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La città dei sogni chiamiamola Mariupol

Andrea Marcenaro

In momenti come questi ci si lasci sognare di abbattere quegli orrendi palazzoni di quei mostruosi quartieri, per fare posto a casette modeste, scomode forse sulle prime, ma a misura più umana

In momenti difficili come questo, lasciateci lo stesso la possibilità di sognare un domani dove la città non sarà più soffocata da un traffico infernale, dove lo spreco di energia possa ridursi drasticamente, dove l’acqua venga usata con rispetto e attenzione perfino maniacale, dove il consumismo sguaiato possa ridursi al necessario vitale, l’individualismo possa cedere il passo a una maggiore solidarietà col prossimo e possano infine essere abbattuti quegli orrendi palazzoni di quei mostruosi quartieri, per fare posto a casette modeste, scomode forse sulle prime, ma a misura più umana. Dove non esista più nessuno che guadagni 700 volte ciò che guadagna un suo simile e dove la Città Nuova possa scegliersi il nuovo sindaco anche all’estero. Fosse pure in Siberia. Poi magari la chiamiamo Mariupol.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.