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L'aperitivo del Mobile è cambiato. E la Lega non c'entra.

Marianna Rizzini

Ci siamo accorti che a Milano non si scalpitava soltanto per l’eventuale secessione nordista del Partito democratico (con o senza Sergio Cofferati) o per il dilagare della Lega e dei superalcolici nelle case della Brera radical-chic, un tempo bertinottiane e vinodipendenti – e sarà pure un effetto-domino delle fabbriche che ora votano Bossi invece del Prc e bevono birra invece del vino rosso fermo, ma perché servire cocktail multicolor sulle terrazze di via Solferino, ci chiediamo? Non è pur sempre meglio un bianco secco? Misteri del Salone.

Walter Veltroni non s’è accorto di nulla perché è arrivato a Milano di lunedì, con un giorno di ritardo sul weekend del Salone del Mobile (e in un orario a bassa densità alcolica, per giunta). Ma noi ce ne siamo accorti, girovagando lassù tra sedie, specchi e vasche rotanti, intruppati con centinaia di giapponesi sul ponte che da Porta Genova conduce in via Tortona – due sensi di circolazione per i pedoni in fila indiana, e questo solo per arrivare alla base aperitivistica del Salone, via Tortona, appunto. Ci siamo accorti che a Milano non si scalpitava soltanto per l’eventuale secessione nordista del Partito democratico (con o senza Sergio Cofferati) o per il dilagare della Lega e dei superalcolici nelle case della Brera radical-chic, un tempo bertinottiane e vinodipendenti – e sarà pure un effetto-domino delle fabbriche che ora votano Bossi invece del Prc e bevono birra invece del vino rosso fermo, ma perché servire cocktail multicolor sulle terrazze di via Solferino, ci chiediamo? Non è pur sempre meglio un bianco secco? Misteri del Salone. Insomma, il borbottio sul Pd del nord è soltanto un bla bla bla da dare in pasto a Walter. Nulla in confronto al malcontento di massa che serpeggiava, nel fine settimana, di fronte a un dato incontrovertibile: gli aperitivi del Mobile non sono più quelli di una volta, e la Lega non c’entra. E infatti alcuni giovani designer stanno elaborando un’ipotesi di controsecessione: il prossimo anno si abbina segretamente il Salone del Mobile alla Festa del Cinema di Roma (che il sindaco sia Rutelli o Alemanno non importa), si buttano divani e puff d’avanguardia sulla spianata dell’Auditorium veltroniano, si stappa una bottiglia e si nomina coordinatrice la famiglia Cipriani. Ed ecco che si ottengono, in un colpo, decentramento al Sud, mondanità e sapienza alcolico-culinaria. Che i signori mobilieri si mettano in testa, dunque, che non si può campare di rendita. Ricordiamo annate del Mobile in cui scorrevano copiosi vini bianchi in chiostri e cortili di largo respiro, vodka-tonic illuminati da lampade rotanti, prosecchi celebrativi dell’ultima novità in fatto di utensili da cucina. Tutto spazzato via dalle odierne minilattine di birra buttate alla rinfusa accanto alle installazioni, al motto di “vince chi meglio sgomita”: se le lattine sono pochissime e gli avventori tantissimi e ansiosissimi di provare i noti aperitivi del Mobile (peraltro introvabili, quest’anno, se non alle quattro e mezzo del pomeriggio, che come si sa è troppo presto e troppo tardi per qualsiasi cosa), fate voi i conti di quanti restano a bocca asciutta. E poi: l’aperitivo a base di birra è sempre sospetto, non ci stanchiamo di ribadirlo, a meno che non lo si adotti per motivi politici. Solo i leghisti sono giustificati – devono diversificarsi dai romani avvezzi al rosso della casa.
Anche volendo sorvolare sulla minibirra, non è però possibile accettare il conseguente venir meno del motivo-base di successo del Salone: l’alto grado di ubriachezza (non molesta) che un tempo permetteva di comportarsi come a Ibiza fingendo di essere in giro per motivi artistici – ovvero saltellare da un posto all’altro e da un bicchiere all’altro e chiacchierare con i bellissimi designer olandesi e buttarsi su una poltrona in esposizione e finire a ballare tecno-house a tarda notte, in mezzo a cucine e bagni d’avanguardia, anonimi nell’orda di sconosciuti. E allora, giusto la secessione romana si meritano i mobilieri che hanno osato separare il Mobile dall’aperitivo.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.