata fruizione del mojito giornaliero di migliaia di cittadini, oltreché il costo sociale dell’aggravarsi della crisi del Pd. Poco male, perché l’aperitivista scrivente aveva già deciso di monitorare, in queste settimane, alcuni luoghi di villeggiatura ad alta densità aperitivistica. Cominciamo con Formentera, isola spagnola estremamente zapaterista. Il problema è che, per quanto il mare sia splendido, l’aperitivo è a rischio “sòla” per l’aspirante bevitore che colà approdi per la prima volta. Ecco, allora, le istruzioni per l’uso.

Oggi a Roma è impossibile prendere un sereno drink in centro a causa della manifestazione Grillo-Di Pietro – ai quali andrà addebitato dunque anche il costo della mancata fruizione del mojito giornaliero di migliaia di cittadini, oltreché il costo sociale dell’aggravarsi della crisi del Pd. Poco male, perché l’aperitivista scrivente aveva già deciso di monitorare, in queste settimane, alcuni luoghi di villeggiatura ad alta densità aperitivistica. Cominciamo con Formentera, isola spagnola estremamente zapaterista. Il problema è che, per quanto il mare sia splendido, l’aperitivo è a rischio “sòla” per l’aspirante bevitore che colà approdi per la prima volta. Ecco, allora, le istruzioni per l’uso:

1. Evitare come la peste un luogo chiamato “Big sur”, bar sulla spiaggia che serve enormi caraffe di sangria. Il problema non è la sangria. Il problema non è nemmeno il panorama – bello – ma la folla che colà si addensa. Trattasi di giovani adulti per metà lombardo-veneti e per metà romani, assai rumorosi, che si aggirano abbigliati in look “finto-spiaggia”, il look falsamente arruffato di chi passa prima a cambiarsi fingendo di essere  arrivato dal bagnasciuga, perché comunque non vuole trasgredire alla legge non scritta di Formentera: l’aperitivo si prende alle 9 di sera, sulla sabbia.

2. Evitare anche il 10.7, curato nell’arredamento, ma denso di habitueé dell’isola del genere Big Sur (vedi punto 1), convinti però che il Big Sur sia per neofiti. A questi si aggiungono i fan e gli emuli di Bobo Vieri, Michelle Hunziker e Paolo Bonolis (i tre amano l’isola e vanno al 10.7). Come se non bastasse, è carissimo.

3. Piuttosto, spingersi al chilometro 11 e puntare sul “Flipper and chiller”, adorabile terrazza verde e rosa dove al tramonto ci si sdraia su materassi mangiando chele di granchio fritte.

4. Piuttosto, recarsi al chilometro 8, al Blue Bar, gestito da tedeschi zapaterizzati, e ubriacarsi sulle sdraio nel piccolo anfiteatro.

5. Scoprire i bar “brutti ma buoni” a Es Calò, disertati dai turisti del genere Big Sur (vedi punto 1). 

6. Sorseggiare una “copa de blanco” in piazza a San Francesc o sedersi per terra con una birra come i punkabbestia a San Ferran, accanto al locale storico dei vecchi hippy, la Fonda Pepe.

5. Mai e poi mai scegliere uno dei locali del terribile borgo di Es Pujols (infestato da aperitivisti da Big Sur, vedi punto 1).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.