
(foto LaPresse)
Qual è la distanza esatta per proteggersi dalle cazzate che si scrivono?
Pierluigi Battista si è messo a far di conto ma ha dimenticato la misura più importante
Pierluigi Battista è terribilmente in ansia, ce l’ha fatto sapere dal Corriere: “Si fa presto a dire ‘distanza’ fisica, sociale… poi i numeri ballano, le cifre non tornano, la matematica diventa un’opinione”. Prendiamo il lettino del mare. Dicono a cinque metri, gli scienziati. Già. Se però lo spostiamo, nel gioco dell’ombra che si accorcia o si allunga? Eh? E i tavoli del ristorante? Perché a metri quattro? Mentre uno solo tra i commensali? Laddove per la metro, oppure per il bus, vale un quarto della distanza tra i tavoli? O un quinto del lettino (mobile, tra l’altro)? Vale a dire tre quarti della distanza tra gli starnuti di prima e gli starnuti di ora? Otto quinti che nei negozi di prossima apertura? Otto quinti, per la precisione, meno venti centimetri? Ed è in difesa del buon nome della scienza, che Battista si pone queste mille domande. Più altre. Chi può dire che al ristorante andrai con qualcuno che conosci e non con sconosciuti, come si faceva prima del lockdown? Chi garantisce che alla toilette andrai da solo? Che trenta metri di distanza sull’autobus sarebbero una scemenza? O che cinque metri tra gli ombrelloni senza mascherina, questo lo chiediamo noi, non possano salvare capra e cavoli come un millimetro e diciassette tra fidanzati all’acme della passionei? E che bisogna fare i conti, insomma, con quel che c’è? E che nessuna lontananza da nessuno, perfino nel chiuso da dove scrivi, potrà mai garantire sufficiente distanza dalle cazzate?

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