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Grazie ai rave, Repubblica scopre quanto sia osceno intercettare l'Italia. Cronaca di uno spasso

Andrea Marcenaro

L’intercettazione telefonica. In democrazia. Roba da matti. E nel contempo, attilioregoliana. I legionari di Repubblica e i loro fedeli lettori ci avevano combattuto mille eroiche battaglie. Erano arrivati al punto di intercettare Lerner per scoprire se stesse virando nell’avatar di Travaglio (questa la vinsero)

Un giorno lontano, tanti, ma tantissimi anni fa, Attilio Regolo, romano, si ficcò in una botte piena di chiodi e con partenza a razzo, dal fondovalle in cui si trovava, risalì rotolando verso il cocuzzolo della montagna. Rotolando. Verso l’alto. Una cosa mai vista, un portento cui non credere. Attilio Regolo sapeva rotolare eccome, ma come tutti gli altri, da sù in giù. Quella volta, no. Passò alla Storia. Il povero romano esplose in un “oohhh!” di meraviglia, la bocca spalancata. Cominciò a domandarsi se non fosse per caso un mago, il Regolo nella botte, un funambolo, e se quel ribaltone della logica, della tradizione e della fisica, per nulla immaginabile eppure esploso come un petardo, avrebbe potuto ripetersi in futuro.

Nel 2022, per dire, in occasione di taluni festeggiamenti giovanili dei quali per secoli non sarebbe fregato una mazza a nessuno:  rave li avrebbero chiamati, forse. Che tango si sarebbe visto allora. Che sballo. Ebbene: è capitato. Romana era stata la Repubblica di Regolo console. E romana sarebbe stata la Repubblica del comandante Molinari. In lotta mortale, la prima, contro Cartagine. In lotta mortale, la seconda, contro il nuovo fascismo al governo nel 2022, determinatissimo a impedire schiamazzi e gozzoviglie di minorenni, o appena più che minorenni, nelle radure nazionali sul tipo di quelle della Tuscia. E fosse almeno finita qui, tra l’altro. Invece no. Toccava infatti agli strumenti fare la musica. E lo strumento selezionato dal nuovo fascismo al potere per sapere in anticipo in quali slarghi e quando la gioventù bruciata avrebbe spisciolato e sventolato i sederi, era quanto di più barbaro e autoritario: l’intercettazione telefonica. Dicasi: l’intercettazione telefonica.

La fortezza di Largo Fochetti ha estratto le trombe dalle proprie armerie. Molti muri sarebbero crollati. L’intercettazione telefonica. In democrazia. Roba da matti. E nel contempo, attilioregoliana. I legionari di Repubblica e i loro fedeli lettori ci aveva combattuto mille eroiche battaglie, con le intercettazioni. Erano arrivati al punto di intercettare la Milella per sapere se stava buttando la pasta, il segretario del Quirinale per sapere se fosse diventato monarchico, Lerner per scoprire se stesse virando nell’avatar di Travaglio (questa la vinsero), Totti se giocava alla palla, i genitori di Renzi se risultavano davvero maschio e femmina come denunciato all’anagrafe, i camorristi lapponi per denunciare se fossero determinati a far tacere Saviano, ma perfino se il dottor Di Matteo, l’inflessibile giustiziere elastico, avesse scoperto una trattativa dei carabinieri infedeli per uno sconto privato sul panino con la milza.  

Finché, l’altro ieri, bon, a Repubblica hanno smesso. Hanno risalito la montagna, rotolato la botte all’insù. Bella, Attilio. Bravo, Mauri’!!. Si sono veramente indignati, questi dell’ultimissima raffica contro li mortacci di Salò. Quantunque non definitiva, speriamo. In quel posto ve le dovete ficcare, le intercettazioni che nel cuor di noialtri impazzivano fino a ieri. E nello stesso posto, le leggi contro la libertà di manifestare: “Ben oltre la Costituzione”. “Ben oltre il codice Rocco”. “Una delega in bianco alla Polizia”. “Altro che depenalizzazione, come garantiva Nordio (il quale, ndr, e detto tra parentesi, per non ritrovarsi la faccia come il culo dovrebbe dimettersi dall’altro ieri). “Le intercettazioni sono un vulnus giuridico e vengono lette dai costituzionalisti come la voglia di spiare tutto e tutti”. “C’è una stretta per un controllo sugli individui che si può dedurre dalla possibilità di intercettare tutti, anche i minori… i pm potranno mettere sotto controllo i telefoni di moltissime persone, pur giovanissime (che dei vecchi, chissenefrega, ndr), senza che abbiano commesso alcun reato. Senza neppure poter escludere quelli politici”. Quei reati politici sconosciuti fino a ieri. “Un decreto che lede la libertà degli italiani”. Vero. Chissà se il primo degli ultimi trent’anni. Bella Atti’. Bella Mauri’.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.