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L'aperitivo elettorale con Melandri e Madia? "Nun se po' ffa"

Marianna Rizzini

Certo, Francesco Rutelli c’azzecca più di Antonio Di Pietro con l’aperitivo (perlomeno è abbronzato), ma insomma non pensavamo di doverlo nominare in queste sede, per giunta dopo aver dedicato una puntata di questa rubrica al neoaperitivista ministro uscente delle Infrastrutture, organizzatore di bevute elettorali a orari normali (ovvero nel tardo pomeriggio-sera). E invece ci tocca citare Rutelli, letteralmente: “Nun se po’ ffa” (frase proferita dal candidato sindaco, parafrasando il candidato premier, in un campo nomadi, tempo fa). Nun se po’ ffa’, dicevamo, un aperitivo elettorale alle ore 12 di lunedì, specie se successivo all’iniziativa alcolica dipietrista.

Certo, Francesco Rutelli c’azzecca più di Antonio Di Pietro con l’aperitivo (perlomeno è abbronzato), ma insomma non pensavamo di doverlo nominare in queste sede, per giunta dopo aver dedicato una puntata di questa rubrica al neoaperitivista ministro uscente delle Infrastrutture, organizzatore di bevute elettorali a orari normali (ovvero nel tardo pomeriggio-sera). E invece ci tocca citare Rutelli, letteralmente: “Nun se po’ ffa” (frase proferita dal candidato sindaco, parafrasando il candidato premier, in un campo nomadi, tempo fa). Nun se po’ ffa’, dicevamo, un aperitivo elettorale alle ore 12 di lunedì, specie se successivo all’iniziativa alcolica dipietrista. Nun se po’ ffa, eppure le candidate Roma-Lazio del Partito democratico l’hanno fatto, benedette dalle loro madrine Giovanna Melandri e Simona Marchini, proprio di lunedì mattina, alle ore 12, al Caffè Esperia, vetusto e matronale bar della capitale affacciato sul Lungotevere – solitamente frequentato da avvocati e praticanti legali in pausa pranzo, quelli con la Smart o la nuova Cinquecento, per intenderci. Nun se po’ ffa, eppure il Pd si è preso la licenza poetica di chiamare aperitivo un brunch a base di rustici, rustici e ancora rustici, nonché succo d’ananas, prosecco e qualche sparuto tramezzino, il tutto giunto tardivamente, dopo una serie di elogi dotti alla bellezza baudelairiana delle donne e alla forza femminile che tutto sa e può cambiare. Non solo non v’era traccia di mojito o dry martini (errata corrige, a proposito, gacché l’altra volta scrivemmo “martini dry”, attirandoci i rimbrotti del nostro consulente per i drink d’alto bordo). Non solo non v’era traccia di simili drinks, dunque, che sono impropri a quell’ora del giorno, sì, ma appaiono ben più adatti del prosecco a risollevare gli animi delle povere candidate ai municipi romani, convenute al bar Esperia ma silenziate in onore delle candidate ai livelli nazionali superiori. Non solo. Ci è toccato pure bere il suddetto prosecco (vagamente caldo), cercare invano una sedia e sentire la Giovanna Melandri che inveiva contro “l’incontinenza elettorale” del Cav. e la sua idea di donna “che fa la crostata”. Il tutto mentre cercavamo di ricordare il nome del locale milanese somigliante al Caffè Esperia in modo impressionante (sarà il bar d’angolo della Galleria del Duomo?). Infine, ci siamo pure presi il rimprovero di Marianna Madia, capolista alla Camera Lazio 1 per il Pd e protagonista di un ritratto scritto, tempo fa, dalla scrivente cronista aperitivista, ritratto non rispondente alla vera e pura essenza della Madia medesima, a detta della Madia medesima. Dopo una simile sequela di eventi mattutini consoni alla vera e pura essenza del Pd ma contrari all’essenza di un vero e puro aperitivo, ci riserviamo la possibilità di accettare in blocco tutte le critiche dei nostri lettori torinesi e facciamo subito il fioretto di bere Negroni al posto del mojito per due o tre giorni. Desistiamo altresì, per oggi, dallo spiegare perché al vero aperitivo il fidanzato (o la fidanzata) debbano assolutamente arrivare in ritardo, meglio se di almeno mezz’ora, pena il tradimento non del fidanzato/a, ma dell’essenza vera e pura dell’aperitivo stesso – argomento, questo, di cui avremmo voluto scrivere se non ci fosse capitato di presenziare al sedicente aperitivo del Pd, appunto.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.